La Francia si ritira dal Niger dell’uranio
Macron richiama in patria ambasciatore e soldati. I golpisti esultano ma non si fidano
[25 Settembre 2023]
Ieri, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato su TF1 e France 2 il ritiro dell’ambasciatore dell’ambasciatore francese a Niamey e la partenza delle truppe francesi dal Niger entro la fine dell’anno. Dopo aver rifiutato per diverse settimane di richiamare in patria l’ambasciatore Sylvain Itté, Macron deciso di porre fine a una situazione insostenibile: all’ambasciatore era stata tolta l’immunità diplomatica dal 29 agosto e la revoca della sua immunità il 29 agosto e Itté viveva trincerato nell’ambasciata, circondata dalle forze di sicurezza nigerine che hanno reso difficile entrare con il cibo, mentre i veicoli sono stati perquisiti sistematicamente, Internet è stato interrotto e anche agli ambasciatori di altri Paesi è stato vietato l’ingresso.
Macron ha preso atto della situazione e ha annunciato anche che «Mettiamo fine alla nostra cooperazione militare con le autorità de facto del Niger, perché non vogliono più lottare contro il terrorismo» e ha aggiunto che i 1.500 soldati francesi di stanza in Niger, anche a difesa delle miniere di uranio che riforniscono il nucleare francese. «Partiranno nelle prossime settimane e mesi», mentre il ritiro totale ci sarà entro la fine dell’anno».
Prima del golpe del 26 luglio il Niger era uno dei pochi fedeli alleati rimasti alla Francia nel Sahel e ormai nella regione a Macron restano solo un migliaio di soldati in Ciad, Paese comunque retto da una giunta di transizione golpista e che non si mostra ostile verso quella nigerina,
L’an nuncio di Macron è stato accolto trionfalmente dalla giunta militare golpista del Niger: «Questa domenica celebriamo il nuovo passo verso la sovranità del Niger. Le truppe francesi e l’ambasciatore francese lasceranno il suolo nigerino entro la fine dell’anno. E’ un momento storico che testimonia la determinazione e la volontà del popolo nigerino. Qualunque persona, qualunque istituzione o struttura la cui presenza minacci gli interessi e le aspettative del nostro Paese, che lo voglia o no, dovrà lasciare la terra dei nostri antenati».
La Francia rifiuta di riconoscere la legittimità del regime militare e ha continuato a ritenere il deposto presidente Bazoum comeil suo unico interlocutore. I generali di Niamey hanno subito preso di mira la Francia – con un forte sostegno popolare – accusandola di aver perpetuato un dominio neocolonialista e di aver derubato il Niger delle sue risorse, a cominciare dall’uranio. I militari golpisti hanno fin da subito denunciato gli accordi di cooperazione militare con Parigi e hanno definito illegale la presenza in Niger di circa 1.500 soldati francesi impegnati nell’opération Barkhane contro le milizie jihadiste .
Éric Ciotti, capo dei Républicains (destra gaoullista) ha attaccato Macron: «La voce della Francia in Africa si sta spegnendo. Questo è un pericolo perché è in Africa che si gioca gran parte del futuro dell’Europa. Questo è un errore che stiamo pagando e che è il risultato di una politica in atto dal 2012».
Una visione da grandeur neocolonuialista che non appartiene a Marine Tondelier, segretaria di Europe Écologie-Les Verts, che ha fatto notare che «Possiamo vedere chiaramente che la Francia ha fatto per anni cose in questo continente che non ci hanno portato – né noi né loro – al posto giusto e che oggi stiamo gestendo come possiamo quel che succede, ma non c’è molta luce alla fine del tunnel. In ogni caso, siamo estremamente preoccupati: quando si interrompono le relazioni diplomatiche, è necessariamente un riconoscimento di un fallimento».
La verità è che Macron contava su un intervento armato della Communauté des États de l’Afrique de l’Ouest (Cedeao) che non c’è stato perché si sarebbe trasformato in una guerra anche con il Mali e il Burkina Faso, retti da altre due giunte golpiste che si sono alleate subito con quella nigerina
Ma, anche di fronte a questo evidente fallimento geopolitico della Françafrique che coinvolge anche l’Unione europea e l’Italia), Macron ha detto che l’ opération Barkhane è stata un successo, ribadendo che «La Francia è intervenuta su richiesta del Mali, del Burkina Faso e del Niger. Senza la Barkhane, la maggior parte di questi Paesi sarebbero già stati conquistati dai califfati territoriali e dagli jihadisti».
Poi ha attaccato quelle stesse giunte militari che la Francia e gli occidentali hanno armato sia in funzione anti-jihadista che per fermare i migranti e continuare a sfruttare le risorse petrolifere e minerarie: «Non siamo qui per essere ostaggio dei golpisti – ha detto Macron – I golpisti sono gli amici del disordine. Gli attacchi jihadisti causano decine di morti ogni giorno in Mali e sono ripresi come vendetta in Niger. Sono molto preoccupato per questa regione. La Francia, a volte da sola, si è presa tutte le sue responsabilità e sono orgoglioso dei nostri soldati. Ma non siamo responsabili della vita politica di questi Paesi e ne trarremo tutte le conseguenze».
Intanto il Niger, per non farsi prendere di sorpresa da qualche rigurgito del vecchio colonialismo interventista che metteva e toglieva da trono dittatori e despoti, ha vietato il suo spazio aereo agli aerei francesi.