In Libia la situazione dei diritti umani è preoccupante e quelli dei migranti non esistono
La relazione al Consiglio di sicurezza dell’Onu del nuovo capo dell’UNSIMIL che smonta la teoria del “porto sicuro”
[26 Ottobre 2022]
Abdoulaye Bathily, il nuovo segretario Rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu e Capo dell’ United Nations Support Mission in Libya (UNMSIL), che ha assunto il suo incarico il 25 settembre, ha presentato la sua prima relazione al Consiglio di sicurezza dell’Onu proprio mentre si insediava il nuovo governo di destra Italiano che ha subito ripreso a parlare di respingimenti dei migranti in Libia anche attraverso interventi militari e blocco delle operazioni delle ONG-
L’intervento di Bathily ha confermato che nella ex colonia italiana non esiste sicurezza né per i migranti né per i cittadini libici: «Prima del mio arrivo in Libia, il 14 ottobre, mi sono impegnato con un’ampia gamma di rappresentanti degli Stati membri a New York, compresi i membri del Consiglio di sicurezza e rappresentanti di organizzazioni regionali, per ascoltare i loro pensieri sulla situazione in Libia e le loro idee su come superare le sfide del Paese. Ho sottolineato l’importanza di garantire che la comunità internazionale sostenga gli sforzi libici in modo coordinato, si schieri dietro la guida delle Nazioni Unite e si astenga dall’intraprendere qualsiasi azione che possa ulteriormente approfondire le divisioni. Lo stallo politico persiste senza una chiara fine in vista del prolungato stallo sull’esecutivo. Inoltre, gli sforzi per risolvere le restanti questioni in sospeso relative alla base costituzionale per le elezioni non sembrano portare ad un’azione concreta da parte degli attori interessati, ritardando ulteriormente le prospettive per lo svolgimento di elezioni inclusive, libere ed eque volte a porre fine alla transizione e ripristinare la legittimità delle istituzioni».
In Libia, Bathily ha avviato una serie di consultazioni con politici, signori delle armi e capi delle milizie, imprenditori e rappresentanti della società civile di tutte le regioni del Paese, a cominciare dai due governi: quello di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli del primo ministro Abdulhamid Dbeibah e quello della Camera dei rappresentanti di Bengasi del premier Fathi Bashaga e del feldmaresciallo Khalifa Haftar, comandante generale dell’esercito nazionale libico. Da questo intenso giro di colloqui con le fazioni libiche in lotta e in guerra fra loro è emerso che «Permangono differenze significative su come i libici vogliono superare l’attuale crisi. In risposta alla condanna quasi unanime a tutto campo della presenza di mercenari, combattenti stranieri e forze straniere in Libia e all’incessante ingerenza straniera negli affari del Paese». Bathily ha ribadito a tutti i suoi interlocutori che «La soluzione alla crisi deve venire dall’interno della Libia, sulla base della volontà del popolo libico. Ho esortato i leader del Paese ad ascoltare l’aspirazione del popolo per la pace, la stabilità, lo sviluppo economico e una leadership reattiva».
La situazione è più che instabile: «Mentre il cessate il fuoco continua a reggere, il percorso della sicurezza deve essere rinvigorito poiché è stato influenzato negativamente dalla lunga situazione di stallo politico. I violenti scontri a Tripoli del 27 agosto hanno portato a uno spostamento degli equilibri di potere nella capitale, che ha aggravato le tensioni tra gli attori della sicurezza orientali e occidentali e ha portato a una fragile stabilità. Nonostante la notevole diminuzione della mobilitazione dei gruppi armati e degli scontri tra di loro, ci sono notizie di attività di reclutamento su larga scala in corso. Il 25 settembre gli scontri tra gruppi armati a Zawiya, a ovest di Tripoli, hanno intrappolato decine di famiglie per diverse ore e provocato la morte di almeno tre civili, tra cui una bambina di 10 anni».
Una delle poche notizie è che il 5+5 Joint Military Committee (5+5 JMC) ha accettato di incontrarsi sotto gli auspici dell’Onu domani a Sirte per discutere la ripresa delle attività per promuovere l’attuazione del Accordo di cessate il fuoco
Poi Bathily ha affrontato un tema che Salvini e la Meloni fanno finta che non esista: «Purtroppo, la situazione dei diritti umani in Libia resta preoccupante. Le violazioni contro migranti e richiedenti asilo continuano nell’impunità. La detenzione arbitraria continua come pratica comune. Il 7 ottobre, all’indomani degli scontri tra bande rivali di trafficanti di esseri umani nella città di Sabratha, 11 corpi carbonizzati di persone ritenute migranti sono stati scoperti su una barca ormeggiata e altri 4 corpi sono stati trovati all’esterno della barca con ferite. Prendo atto dell’annuncio da parte del ministero dell’Interno di un’indagine, che dovrebbe assicurare gli autori alla giustizia. Invito le autorità libiche ad adottare misure immediate e credibili per affrontare la terribile situazione dei migranti e dei rifugiati e smantellare la relativa tratta e le reti criminali. Le statistiche ufficiali ricevute dall’UNMSIL il 1° ottobre mostrano che quasi 11.000 persone, tra cui 55 donne, stanno scontando pene nelle carceri gestite dalla Polizia Giudiziaria. Inoltre, quasi 6.000 persone sono in custodia cautelare, di cui 113 donne. 135 giovani sono dietro le sbarre. Il numero totale rappresenta un aumento del 40% rispetto alle statistiche pubblicate nell’agosto 2021. Molti di coloro che sono in custodia cautelare, che rappresentano un terzo della popolazione carceraria totale, sono detenuti senza possibilità di avere accesso alla giustizia. Questi numeri non includono i circa 3.243 migranti che sono detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione gestiti da enti governativi. Le autorità libiche dovrebbero garantire un giusto processo e un equo processo per coloro che sono detenuti con accuse credibili e rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone che sono detenute arbitrariamente».
Quello che per Salvini sembra essere un porto sicuro per il capo dell’UNMISIL è uno Stato fantasma dove tra gli stessi libici c’è orma una frattura profonda: «Il 12 ottobre i copresidenti del Working Group on International Humanitarian Law e dell’Human Rights of the International Follow-up Committee on Libya, in collaborazione con il Consiglio di presidenza e l’Unione africana, hanno organizzato un briefing sulla riconciliazione nazionale a cura di esperti che hanno condiviso migliori pratiche e altre esperienze nazionali in questo settore. L’incontro ha messo in evidenza il ruolo delle vittime al centro di processi di riconciliazione efficaci e basati sui diritti, la necessità di ricostruire la fiducia nelle istituzioni statali e la criticità di garantire l’inclusività e una significativa rappresentanza e partecipazione delle donne. Gli esperti hanno inoltre sottolineato l’importanza di garantire che gli sforzi di riconciliazione siano effettivamente collegati al processo politico».
Per Bathily, «La situazione in Libia richiede un processo di rilegittimazione consensuale dello Stato. Le istituzioni legittime in grado di provvedere ai bisogni primari del popolo devono essere stabilite sulla base di una genuina volontà politica. In questo processo, lo svolgimento delle elezioni legislative e presidenziali è fondamentale. Intensificherò le consultazioni con gli attori pertinenti per progredire verso un accordo sui parametri necessari per raggiungere questo obiettivo, anche durante il prossimo vertice della Lega degli Stati arabi». E ha chiesto che il Consiglio di sucurezza dell’Onu «Coordini i messaggi e sottolinei agli attori libici la necessità di lavorare insieme, in modo sincero e impegnato, in vista delle elezioni. Anche il vostro appello unificato per una maggiore coerenza e coordinamento nell’azione degli attori internazionali sarebbe prezioso per l’impegno dell’UNSMIL».
Nelle prossime settimane il capo dell’UNSIMIL ha intenzione di: «Impegnarsi a facilitare un incontro tra i principali leader della Camera dei Rappresentanti e dell’Alto Consiglio di Stato per comprendere gli impegni annunciati a Rabat il 21 ottobre e concordare misure politiche, costituzionali, legali e di sicurezza per far avanzare i preparativi per le elezioni il prima possibile in mantenendo le aspirazioni chiaramente espresse dal popolo libico. Intendo anche recarmi a Sirte il 27 ottobre per riprendere il lavoro del 5+5 JMC e rilanciare la strada per la sicurezza. Su questa base, rinvigoriremo anche i binari politici ed economici. Infine, lavorare per mobilitare il sostegno della comunità internazionale per garantire che tutti noi coordiniamo in coerenza con l’approccio di cui sopra».