La guerra in Sudan provocherà altri milioni di affamati e profughi
La fragile tregua che non regge e l’attacco a ospedali e laboratori contenenti agenti patogeni
[28 Aprile 2023]
Secondo Azione contro la Fame, un’organizzazione umanitaria internazionale specialista contro fame e malnutrizione infantile, «L’escalation di violenza in Sudan minaccia di aggravare la crisi umanitaria di un Paese già in difficoltà. Prima degli scontri delle ultime settimane, 15,8 milioni di persone, pari al 30% della popolazione del Paese, avevano già bisogno di assistenza umanitaria e più di 11 milioni di persone si trovavano in una situazione di grave insicurezza alimentare.Da quando i combattimenti si sono intensificati il 15 aprile, i prezzi dei prodotti alimentari sono raddoppiati e gli spostamenti sono sempre più limitati. Per la popolazione sta diventando ancora più difficile accedere ad acqua e cibo».
Già il 20 aprile il World Food Programme (WFP) aveva avvertito che Un numero record di persone stava già soffrendo la fame in Sudan prima che il conflitto scoppiasse il 15 aprile. Nel 2023, il WFP prevede di assistere oltre 7,6 milioni di persone. Gli scontri in corso impediscono le attività del WFP per la fornitura di cibo di emergenza, di pasti scolastici ai bambini o quelle per la prevenzione e la cura della malnutrizione. Inoltre, il WFP non può svolgere il proprio lavoro nel sostenere gli agricoltori nell’aumento della loro produttività agricola in un progetto che mira a raccogliere più del doppio della produzione annuale di grano del Sudan, né aiutare le persone a ricostruire i propri mezzi di sussistenza».
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, «In Sudan circa 50.000 bambini affetti da malnutrizione acuta hanno subito un’interruzione delle cure a causa del conflitto». Prima dell’attuale crisi, 15,8 milioni di persone in Sudan, un terzo della popolazione, avevano bisogno di assistenza umanitaria. Stiamo assistendo a un traumatico deterioramento di quella che è già una situazione umanitaria molto difficile. Più a lungo continuano i combattimenti, più gravi saranno le conseguenze per la salute e il benessere di milioni di persone che già affrontano un numero significativo di minacce alla salute pubblica».
Il direttore regionale dell’Oms ha lanciato un altro allarme: «Sebbene la notizia del cessate il fuoco in Sudan sia benvenuta, l’attacco alle infrastrutture sanitarie del Sudan è aumentato con l’occupazione degli ospedali di Khartoum e del laboratorio centrale di sanità pubblica del Sudan da parte delle parti in conflitto. L’impatto di queste occupazioni e la violazione di queste strutture sanitarie vitali si fa sentire dalla mancanza di accesso da parte dei pazienti alle cure sanitarie essenziali e dall’interruzione immediata dei test di campioni di laboratorio di importanza critica. Questo laboratorio è noto per contenere agenti patogeni di morbillo, colera e tubercolosi resistenti a più farmaci, poliovirus derivati da vaccini e altri materiali pericolosi. L’Oms teme che individui non formati possano maneggiare in modo improprio tali campioni infettivi, infettando così se stessi e poi gli altri. Tuttavia, i maggiori rischi per la salute in Sudan rimangono la violenza in corso, il mancato funzionamento di numerosi ospedali e cliniche, l’accesso limitato all’acqua potabile, la scarsità di cibo e lo sfollamento forzato della popolazione. La salute è un diritto umano. Faccio appello urgente a tutte le parti in Sudan affinché sgomberino immediatamente tutte le strutture sanitarie e non ostacolino le fondamentali funzioni sanitarie pubbliche del Sudan. La fornitura di assistenza sanitaria, compreso il lavoro vitale dei laboratori, deve essere assicurata. Inoltre, invito tutte le parti in Sudan a proteggere gli operatori sanitari e le infrastrutture sanitarie e ad impegnarsi a proteggere i servizi sanitari e le funzioni sanitarie pubbliche in qualsiasi situazione di conflitto».
Azione contro la Fame in Sudan, ha lanciato un appello all’esercito sudenese e ai ribelli delle Rapid support forces (RSF) chiedendo loro di «Garantire la protezione dei civili e di favorire gli sforzi regionali e internazionali in corso per la cessazione permanente delle ostilità nel breve periodo, cercando al contempo una soluzione duratura e a lungo termine. È fondamentale che entrambe le parti evitino le ripercussioni della violenza sulle popolazioni civili, in particolare consentendo l’accesso all’assistenza umanitaria. Esortiamo entrambe le parti a prendere tutte le misure possibili per evitare danni ai civili, alle strutture civili e agli operatori umanitari. Lo spazio umanitario deve essere preservato per consentire una risposta sicura e tempestiva. Denunciamo la recente uccisione di personale umanitario in Darfur e gli attacchi a infrastrutture civili critiche come le strutture sanitarie. È inoltre importante proteggere le infrastrutture critiche come i servizi idrici, di telecomunicazioni ed elettricità. Garantire il corretto funzionamento dei mercati è fondamentale per le popolazioni per soddisfare i bisogni di base e per controllare l’aumento dei prezzi degli alimenti di base. Accogliamo con favore la recente, anche se temporanea, cessazione delle ostilità e chiediamo a tutte le parti in conflitto di mantenere corridoi umanitari, pause o cessazione delle ostilità per consentire ai civili di trovare rifugio, accedere ai servizi di base e all’assistenza umanitaria fondamentale. Esortiamo entrambe le parti a garantire alle organizzazioni umanitarie un accesso libero e senza ostacoli per valutare i bisogni delle comunità, rifornire le provviste e consegnare gli aiuti in modo rapido ed efficace. Chiediamo inoltre alla comunità internazionale di considerare l’impatto umanitario di qualsiasi misura politica da adottare nei confronti delle parti in conflitto. Ad esempio, se vengono imposte sanzioni internazionali o regionali, è imperativo assicurare che le azioni e gli attori umanitari siano esentati per garantire che la consegna rapida ed efficace degli aiuti umanitari non venga compromessa. Ricordiamo inoltre alla comunità internazionale che, prima della crisi in corso, il Sudan stava affrontando una situazione umanitaria disastrosa, con 15,8 milioni di persone, il 30% della popolazione, già in bisogno di assistenza umanitaria; eppure è stato coperto appena il 14% delle richieste umanitarie. Siamo profondamente preoccupati che questa violenza possa portare a un rapido e drammatico deterioramento della situazione umanitaria ed esortiamo gli attori internazionali ad anticipare questi bisogni e a mobilitare rapidamente le risorse necessarie per salvare vite umane e proteggere le comunità colpite».