I kurdi e le forze progressiste siriane all’attacco di Raqqa, la capitale dello Stato Islamico
Una vittoria dalle Syrian Democratic Forces sarebbe la fine per la Turchia in Siria
[26 Maggio 2016]
Secondo informazioni diffuse dalle Syrian Democratic Forces (SDF) – l’alleanza tra i kurdi del Rojava delle People’s Defence Units (YPG), Women’s Defence Units (YPJ fighters), le milizie progressiste siriane anti-Assad– il 24 maggio è stata lanciata l’operazione per liberare Raqqa, che è lo Stato Islamico/Daesh ha dichiarato sua capitale e sotto il controllo del Califfato nero da più di 2 anni.
L’attacco è iniziato simultaneamente da tre diverse direzioni sotto il comando dei distaccamenti e i combattenti di Ikrar al-Raqqa e Liwa al-Tahrir composti dagli abitanti di Raqqa che sono fuggiti dallo Stato Islamico per arruolarsi con le SDF.
All’operazione partecipano almeno 12.000 combattenti e le SDF stanno martellano con armi pesanti le posizioni del Daesh che sono bombardate anche da aerei della Coalizione anti-terrorista a guida statunitense. La popolazione di Raqqa sta cercando di fuggire verso la città di Deir ez-Zor.
L’attacco sarebbe stato concordato qualche giorno fa a Harab Ishq, un villaggio a sud-est di Kobané, durante un summit tra Salih Muslim, il presidente del Partito dell’unione democratica (PYD), la forza di sinistra che governa il Rojava siriano liberato, e una delegazione della Coalizione internazionale a guida Usa che teoricamente dovrebbe considerare – come chiede la Turchia – dei terroristi i kurdi del PYD che condividono la politica del PKK dei kurdi della Turchia.
La settimana scorsa il portavoce del Pentagono, il colonnello Steve Warren, aveva dichiarato che il Daesh aveva instaurato la legge marziale a Raqqa per prepararsi all’assedio della città.
Intanto, le SDF hanno conquistato Kirtaca, un sito strategico vicino a Raqqa ed altri villaggi dei dintorni, Tackir Kobani, un rappresentante della coalizione progressista kurdo-siriana ha detto all’agenzia russa Sputnik: «Le nostre truppe, spalleggiate dall’aria dagli aerei della coalizione antiterrorista, continuano ad avanzare verso il sud di Raqqa. In questo momento, dei combattimenti violenti si svolgono intorno al villaggio di Tilsemer. Effettuiamo attacchi contro I combattenti del Daech che hanno le loro basi nella regione. Respinti dale nostre truppe, i jihadisti si lasciano dietro campi minati e tendono trappole. Siamo riusciti a eliminare molti terroristi. Anche gli abitanti di Raqqa e dei villaggi vicini danno una mano alle nostre truppe».
Secondo Naser Hadj Mansour, uno dei comandanti del comitato kurdo di difesa della provincia di Hassaké, «L’obiettivo principale dei combattenti kurdi è attualmente quello di liberare la periferia di Raqqa dai terroristi. La prossima tappa consiste nel circondare interamente la città e di lanciare l’offensiva».
A quanto pare i miliziani neri del Daesh si stanno ritirando da tutte le posizioni attaccate dalle forze progressiste kurdo-siriane, ma Mansour evidenzia che «La liberazione di Raqqa dipende dalla situazione sul teatro dei combattimenti e non escludo che i terroristi ci abbiano riservato qualche sorpresa. Contano su cellule dormienti e utilizzeranno esplosivi, kamikaze e cecchini ovunque potranno. Ma con noi non funziona. Nelle milizie kurde sappiamo da molto tempo come combatterli».
Intanto le grandi potenze si stanno posizionando per intestarsi un pezzo della vittoria contro il Daesh che i kurdi progressisti e i loro alleati potrebbero ottenere sul terreno. La Russia, il cui aiuto è stato chiesto dal PYD, si è detta pronta ad operare insieme alla Coalizione internazionale a guida Usa e con le milizie kurde siriane per liberare Raqqa dal Daesh. Il ministro deli esteri russo il 24 aprile aveva annunciato: «La Russia è determinata a cooperare in questo settore Certo, Raqqa è uno dei bersagli della Coalizione anti-terrorista, così come la città irakena di Mossoul. Siamo persuasi che avremmo potuto sloggiare i terroristi delle località assediate più efficacemente e più velocemente se i militari russi e americani avessero cominciato a condividere prima i loro sforzi. Oggi esiste una possibilità per stabilire una tale cooperazione e le forze aerospaziali russe, così come l’aviazione della Coalizione diretta dagli Usa devono agire in modo sincrono e coordinato ed aiutare coloro che sul terreno fanno fronte ai gruppi terroristi. Si tratta in primo luogo delle truppe governative siriane e sicuramente dei diversi gruppi all’interno delle milizie kurde, tra le quali il braccio armato del PYD».
Ma anche se Lavrov assicura che forme di collaborazione e scambio di informazioni tra Russia e Usa sono già in corso, il Dipartimento della difesa Usa ha risposto che non ha nessuna intenzione di lanciare un attacco congiunto contro il Daesh insieme a Mosca. La portavoce del Pentagono, ha detto che la Coalizione rispetterà il cessate il fuoco con l’esercito lealista siriano ma che gli obiettivi degli Usa in Siria conto lo Stato Islamico prevedono esclusivamente il sostegno aereo «alle forze locali motivate che sono in grado di lottare contro il Daesh». E’ quindi un no anche alla proposta dei kurdi che si erano detti pronti a cooperare sia con i russi che con gli americani e al ministro della difesa russo Sergei Shoygu che aveva proposto agli Usa di effettuare attacchi aerei congiunti su obiettivi dei terroristi in Siria, «Soprattutto contro truppe e convogli che trasportano armamenti che passano illegalmente la frontiera turco siriana». Washington, anche se ne è ben consapevole, non può certo ammettere che le armi del Daesh vengano dalla Turchia, uno Stato della Nato che ufficialmente fa parte della Coalizione anti-Daesh a guida Usa.
Amed Dicle, dell’agenzia stampa kurda ANF, rivela che «Le forze della coalizione stanno inoltre fornendo supporto aereo all’operazione. I 50 soldati americani specialisti nel Rojava sono stati raggiunti da altri 250 soldati nella notte del 23 maggio». Secondo Dicle, «L’operazione di Raqqa era stata originariamente progettata per iniziare prima. Ma l’ostruzionismo sulle operazioni da parte dello Stato turco, gli ultimi incontri tra Erdogan e Obama, e alcune promesse fatte dalla Turchia la hanno ritardata». La Turchia avrebbe promesso agli Usa che sarebbe fatto attaccare la capitale del Daesh con le truppe dell’opposizione “moderata” e islamista siriana che aveva addestrato, in modo da mettere fuori gioco SDF e YPG/YPJ. Gli Stati Uniti non ci hanno mai creduto davvero, perché era chiaro che le truppe “addestrate” dalla Turchia non erano in grado di fare nulla contro il Daesh, con il quale spesso le milizie sunnite anti-kurde stringono alleanze. Infatti il progetto Il progetto ““train-equip” Turchia/Usa è stato un fallimento e alla fine gli addestratori Usa sono andati nel Rojava “comunista” ad addestrare i combattenti kurdi e siriani.
Dicle avverte che «L’operazione lanciata il 24 maggio non terminerà in breve tempo. I rischi politici e militari di questa operazione sono elevati. La struttura definita come Democratic Syria Forces è l’unico modello che offre una speranza per una Siria democratica, grazie alla sua composizione politica e militare. Kurdi, arabi e di altri gruppi etnici e religiosi della regione si sono riuniti sotto questo ombrello. Così, ripulire il nord della Siria dall’ ISIS darà loro un potere incontestabile in Siria. E’ ovvio che ci sono poteri forti che non vogliono un tale sviluppo, in primo luogo la Turchia. Gli attacchi da dentro e fuori la Siria aumenteranno mentre l’operazione andrà avanti. Bisogna aspettare che gruppi della gang [come i kurdi chiamano il Daesh] si infiltreranno del Rojava e cercheranno di effettuare ogni tipo di attacco. Durante questo processo, bisogna cautelarsi contro gli attacchi dell’ISIS in Turchia e nel Kurdistan del Nord [il Kurdistan turco]. Non si asterranno da attacchi come i massacri di Ankara e Suruç. Questi rischi rendono necessario non interrompere l’operazione, ma attuarla rapidamente. E questo è ciò che accadrà».
Per l’analista kurdo «Sarebbe sbagliato limitare l’operazione di Raqqa alla sola regione Raqqa. Sì, Raqqa è un centro importante e ripulire dall’ISIS questa area influenzerà il futuro del Rojava e della Siria. Ma Raqqa significa “la Siria del Nord”. E Siria settentrionale significa da Raqqa a Manbij, poi il nord di Aleppo, cioè la regione di Shehbaa e il fronte di Jarablus-Azaz».
Le milizie delle SDF stanno liberando “Raqqa del Nord”, una regione che inizia dalla città di Ayn Isa, 50 km a sud di Kobanê, e che arriva fino alla periferia di Raqqa. Dopo che questa regione verrò ripulita dai jihadisti neri i combattenti delle SDF saranno alle porte di Raqqa e dovranno affrontare probabilmente una feroce guerriglia urbana. Per questo i kurdi e le milizie progressiste siriana stanno conquistando uno per uno tutti i villaggi intorno alla capitale dello Stato Islamico/Daesh: per tagliare ogni possibilità di rifornimento di armi e carburante ai jihadisti e cancellare lo Stato Islamico dal nord della Siria.
Alla fine i Kurdi e i loro alleati riusciranno a creare una zona cuscinetto tra la Turchia e lo Stato Islamico e questo non piace per niente ad Ankara e Dicle è convinto che «Questa manovra proseguirà nei mesi estivi. I risultati definiranno la formazione di una nuova Siria. Se riesce come previsto, se l’ISIS verrà frantumato e rimosso dal Nord della Siria e dal Rojava, è ovvio che questo significherà la fine per la Turchia in Siria. Questi sviluppi nel Rojava e in Siria influenzeranno anche la guerra e la questione curda in Turchia. Il Partito della Giustizia e dello Sviluppo, il governo dell’AKP hanno dichiarato guerra ai kurdi a causa del Rojava. Il decreto di guerra preso dal nel Consiglio di sicurezza nazionale turco il 30 ottobre 2014 è in vigore da allora. La sconfitta della Turchia nel Rojava e in Siria per i Kurdi significherà vincere in Turchia. Quindi, gli sviluppi sono di vitale importanza per tutte le parti coinvolte. L’operazione Raqqa è l’inizio di un nuovo periodo strategico. I bilanci finora fatti saranno sconvolti ed emergeranno nuovi sviluppi».