La Tunisia deve fermare immediatamente l’incitamento all’odio e la violenza contro profughi e migranti
Allarme preventivo del CERD Onu contro il razzismo aizzato dal presidente della repubblica Kaïs Saïed
[5 Aprile 2023]
L’United Nations Committee on the Elimination of Racial Discrimination (CERD) ha avviato la procedura di allarme rapido e di azione urgente e ha a esortato le massime autorità tunisine a condannare pubblicamente e prendere le distanze dall’incitamento all’odio razzista da parte di politici e personaggi pubblici e privati. Il CERD – del quale la Tunisia è stato membro – si è detto allarmato per le dichiarazioni fatte dal presidente golpista della Tunisia, Kaïs Saïed, secondo il quale «L’arrivo di orde di migranti clandestini dai Paesi africani subsahariani» farebbe parte di «Un piano criminale per cambiare la composizione del panorama demografico della Tunisia» e sarebbe fonte di «Violenze, crimini e atti inaccettabili». Parole che ricalcano quel che la destra italiana dice dei tunisini (e dei subsahariani) che per il CERD «Vanno contro la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di Discriminazione razziale (“la Convenzione”), in particolare l’articolo 2 in cui gli Stati parti si impegnano a non intraprendere alcun atto o pratica di discriminazione razziale e a garantire che tutte le autorità pubbliche rispettino tale obbligo, e l’articolo 4 in base al quale gli Stati parti si impegnano a non consentire alle autorità pubbliche di incitare o incoraggiare la discriminazione razziale».
Di fronte alle violenze seguite alle dichiarazioni del Capo dello Stato tunisino, centinaia di migranti provenienti da Paesi come Costa d’Avorio, Mali, Guinea e Senegal hanno deciso di tornare nei loro Paesi d’origine o di fuggire verso l’Italia e l’Europa insieme ai giovani tunisini che scappano dalla miseria e dalla dittatura. Molti altri migranti e rifugiati subsahariani sono stati sgomberati con la forza dalle loro case o hanno perso il lavoro. Hanno quindi chiesto protezione e assistenza all’International Organization for Migration (IOM) e all’United Nations Refugee Agency (UNHCR). Anche il numero di detenzioni arbitrarie di migranti subsahariani è notevolmente aumentato in tutta la Tunisia dall’inizio di febbraio. Migranti e rifugiati continuano a essere detenuti, anche nel centro di detenzione amministrativa di Ouardia, dove alcuni sono detenuti illegalmente da più di 18 mesi.
La procedura di allarme rapido e di azione urgente del CERD prende soprattutto in considerazione «Situazioni che potrebbero degenerare in conflitti al fine di intraprendere azioni preventive appropriate per evitare violazioni su vasta scala dei diritti umani ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale» e infatti il CERD è anche molto preoccupato per le segnalazioni di «Un aumento dell’incitamento all’odio razziale o xenofobo sui social media e su alcuni media nel Paese nei confronti di migranti di sesso maschile e femminile provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana in Tunisia, inclusi incitamenti all’odio razzista da parte di cittadini e membri di alcuni Partiti politici, in particolare dopo le osservazioni del Capo dello Stato tunisino». Preoccupa anche che questa ondata di incitamento all’odio e di stigmatizzazione abbia portato ad «Atti di violenza e discriminazione razziale nei confronti di migranti provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana e cittadini neri tunisini, comprese aggressioni fisiche e sgomberi dalle loro case e dai loro posti di lavoro» e le segnalazioni di arresti arbitrari di migranti provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana, compresi donne, bambini e studenti, da parte di funzionari delle forze dell’ordine nell’ambito della campagna “Rafforzare il tessuto di sicurezza e ridurre il fenomeno della residenza illegale in Tunisia”. Il CERD accusa le forze dell’ordine tunisine di non rispettare tutte le garanzie procedurali richieste, «In particolare l’obbligo di notificare i motivi dell’arresto, il diritto di essere assistiti da un avvocato o dal proprio consolato e l’obbligo di far firmare i documenti nella lingua a loro comprensibile». Inoltre, aumentano le segnalazioni di atti di intimidazione nei confronti di attivisti e difensori dei diritti umani che difendono la causa dei migranti subsahariani.
Dopo aver ricordato alla Tunisia gli accordi internazionali che ha sottoscritto, il CERD «Chiede alle autorità dello Stato parte di garantire l’effettivo rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani assunti dalla Tunisia e, in particolare, quelli della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale» e di alle autorità tunisine e al Presidente della Repubblica Saïed di «Astenersi da qualsiasi discorso che contribuisca all’odio razzista e alla discriminazione razziale nei confronti dei migranti provenienti dai Paesi africani subsahariani, in Tunisia».
Chiede anche al presidente Saïed e il suo governo di «Condannare pubblicamente e di prendere le distanze dall’incitamento all’odio razzista da parte di attori politici, personaggi pubblici e privati, dei media e di altri attori privati, nonché di adottare tutte le misure necessarie per prevenire e combattere ogni forma di discriminazione razziale, in particolare l’incitamento all’odio contro i neri africani, incitamento all’odio razziale, violenza xenofoba e attacchi razzisti rivolti in particolare agli africani subsahariani e ai cittadini neri tunisini, nonché misure mirate a: 1. Garantire la protezione immediata ed efficace dei migranti sul suo territorio, in particolare dei migranti provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, nonché dei cittadini neri tunisini, contro qualsiasi violenza e incitamento all’odio di natura razzista e contro qualsiasi atto di discriminazione dei diritti garantito dalla Convenzione; 2. Porre immediatamente fine agli arresti e alle detenzioni collettive di questi migranti e rilasciare, senza indugio, coloro che sono detenuti arbitrariamente, in particolare donne e bambini; dare la possibilità a coloro che desiderano chiedere asilo; istituire un meccanismo nazionale per la determinazione dello status di rifugiato; e rispettare il principio di non respingimento; 3. Indagare sui casi di migranti che sono stati licenziati arbitrariamente dal lavoro o cacciati dall’alloggio e adottare misure per la loro riabilitazione; 4. Garantire la libertà di riunione e associazione, senza ostacoli, di attivisti e difensori dei diritti umani e migranti provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana e proteggerli da qualsiasi intimidazione o rappresaglia; 5 Garantire che tutti i discorsi di incitamento all’odio e la violenza razzista, compresi i discorsi delle autorità pubbliche e degli attori politici, siano indagati in modo diligente e indipendente e che gli autori siano perseguiti e puniti, ove appropriato, e che le vittime e le loro famiglie siano risarcite; 6. Monitorare e combattere la diffusione di incitamento all’odio razzista, anche su Internet e sui social media; 7. Garantire l’effettiva applicazione della legge n. 2018-50 del 23 ottobre 2018, relativa all’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, in particolare le disposizioni relative all’incitamento all’odio e alla violenza basati sulla discriminazione razziale; 8. Istituire la commissione nazionale responsabile della lotta alla discriminazione razziale prevista dalla legge n. 2018-50 e dotarla delle risorse umane, tecniche e finanziarie necessarie per il suo corretto funzionamento, anche per indagare sui casi di violenza e incitamento all’odio razzista; 9. Facilitare la capacità delle vittime, compresi i migranti dei Paesi dell’Africa subsahariana e i cittadini neri tunisini, di denunciare incitamento all’odio razzista e crimini di odio, anche online; 10. Formare la polizia, i pubblici ministeri e i giudici sui metodi appropriati per rilevare e registrare i crimini di odio razzista e l’incitamento all’odio, anche su Internet e sui social media, formare i rappresentanti dei media per combattere efficacemente il razzismo e il pregiudizio razziale e rafforzare le campagne di sensibilizzazione pubblica con l’obiettivo di promuovere la tolleranza tra i gruppi e la consapevolezza della diversità della società tunisina».
L’United Nations Committee on the Elimination of Racial Discrimination conclude il suo atto di accusa invitando lo Stato Tunisino ad avviare urgentemente «Un dialogo nazionale inclusivo sulla questione del razzismo e della discriminazione razziale in Tunisia al fine di sviluppare un’efficace strategia nazionale per combattere il razzismo e la discriminazione razziale».