La giunta militare del Myanmar è illegale e illegittima. La Comunità internazionale non deve riconoscerla

L’Onu chiede a tutti i Paesi di denunciare le elezioni farsa indette dai militari per quest’anno

[2 Febbraio 2023]

Il primo febbraio 2021 l’esercito birmano ha rovesciato e detenuto arbitrariamente i rappresentanti del governo civile democraticamente eletto, tra il quali il presidente della Repubblica U Win Myint e la  consigliera di Stato Daw Aung San Suu Kyi. Dopo si è scatenata la repressione contro ogni opposizione e i democratici birmani e le minoranze etniche hanno costituito una coalizione politica e armata che sta combattendo contro la dittatura militare fascista.

A  due anni dall’ultimo colpo di stato militare in Myanmar (l’ex Birmania), presentando il suo rapporto  “Illegal and Illegitimate: Examining the Myanmar Military’s Claim as the Government of Myanmar and the International Response”, Tom Andrews, relatore speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, ha denunciato con forza che «La giunta del Myanmar – lo State Administration Council (SAC) – è illegale e illegittima» e ha chiesto alla comunità internazionale di «Negare la legittimità del SAC, creare una coalizione di Stati membri per applicare sanzioni forti e coordinate contro il SAC e sostenere il National Unity Government (NUG) che ha una maggiore pretesa di legittimità».

Andrews ha ricordato che «Due anni fa, i militari hanno deposto un governo eletto democraticamente con un colpo di stato incostituzionale. La violenza inesorabile che hanno scatenato sulla popolazione di Myannar ha creato una diffusa crisi dei diritti umani, umanitaria ed economica e ha galvanizzato l’opposizione a livello nazionale. La conclusione è chiara: il colpo di stato militare del SAC è stato illegale e la sua affermazione come governo del Myanmar è illegittima ed è imperativa una nuova risposta internazionale coordinata alla crisi».

Il rapporto dimostra perché, secondo gli standard internazionali, la giunta non è un governo legittimo e non deve essere riconosciuta o coinvolta dalla comunità internazionale. Andrews ha avvertito Lhe la giunta sta progettando di cercare la legittimità nel 2023 orchestrando una finta “elezione”. Esorto gli Stati membri dell’Onu, le organizzazioni internazionali e i gruppi di monitoraggio elettorale a non fornire supporto tecnico al SAC nei suoi sforzi per apparire legittimo. Invece dovrebbero denunciare esplicitamente quello che sarà un espediente farsesco progettato per perpetuare il controllo militare del sistema politico del Myanmar».

Anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres si è detto «Preoccupato per l’intenzione dichiarata dei militari di tenere le elezioni in mezzo a bombardamenti aerei e incendi di case civili, insieme a continui arresti, intimidazioni e vessazioni nei confronti di leader politici, attori della società civile e giornalisti. Senza condizioni che consentano al popolo birmano di esercitare liberamente i propri diritti politici, le elezioni proposte  rischiano di esacerbare l’instabilità.  Le Nazioni Unite si impegnano a rimanere in Myanmar e ad affrontare le molteplici vulnerabilità derivanti dalle azioni dei militari dal febbraio 2021. Ciò richiede un accesso pieno e senza ostacoli a tutte le comunità interessate, oltre a dare priorità alla sicurezza e alla protezione delle agenzie delle Nazioni Unite e dei suoi partner. Il Segretario generale rinnova il suo appello ai paesi vicini e agli altri Stati membri affinché sollecitino la leadership militare a rispettare la volontà e le esigenze del popolo del Myanmar e ad aderire alle norme democratiche».

Il rapporto di Andrews esamina anche le interazioni degli Stati membri dell’Onu con il SAC, evidenziando le azioni che hanno delegittimato o negato il riconoscimento al SAC e le azioni che invece hanno creato un’apparenza di legittimità per la feroce dittatura militare. «E’ importante sottolineare che la comunità internazionale ha, in generale, rifiutato di accettare la pretesa del SAC di essere il governo legittimo del Myanmar – ha detto Andrews – Tuttavia, una piccola minoranza di Stati, tra cui Arabia Saudita, Bielorussia, Cina, India, Russia e Sri Lanka, hanno implicitamente sostenuto l’affermazione della giunta come governo del Myanmar intraprendendo azioni che equivalgono al riconoscimento. Queste azioni includono la presentazione di credenziali diplomatiche alla leadership del SAC, il rafforzamento delle relazioni economiche e militari con il SAC e, almeno nel caso della Bielorussia e dell’India, l’impegno pubblico con il SAC per i suoi piani per tenere elezioni fittizie. Anche i governi che hanno intrattenuto rapporti con il SAC, tuttavia, riconoscono la pura verità: la giunta manca di legittimità». Ad esempio, durante le consultazioni per il rapporto, il Vietnam ha dichiarato al Relatore speciale che «Contatti, attività di scambio e cooperazione con il Myanmar all’interno di contesti bilaterali o nel quadro dell’ASEAN non dovrebbero essere interpretati come o equiparati a un riconoscimento del governo militare o dello State Administration Council».

Rivolgendosi separatamente nel suo rapporto agli Stati membri dell’Association of Southeast Asian Nations (ASEAN, della quale il Myanmar fa parte), il relatore speciale dell’Onu ha osservato che «Il gruppo regionale è diviso sulla politica nei confronti della giunta birmana. Brunei, Indonesia, Malaysia, Filippine e Singapore hanno ridotto l’impegno diplomatico con il SAC e hanno respinto le sue pretese di legittimità. Alcuni di questi Stati membri si sono anche impegnati con il National Unity Government. Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam hanno scelto di impegnarsi con il SAC».  In qusi tutti i casi non stiamo esattamente parlando di Paesi democratici e, per esempio, la Thauilandia è governata da un governo militare golpista, ma per Andrews, comunque «Gli Stati dell’ASEAN devono prendere le distanze dal SAC, condannare le sue azioni e sostenere l’applicazione delle sanzioni internazionali nelle loro giurisdizioni, aumentando al contempo l’impegno con il National Unity Government. Esorto tutti gli Stati membri dell’Onu, ma in particolare quelli che hanno già imposto sanzioni alla giunta, ad avviare un approccio strategico per rafforzare, coordinare e applicare sanzioni economiche e un embargo sulle armi al SAC e fornire aiuti umanitari più solidi ai milioni di persone in condizioni disperate di bisogno. I governi che riconoscono o sostengono il SAC stanno sostenendo una giunta brutale che opera in flagrante violazione del diritto internazionale sui diritti umani. Esorto gli Stati membri a riconoscere il NUG come legittimo rappresentante del popolo del Myanmar e a iniziare a fornirgli un sostegno adeguato per contribuire a garantirne la sua sostenibilità».

Il relatore speciale ha concluso:  «Il SAC sta cercando di tornare indietro nel tempo, chiudere la porta all’apertura democratica del Myanmar e, attraverso la violenza e la forza, distruggere i progressi nei diritti umani e le opportunità economiche di cui il popolo del Myanmar aveva iniziato a godere nell’ultimo decennio. Per il bene dei diritti umani del popolo del Myanmar, il SAC non deve essere autorizzato a raggiungere questo risultato».

L’inviata speciale del segretario generale dell’Onu per il Myanmar, Noeleen Heyzer, ha evidenziato le aree chiave «Per un’azione concreta con la quale una maggiore unità regionale e internazionale può sostenere un processo guidato dal Myanmar per porre fine alla violenza e alla sofferenza e aiutare il Myanmar a tornare sulla via del democrazia guidata dalla volontà del popolo». Nel suo appello urgente, la Heyzer  si concentrata sugli «Aiuti umanitari senza discriminazioni e attraverso tutti i canali disponibili, una posizione unificata sui piani elettorali dei militari e la protezione dei civili, comprese sia le persone all’interno del Myanmar che i rifugiati».

La inviata speciale di Guterres ha ricordato che «Negli ultimi due anni, l’interruzione della transizione democratica del Myanmar da parte dei militari ha inflitto enormi danni al Paese e alla popolazione, e ha portato a una crisi multidimensionale che comprende gravi conseguenze umanitarie, sui diritti umani e socio-economiche con gravi conseguenze regionali. Alla fine dello scorso anno, 15,2 milioni di persone erano in condizioni di insicurezza alimentare, più di 1,5 milioni di sfollati interni e circa 34.000 strutture civili erano state distrutte dopo l’arrivo al potere dei militari. I Rohingya nei campi profughi e quelli rimasti nel Paese, così come altre comunità emarginate, corrono un rischio maggiore, con il 2022 che segna uno degli anni più mortali per le persone costrette a intraprendere pericolosi viaggi in mare».

La Heyzer   chiede con urgenza «Maggiore unità e impegno all’interno della comunità internazionale in tre aree chiave: Primo, la comunità internazionale, e in particolare i donatori e i vicini del Myanmar, devono unirsi agli attori umanitari, comprese le reti umanitarie locali, per aumentare l’assistenza urgentemente necessaria a tutti coloro che ne hanno bisogno senza discriminazioni e attraverso tutti i canali disponibili. Un impegno ad aumentare i livelli di aiuti transfrontalieri, insieme a regole bancarie e di rendicontazione più flessibili, faciliterà il sostegno umanitario alle persone più bisognose. Secondo, la comunità internazionale deve forgiare una posizione unificata più forte riguardo alle potenziali elezioni volute dai militari che alimenteranno maggiore violenza, prolungheranno il conflitto e renderanno più difficile il ritorno alla democrazia e alla stabilità. Terzo, la comunità internazionale deve attuare misure per aumentare la protezione dei civili all’interno del Myanmar e dei rifugiati del Myanmar nella regione più ampia. Tali misure potrebbero includere un meccanismo di monitoraggio sul campo come parte dell’attuazione del consenso in cinque punti dell’ASEAN e del suo impegno a fermare la violenza in Myanmar, e quadri regionali per la protezione dei rifugiati e delle persone costrette a sfollare».

L’inviata speciale del segretario generale dell’Onu per il Myanmar ha concluso: «E’ inconcepibile che qualsiasi forma di transizione pacifica e democratica possa essere avviata da coloro che perpetrano danni a<contro i propri cittadini. La violenza deve finire, compresi i bombardamenti aerei e gli incendi delle infrastrutture civili, insieme agli arresti in corso da parte dei militari di leader politici, attori della società civile e giornalisti».