La guerra in Sudan rischia di creare la più grande crisi alimentare del mondo
A 11 mesi dall’inizio della guerra, 7,7 milioni di profughi, 25 milioni che hanno bisogno di assistenza salvavita e 18 milioni verso una grave insicurezza alimentare
[8 Marzo 2024]
Informando gli ambasciatori al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto un cessate il fuoco immediato durante il Ramadan in Sudan e un accesso umanitario senza ostacoli.
La guerra tra gli ex alleati delle Sudanese Armed Forces (SAF) del generale Abdel-Fattah al-Burhan e le milizie del Rapid Support Forces (RSF) del generale Mohammed Hamdan Dagalo, che in molti prevedevano di poca durata, è giunta all’11esimo mese il Sudan è sull’orlo di un’ulteriore disintegrazione.
Dal 15 aprile del 2023 ad oggi gli sfollati interni sono arrivati più di 6 milioni e 1,7 milioni di sudanesi sono stati costretti a fuggire nei Paesi vicini.
Guterres ha detto: «Chiedo a tutte le parti in Sudan di onorare i valori del Ramadan onorando la cessazione delle ostilità durante il Ramadan. Questa cessazione delle ostilità deve portare al silenzio definitivo delle armi in tutto il Paese e avviare un percorso deciso verso una pace duratura per il popolo sudanese. I valori del Ramadan devono prevalere».
In realtà l’appello del capo dell’Onu è un disperato tentativo di porre un argine a una crisi umanitaria che in Sudan ha già raggiunto proporzioni colossali, con oltre la metà della popolazione, 25 milioni di persone, che necessitano di assistenza salvavita e 18 milioni di che vanno verso una grave insicurezza alimentare, il numero più alto mai registrato durante la stagione del raccolto.
Anche se Guterres ha assicurato che «Le Nazioni Unite e i nostri partner umanitari stanno facendo tutto il possibile per arginare questa sofferenza, stiamo affrontando grandi sfide mentre cerchiamo di raggiungere milioni di persone bisognose».
In realtà sembra che la comunità internazionale abbia deciso di lasciare il Sudan al proprio destino, abbandonando la società civile che chiedeva giustizia e democrazia e che ora si trova ostaggio della guerra tra l’esercito golpista e fascista e i suoi ex alleati che vogliono prendere il potere perpetuando l’ingiustizia.
Guterres ha accolto con favore le recenti decisioni delle autorità sudanesi di facilitare l’accesso umanitario in alcune aree, ma ha sottolineato «La necessità di sforzi sostenuti, anche per affrontare l’insicurezza alimentare cronica nelle aree difficili da raggiungere. Invito i combattenti a consentire un accesso umanitario immediato e completo alle popolazioni vulnerabili, utilizzando tutte le rotte disponibil. Esorto la comunità internazionale a sostenere il Sudan Humanitarian Response Plan 2024, sottofinanziato. Sono in gioco innumerevoli vite e il tempo è essenziale».
Il Segretario generale dell’Onu ha espresso preoccupazione anche «Per gli attacchi indiscriminati, i saccheggi, gli arresti arbitrari, le sparizioni forzate, la tortura e il reclutamento e la detenzione di bambini, Le segnalazioni di violenze sessuali sistematiche legate al conflitto, compresi stupri e tratta. Invito le parti a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, a proteggere i civili e a facilitare un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, come si sono impegnati a fare».
Guterres ha ringraziato l’United Nations Integrated Transition Assistance Mission in Sudan (UNITAMS) che ha cessato le sue operazioni il 29 febbraio e ha chiesto di «Non risparmiamo alcuno sforzo per sostenere il popolo del Sudan nelle sue legittime aspirazioni per un futuro pacifico e sicuro».
Ma, al termine di una visita in Sud Sudan, dove ha incontrato famiglie sudanesi in fuga dalla violenza e da una emergenza fame che peggiora ogni giorno di più, la direttrice esecutiva World Food Programme (WFP), Cindy McCain, ha detto che «La guerra in Sudan ha distrutto milioni di vite e creato la più grande crisi di sfollati del mondo. Ora questa catastrofe rischia anche di diventare la più grande crisi alimentare al mondo, a meno che i combattimenti non cessino. La guerra in Sudan rischia di innescare la più grande crisi alimentare al mondo. Venti anni fa, quella del Darfur fu la più grande crisi alimentare del mondo e il mondo si mobilitò per rispondere. Oggi però il popolo sudanese è stato dimenticato. Sono in gioco milioni di vite, la pace e la stabilità di un’intera regione».
La McCain ha ricordato che «Oltre 25 milioni di persone in Sudan, Sud Sudan e Ciad sono costrette in una spirale sempre peggiore di insicurezza alimentare. Il WFP non è in grado di fornire sufficiente assistenza alimentare di emergenza alle comunità disperate del Sudan, intrappolate dai combattimenti a causa della violenza implacabile e delle interferenze delle parti in conflitto. Attualmente, il 90% delle persone che affrontano livelli emergenziali di fame in Sudan sono bloccate in aree in gran parte inaccessibili al WFP. L’assistenza umanitaria è stata ulteriormente interrotta dopo che le autorità hanno revocato i permessi per i convogli di camion transfrontalieri, costringendo il WFP a interrompere le sue operazioni dal Ciad verso il Darfur. Da agosto, sono state oltre un milione le persone nel Darfur occidentale e centrale che hanno ricevuto assistenza dal WFP attraverso questa vitale via di comunicazione, e il WFP era in procinto di potenziare l’operazione per sostenere quel numero di persone a cadenza mensile, con la fame e la malnutrizione che continuano a impennarsi nel Darfur».
Intanto, sempre più persone fuggono in Sud Sudan e in Ciad e la risposta umanitaria è arrivata a un punto di rottura. La McCain è andata a Renk, nel Sud Sudan orientale, dove negli ultimi 10 mesi sono arrivate dal Sudan quasi 600.000 persone che negli affollati campi di transito arrivano affamate e trovano ancora più fame.
Gli sfollati appena arrivati in Sud Sudan sono il 35% di quanti soffrono la fame a livelli catastrofici – il livello più alto possibile – nonostante rappresentino meno del 3% della popolazione. Nei centri di transito vicino al principale valico di frontiera, un bambino su 5 è malnutrito. Con le risorse attuali, il WFP non ce la fa a fornire gli aiuti alimentari necessari. La McCain ha raccontato che «Ho incontrato madri e bambini che sono fuggiti per salvarsi la vita non una, ma più volte, e ora sono ad un passo dalla fame. Le conseguenze dell’inazione vanno ben oltre una madre che non riesce a nutrire il proprio bambino, ma influenzeranno la regione negli anni a venire. Oggi lancio un appello urgente per la fine dei combattimenti e affinché a tutte le agenzie umanitarie venga consentito di svolgere il proprio lavoro salvavita. Il WFP ha urgentemente bisogno di un accesso senza ostacoli in Sudan per affrontare la crescente insicurezza alimentare, che avrà impatti significativi a lungo termine sulla regione, insieme a finanziamenti adeguati, per rispondere alla diffusione della crisi umanitaria nei Paesi vicini. In definitiva, la cessazione delle ostilità e una pace duratura sono l’unico modo per invertire la rotta e prevenire la catastrofe».