Kurdistan irakeno: l’invasione e i civili ammazzati che non interessano all’Occidente

I bombardamenti turchi nel nord dell’Iraq sono diventati una cosa normale

[28 Luglio 2022]

La Turchia, Paese NATO, sta facendo da mediatrice nella guerra tra Russia e Ucraina, tendendo fermo però il principio NATO che non si può invadere un Paese indipendente, cosa che la Nato in realtà ha fatto più volte e che la Turchia continua a fare da anni in Siria e nello stesso Iraq, dove si è ritagliata una testa di ponte per attaccare meglio i kurdi del Partîya Karkerén Kurdîstan e i loro alleati.

Una situazione vergognosamente contraddittoria che è stata nuovamente portata alla luce  con un intervento di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu da Jeanine Hennis-Plasschaert, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l’Iraq, che ha raccontato cosa è successo il 20 luglio nel distretto di Zakho, nel Governatorato di Dohuk, nella provincia autonoma del Kurdistan irakeno (KRG), dove un bombardamento turco ha provocato la morte di 9 civili e il ferimento di altri 33.

Prima la Hennis-Plasschaert ha ricordato che «Nel mio più recente briefing a questo Consiglio, ho messo in risalto – e non per la prima volta – “l’utilizzo di bombardamenti e missili come nuova normalità per l’Iraq”, avvertendo che questo era un ” modo molto rischioso per promuovere gli interessi [della Turchia] e che indebolisce ulteriormente lo Stato iracheno»

Ma la Turchia nega di essere responsabile di un bombardamento realizzato con armi che nell’area sono solo in suo possesso e allora l’inviata di António Guterres ha spiegato cosa sappiamo finora: «Nel primo pomeriggio del 20 luglio, 5 colpi di artiglieria hanno colpito il resort di Parkha. Questa località è una rinomata destinazione turistica. E come ci si aspetterebbe in questo periodo dell’anno, era pieno di visitatori, compresi i bambini. Il primo attacco ha colpito na collina disabitata che domina Parkha. Tuttavia, i successivi colpi hanno colpito il centro del resort, uccidendo – come ho detto – 9 civili (tra cui 3 bambini, uno dei quali era un neonato di un anno) e ferendone 33. Undici dei feriti avrebbero subito un intervento chirurgico e 3rimangono in condizioni critiche».

Immediatamente dopo l’attacco, il contestato primo ministro irakeno Mustafa al-Kadhimi ha istituito una commissione di inchiesta che già il 20 luglio ha visitato il luogo dell’attacco per rendersi conto della devastazione, per raccogliere prove e per confrontarsi con testimoni e autorità locali. Sulla base della valutazione delle prove raccolte, il governo iracheno ha attribuito senza nessun dubbio l’attacco e le sue tragiche conseguenze alle forze armate turche.

Intanto, il  ministero degli Esteri turco affermava in un comunicato stampa che «La Turchia è contraria a ogni tipo di attacco contro i civili ed è pronta a fare ogni passo per rivelare la verità». Poi ha invitato «I funzionari del governo iracheno a non rilasciare  dichiarazioni sotto l’influenza della retorica e della propaganda della perfida organizzazione terroristica [il PKK]e di collaborare per portare alla luce i veri autori di questo tragico incidente». E il depistaggio si è concretizzato il giorno dopo con dei post sui social media dell’ambasciata turca a Baghdad nei quali si leggeva: «Ci uniamo alle nostre condoglianze per i nostri fratelli iracheni martirizzati per mano dell’organizzazione terroristica PKK». Ma il 20 luglio il PKK, con una dichiarazione ufficiale, negava la presenza di suoi combattenti nell’area e accusava la Turchia dell’attacco.

Ora, a parte che la Turchia attacca e bombarda, arresta e tortura regolarmente da anni i civili turchi i Siria, Iraq e anche nello stesso Kurdistan turco, è abbastanza improbabile che il PKK – inviso al governo della Regione Kurda dell’Irak, abbia una base zeppa di missili e bombe in una regione turistica controllata dai peshmerga irakeni del Kurdistan Democratic Party (KDP) che odiano i “comunisti” del PKK quasi quanto i turchi.  Infatti, La deputata kurda turca Amed Dersim Dağ dell’Halkların Demokratik Partisi ha accusato lo Stato turco di aver attaccato Zakho, in collaborazione con il KDP e ha detto che «Gli obiettivi degli attacchi sono le conquiste dei curdi. Il KDP è diventato la proiezione dell’AKP-MHP (Adalet ve Kalkınma Partisi il Partito islamista di Erdogan e il Milliyetçi Hareket Partisi, destra nazionalista fascista)  nel Kurdistan meridionale. Il KDP sta aprendo la sua terra agli attacchi di invasione. Il KDP non ha mai collaborato così tanto con l’alleanza AKP-MHP. In questo senso, sono anche responsabili dei massacri compiuti dalla Turchia nel Kurdistan meridionale».

Alla versione innocentista turca non ha creduto per primo Consiglio di sicurezza nazionale iracheno che ha convocato una sessione di emergenza per condannare fermamente  «Lattacco turco» e respingere «L‘uso del territorio iracheno come base per attaccare i paesi vicini e regolare i conti». Poi ha incaricato  ministro degli esteri di preparare «Un dossier integrato sui ripetuti attacchi turchi contro l’Iraq» e di convocare l’ambasciatore turco e richiamare l’Incaricato d’affari iracheno da Ankara, senza inviare un nuovo ambasciatore in Turchia. Il ministero degli esteri irakeno ha assicurato che «Il governo iracheno  ricorrerà ai più alti livelli di risposta diplomatica, compreso il Consiglio di sicurezza dell’Onu».

Il 21 luglio, i leader di tutte le forze politiche irakene hanno tenuto una riunione ad alto livello e hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di «Condanna dell’attacco turco» e di «Appoggio alle procedure per le denunce internazionali». Un’unità miraclosa per l’Iraq dove solo ieri il Parlamento è stato invaso dai militanti del movimento sadrista sciita di Muqtada al-Sadr che pretende le dimissioni del premier al-Kadhimi.

Il 23 luglio si sono incontrati al-Kadhimi e il primo ministro del KRG Masrour Barzani e  in una dichiarazione congiunta hanno espresso la loro «Forte condanna delle aggressioni turche sul territorio iracheno». Lo stesso giorno il Consiglio dei Rappresentanti dell’Iraq si è riunito per discutere dell’accaduto alla presenza dei ministri degli esteri e della difesa, del Capo di Stato Maggiore dell’esercito e del Vice Comandante delle Operazioni Congiunte.

Nella sua relazione al Parlamento, il ministro degli esteri dell’Iraq, il kurdo Fuad Mohammed Hussein, ha fatto notare che «Dal 2018 sono state registrate più di 22.700 violazioni della sovranità irachena da parte della Turchia. Dal 2018, il ministero degli esteri ha presentato 296 memorandum di protesta contro le “interferenze” turche».

Però, durante la stessa riunione, la commissione parlamentare per la sicurezza e la difesa ha accomandato «L’espulsione di elementi del PKK dall’Iraq, il ritiro di tutte le forze turche, il ridispiegamento delle forze federali lungo il confine con la Turchia, l’abolizione degli eventuali accordi di sicurezza con la Turchia e una revisione del bilancio della difesa per migliorare le sue capacità militari».

Come riassume bene la Hennis-Plasschaert, «In sostanza: mentre nessuno auspica un’ulteriore escalation, l’Iraq chiede chela Turchia ritiri le sue forze da tutte le terre irachene e chiede un’indagine».

Ma è la stessa rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu per l’Iraq a puntare il dito contro la Turchia: «Questo terribile attacco a un sito turistico ben noto e chiaramente identificabile dimostra uno sconvolgente disprezzo per la vita civile e per gli standard universalmente accettati del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani che cercano di proteggere i civili. Sebbene tutte le parti coinvolte in qualsiasi conflitto debbano prendere tutte le precauzioni possibili per evitare danni ai civili in ogni momento, questo chiaramente non è stato rispettato». E a farlo è stato un Paese NATO che, proprio come la Russia, attacca un altro Paese e ne occupa un pezzo di territorio con una “operazione speciale”. Senza parlare di quel che l’esercito turco combina da anni nel nord della Siria insieme alle sue bande di tagliagole jihadiste.

La Hennis-Plasschaert ha incontrato il primo ministro iracheno e ha «Sottolineato ancora una volta l’importanza di un’indagine trasparente e approfondita: indipendente o congiunta. È fondamentale porre fine a speculazioni, smentite, incomprensioni e crescenti tensioni. Nel frattempo, ho capito che anche la Turchia sia pronta  ad affrontare la questione insieme, con l’Iraq, per determinare esattamente cosa è successo. In conclusione, e come ho detto molte volte negli anni passati, l’Iraq rifiuta giustamente l’idea che possa essere trattato come un’arena di rivalità esterne e regionali, come un’arena in cui i vicini, e qualsiasi altro attore, regolarmente e impunemente, ne violano la sovranità e l’integrità territoriale. In effetti, è della massima importanza che tutti gli attacchi al territorio iracheno cessino. Tale aggressione non solo accresce incautamente le tensioni nazionali e regionali, ma provoca anche, come abbiamo visto, gravi tragedie umane».

Ad Hennis-Plasschaert il j’accuse della Hennis-Plasschaert c’erano tutte le potenze che hanno scatenato le due guerre irakene che hanno portato il Paese a questa tragica situazione e che oggi dovrebbero dire alla Turchia – loro alleata e scelta per mediare con Mosca – che non può fare in Iraq quello che la Russia sta facendo in Ucraina ma che loro stessi hanno fatto in Iraq. La possibilità che dall’Occidente venga uno stop all’invasione turca di Iraq e Siria è pari a zero, Ed Erdogan lo sa bene.

La Dersim Dağ ha ha detto all’agenzia di stampa ANF che «Gi attacchi effettuati in Kurdistan sono in generale attacchi per completare il genocidio kurdo. Questa guerra è una guerra contro il popolo kurdo. Anche se il KDP non vuole vederlo, noi vediamo che questi attacchi mirano alle conquiste del popolo kurdo del sud. Perché abbiamo visto che tipo di reazione ha avuto la Turchia [con il KDP] dopo il referendum sull’indipendenza. Sebbene questi attacchi siano descritti come un attacco alla lotta per la libertà del Kurdistan, dovrebbe essere noto che sono fondamentalmente un prodotto della politica di completamento del genocidio curdo in tutto il Kurdistan. Perché, nel centenario della repubblica turca, vediamo che è in atto uno sforzo per ricostruire i confini del Patto nazionale. Questi attacchi fanno parte della retorica secondo cui “Mosul e Kirkuk sono città turche”, qualcosa che la Turchia ripete in ogni occasione».

E la deputata kurda turca ha d ricordato agli occidentali che «I civili hanno sempre perso la vita nei precedenti attacchi. Oggi siamo di fronte alla stessa situazione a Zakho. Il KDP non ha reagito fermamente a questo massacro. In questo senso, anche il KDP è responsabile di questi massacri. I kurdi non dimenticheranno mai l’atteggiamento del KDP. Gli stessi kurdi li riterranno responsabili. Quando verrà il giorno, il KDP dovrà affrontare il popolo kurdo. Il KDP rimarrà una macchia nera nella storia kurda. I kurdi non dimenticheranno il tradimento del KDP e prima o poi ne chiederanno conto».