Kurdistan e Turchia, lettera aperta del PKK al popolo statunitense e a Donald Trump
«Non siamo colpevoli di terrorismo, siamo vittime del terrorismo di Stato Ma abbiamo il dovere di difendere il nostro popolo»
[22 Ottobre 2019]
Donald Trump ha annunciato il completo ritiro delle truppe Usa dal Rojava per andare a difendere quello che sta da sempre più a cuore agli Stati Uniti fin dalla loro prima disastrosa guerra mediorientale: i pozzi petroliferi dell’Iraq dalla risorgenza dello Stato Islamico/Daesh che, lui, da maldestro apprendista stregone, ha favorito consegnando i kurdi alla vendetta del presidente turco Erdogan. Prima di farlo, e per giustificare il massacro che l’esercito turco e i suoi mercenari jihadisti stanno perpetrando nella Siria del nord, Trump ha nuovamente accusato – scimmiottando Erdogan – le YPG kurde – che hanno sconfitto sul campo il Daesh alleandosi con gli Usa – di essere una filiazione del Partîya Karkerén Kurdîstan (Partito dei Lavoratori del Kurdistan – PKK) turco e quindi dei terroristi. La stessa accusa che Erdogan rivolge a chi non è d’accordo con lui sulla questione kurda. Un’accusa che in Turchia ha portato e sta portando dritti in galera o all’esilio politici di sinistra, giornalisti, magistrati, militanti per i diritti dei kurdi turchi, sostenitori della causa del Rojava contro l’estremismo islamista armato e finanziato da Erdogan.
Per respingere le accuse del Presidente Usa, il comitato per le relazioni esterne del PKK ha scritto una lettera aperta al popolo statunitense e a Trump, ecco il testo integrale:
Al popolo statunitense e al Presidente Donald J. Trump.
Noi rifiutiamo paragoni tra il nostro movimento e gli sgherri disumani dello Stato Islamico (IS). La nostra risposta è la seguente: In Medio Oriente oggi vivono oltre 40 milioni di kurdi. Alla fine della Prima Guerra Mondiale sono stati divisi da potenze esterne tra quattro Stati: Iran, Iraq, Siria e Turchia, lo Stato nel quale il nostro movimento ha avuto il suo inizio.
Da anni il popolo curdo ha chiesto a questi governi solo e unicamente i propri diritti democratici fondamentali, dei quali voi negli USA godete ogni giorno: il diritto a esistere, a parlare la propria lingua, a praticare la propria cultura, a partecipare alla politica come cittadini con pari diritti.
Il PKK è stato fondato per resistere alla violenza dello Stato turco
Ogni volta sono stati brutalmente soggiogati: sono stati attaccati con tecnologia bellica, trascinati fuori dalle loro case nel mezzo della notte, sequestrati, rinchiusi, torturati o anche assassinati, i loro villaggi sono stati saccheggiati e la loro lingua e cultura vietate. Il PKK è stato fondato nell’anno 1978 con l’obiettivo di resistere alla violenza dello Stato turco nei confronti del popolo curdo. Fino a quel momento, nelle regioni curde della Turchia erano già state massacrate centinaia di migliaia di kurde e di kurdi. Per vedere la misura completa del terrore, però forse non è necessario andare più di tanto indietro nel passato. Negli anni ‘90 lo Stato turco ha distrutto oltre 4.000 villaggi curdi e ucciso 17.000 persone in esecuzioni extragiudiziali.
I nostri sforzi per la pace sono stati ignorati
I governanti turchi, così come tanti tiranni nel corso della storia, hanno creduto di poter distruggere con la violenza e il terrore il desiderio umano fondamentale di una vita libera. Ci hanno definiti terroristi e criminali e hanno speso milioni di dollari per spingere anche altri Paesi come gli Stati Uniti d’America a fare lo stesso, anche se le forze armate turche hanno commesso orrori indicibili che violano ogni fondamento del diritto internazionale. Noi abbiamo firmato le Convenzioni di Ginevra, e dal 1993 in poi, in diverse occasioni abbiamo chiesto trattative di pace. Questo lo abbiamo fatto nella consapevolezza che la guerra può finire nel momento in cui i kurdi ottengono i loro diritti. Ma questi sforzi sono stati ignorati.
Il PKK non ha mai attaccato gli USA né un altro Paese
Il PKK non si è mai rivolto contro gli USA o un altro Paese. Non ci siamo mai sottratti a un tavolo negoziale e a una soluzione politica e pacifica del conflitto. In effetti dal 1993 abbiamo dichiarato non meno di otto cessate il fuoco per spianare la strada a negoziati. Il progetto politico del PKK si basa su libertà e diritti umani fondamentali, sulla liberazione di genere, il pluralismo religioso e i diritti ecologici.
Quando IS ha iniziato la sua campagna del terrore in Siria e in Iraq, sapevamo di dover reagire. Il gruppo non minacciava solo gli ideali per i quali avevamo combattuto per tanti anni, ma anche la sicurezza di milioni di persone. Gli Stati bene armati e finanziati della regione e del mondo, hanno reagito solo con lentezza e hanno valutato i costi dell’azione. Per questo sotto il dominio del terrore di IS sono cadute milioni di persone.
Nell’agosto 2014 abbiamo condotto una campagna umanitaria nello Şengal in Iraq, dove IS ha commesso crudeltà nei confronti della popolazione yazida. Questi orrori successivamente sono stati riconosciuti dalle Nazioni Unite come genocidio. Gli yazidi erano privi di protezione e di questo, non ultima, ha responsabilità la comunità mondiale. Erano di fronte a un nemico che le forze regionali non erano in grado di fermare. La nostra prima unità militare inviata nella regione, consisteva di sole sette persone. Siamo stati in grado di aprire un corridoio umanitario verso il nordest della Siria e con questo a provvedere alla sicurezza di 35.000 civili assediati sul monte Şengal. Poi, insieme a altre forze, abbiamo liberato la regione dal dominio di IS.
La Turchia non ha fatto niente per fermare IS
Mentre il nostro popolo e il nostro movimento nella lotta contro IS ha sacrificato migliaia di vite, lo Stato turco non ha fatto niente per fermare IS e ha definito noi come ‚terroristi‘. Lo Stato turco oggi attacca la Siria del nord in modo enormemente più violento di allora, quando IS proprio sotto i suoi occhi pianificava attacchi a livello internazionale. Ha inviato bande legate a al-Qaeda per torturare e assassinare persone che hanno sconfitto IS. Vedono la semplice articolazione dell’identità curda come una minaccia maggiore di quella data da gruppi che hanno preso di mira persone innocenti non solo nello Şengal e a Kobanê, ma anche a Parigi, Manchester e New York City.
Molti statunitensi nel maggio 2017 hanno visto come il Presidente Erdoğan ha ordinato alle sue guardie del corpo di attaccare brutalmente pacifici manifestanti kurdi nella loro capitale; immaginate cosa fanno in Kurdistan. Non siamo noi a essere colpevoli di terrorismo; noi siamo le vittime del terrorismo di Stat. Però, noi siamo colpvoli di difendere il nostro popolo. Siamo convinti che gli americani sapranno giudicare da soli chi sono i terroristi pericolosi di questo mondo.
Comitato per le relazioni esterne del Partîya Karkerén Kurdîstan