La tratta di esseri umani ha assunto dimensioni orribili. Quasi un terzo delle vittime sono bambini (VIDEO)
E’ uno strumento per finanziare le bande armate e reclutare combattenti
[8 Gennaio 2019]
Secondo il nuovo rapporto “Global Report on Trafficking in Persons 2018” dell’ United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc), «I gruppi armati utilizzano la tratta di esseri umani come strategia per finanziare le loro attività o aumentare i loro effettivi nei conflitti in tutto il mondo». L’Unodoc denuncia che «Il reclutamento di bambini a fini militari è ampiamente documentato ins nei conflitti, tra gli altri in Africa e nel Medio Oriente. Questi gruppi si dedicano anche al traffico di adulti e di bambini per l’estrazione mineraria o per altre industrie estrattive, così come per diffondere paura e per tenere sotto controllo la popolazione».
Un esempio fatto dallo studio è il fenomeno delle ragazze e delle giovani donne nei campi profughi in Medio Oriente che vengono “sposate” senza il loro consenso e soggette allo sfruttamento sessuale nei Paesi vicini. Nadia Murad, ambasciatrice di buona volontà dell’Unodc per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani e Premio Nobel per la pace paix 2018, a 19 anni è stata venduta come schiava sessuale come migliaia di altre ragazze e donne yazide dopo che lo Stato Islamico/Daesh aveva conquistato il suo villaggio in Iraq ed è solo una delle moltissime ragazze che nel mondo sono vittime della tratta di esseri umani per trasformarle in schiave sessuali per stimolare il reclutamento e ricompensare i combattenti nelle varie guerre che insanguinano il mondo.
Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’Undoc , sottolinea che «Nadia Murad la prima vittima della tratta di esseri umani ad essere stata ambasciatrice di buona volontà dell’Onu, condividendo la sua esperienza di schiava e di vittima di stupro da parte dei terroristi dello Stato Islamico, è stata una delle portavoce che denunciano questo crimine odioso. Esorto la comunità internazionale a rispondere all’appello di Nadia in favore della giustizia e spero che questo rapporto potrà contribuire a questi sforzi».
Il rapporto fa notare che nelle zone di conflitto non sono solo i gruppi armati ma anche bande di criminali a dedicarsi alla tratta di persone che fuggono dai pericoli e dalle persecuzioni politiche e religiose : «Le popolazioni sfollate con la forza sono l’obiettivo dei trafficanti, in particolare i rifugiati siriani e irakeni gli afghani e i rohingyas». L’Unodc evidenzia che «Le circostanze generate o esacerbate dai conflitti armati, quali i profughi, la debolezza dello stato di diritto, le difficoltà socio-economiche, la frammentazione sociale e la divisione delle famiglie, aumentano la vulnerabilità delle persone».
Le rapporto dimostra anche che «Il 70% delle vittime individuate nel mondo della tratta sono donne. Circa la metà sono donne adulte, mentre le ragazze rappresentano un quinto di tutte le vittime e la loro quota totale è in aumento». La principale funzione della tratta è lo sfruttamento sessuale (circa il 59%) mentre il lavoro forzato rappresenta circa il 34% di tutti i casi scoperti.
Per quanto riguarda I bambini, il rapporto dice che le tendenze sembrano leggermente diverse: «Se i ragazzi sono principalmente vittime della tratta a fini di lavoro forzato (50%), numerosi di loro sono anche vittime di sfruttamento sessuale (27%) e di ‘altre” forme di sfruttamento come la mendicità, i bambini soldatoe gli atti criminali forzati». Le ragazze vittime di tratta sono, nel 72% dei casi, sottoposte a sfruttamento sessuale e nel 21% dei casi a lavoro forzato.
Nel mondo vengono segnalate sempre più vittime della tratta e più condanne di trafficanti di carne umana : «Nel 2016, il numero delle vittime segnalate ha raggiunto oltre 24.000 e l’aumento di voittime trovate è stato più pronunciato nel continente americano e in alcune regioni dell’Asia».
Secondo lo studio, la quota di vittime nazionali, cioè le persone vittime della tratta nel loro stesso Paese, è più che raddoppiato, passando dal 27% del 2010 al 58% del 2016. La maggior parte delle vittime della tratta che sono state scoperte in un Paese straniero sono originarie dell’Asia orientale o dell’Africa subsahariana un fenomeno che può essere legato al grado elevato di impunità in queste regioni che sono spesso le zone di origine delle vittime della tratta.
Ma queste schiave e schiavi finiscono spesso nei Paesi più ricchi del mondo, vittime di ‘clienti’, padroni senza scrupoli e addirittura famiglie che riducono le domestiche in schiavitù. Nei Paesi europei la tratta per lo sfruttamento sessuale è la forma più diffusa mentre nell’Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente, il lavoro forzato è il principale fattore trainante del commercio di carne umana.
L’Unodc dice che per rispondere a questo commercio e sfruttamento di esseri umani occorre un’accresciuta cooperazione internazionale, che è il contrario di quanto sta facendo l’Italia con la Libia, dove i migranti e i profughi vengono lasciati in balia dei trafficanti di esseri umani, di aguzzini, torturatori, rapitori e violentatori travestiti da milizie, o addirittura da guardia costiera che “gestiscono” i migranti su vedette fornite e pagate da noi.
Il rapporto sulla tratta di esseri umani, pubblicato ogni due anni dall’Unodc , rafforza i legami tra la lotta contro il crimine e la realizzazione del Programma Onu per lo svluppo sostenibile ed è stato presentato a poche settimane dall’adozione del Patto mondiale per le migrazioni sicure, ordinate e regolamentate (al quale l’Italia non ha aderito) che rafforza il quadro giuridico internazionale esistente e sottolinea l’importanza cruciale del Protocollo delle Nazioni Unite contro la tratta delle persone.
Fedotov conclude con un filo di ottimismo: «Benché siamo lontani dal mettere fine all’impunità, gli sforzi internazionali e nazionali miranti ad applicare efficacemente il Protocollo contro la tratta delle persone hanno fatto la differenza. Nel corso degli ultimi 10 anni, la percentuale dei Paesi dove non è stata registrata nessuna condanna è passata dal 15% al 9% e tra il 2014 e il 2016 alcuni Paesi hanno registrato la loro prima condanna. Questo rapporto cheun filo di ottimismo dobbiamo rafforzare l’assistenza tecnica e la cooperazione, aiutare tutti i Paesi a proteggere le vittime e a portare i criminali di fronte alla giustizia e a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile».