L’Etiopia dichiara persona non grata 7 funzionari Onu, devono lasciare il Paese al più presto
L’Etiopia assedia e affama il Tigray per punire il TPLF di averla sconfitta sul terreno
[1 Ottobre 2021]
Ieri il ministero degli esteri etiope ha dichiarato in un tweet che a 5 membri dell’United Nations humanitarian affairs office (OCHA), inclusi alti dirigenti, al rappresentante dell’Unicef in Etiopia e al team leader dell’UN human rights office (OHCHR) è stato ordinato di lasciare il Paese entro 72 ore. Il tweet del ministero degli esteri affermava che l’Etiopia stava espellendo i funzionari Onu per una presunta «ingerenza negli affari interni del Paese».
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha commentato: «Sono rimasto scioccato dalle informazioni secondo cui il governo etiope ha dichiarato 7 funzionari delle Nazioni Unite, inclusi alti funzionari umanitari dell’Onu, come persona non grata. Tutte le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite sono guidate dai principi fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. In Etiopia, le Nazioni Unite stanno fornendo aiuti salvavita – tra cui cibo, medicine, acqua e forniture igienico-sanitarie – alle persone in disperato bisogno. Ho piena fiducia nel personale delle Nazioni Unite che si trova in Etiopia a svolgere questo lavoro. L’Onu è impegnata ad aiutare il popolo etiope che fa affidamento sull’assistenza umanitaria. Ora ci stiamo impegnando con il governo dell’Etiopia nella speranza che il personale delle Nazioni Unite interessato possa continuare il suo importante lavoro».
Dopo la sciagurate e fallimentare guerra punitiva lanciata dal premier etiopico contro il governo ribelle del Tigray People’s Liberation Front (TPLF), attualmente circa 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuto nelle regioni/Stato settentrionali di Tigray, Amhara e Afar. Intanto, il governo centrale etiope continua il blocco de facto del governo del Tigray e il coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu, Martin Griffiths, ha detto che «Dopo 11 mesi di conflitto e tre mesi di blocco di fatto, la crisi umanitaria nel Tigray è una spirale fuori controllo».
Dalla fine di giugno il governo di Addis Abeba ha impedito l’ingresso di forniture commerciali nel Tigray, causando gravi carenze di materie prime essenziali e un forte aumento dei prezzi. L’Onu avverte che «Sebbene i partner umanitari continuino a rispondere ai bisogni urgenti nell’area, gli stock e le risorse stanno per esaurirsi».
Segnalando che 400.000 persone vivono in condizioni simili alla carestia, Griffiths ha avvertito che «E’ probabile che la situazione peggiori molto prima di migliorare. I problemi stanno aumentando per i civili coinvolti nel conflitto, tra cui le locuste del deserto, un potenziale scarso raccolto, aiuti umanitari che non arrivano e combattimenti che si espandono nelle regioni limitrofe di Amhara e Afar».
Secondo ONG e Agenzie umanitarie dell’Onu, «la malnutrizione infantile è ora allo stesso livello di quando era iniziata la carestia in Somalia del 2011, con la consegna di aiuti – compreso il carburante – che nel Tigray, che rimane una sfida». Nell’ultima settimana, 79 camion che trasportavano aiuti sono arrivati in Tigray attraverso il corridoio Semera-Abala-Mekelle, portandoa 606 il totale di camion umanitari che sono entrati in Tigray dal 12 luglio.
Il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric, ha ricordato durante un briefing con la stampa: che «Come abbiamo detto molte volte, ciò di cui abbiamo bisogno è che 100 camion entrino nel Tigray ogni giorno. Quindi siamo molto al di sotto di tale obiettivo. I camion che trasportano carburante e forniture mediche non possono entrare nel Tigray e stanno aspettando ad Afar per recarsi a Mekelle».
Tutto questo avviene in un Paese che è stato colonia italiana e la capitale del Tigray che l’Etiopia sta assediando e affamando, Mekelle, è la Macallè che i fascisti conquistarono sanguinariamente nel 1935 per costruire un effimero impero di cartapesta che, a quanto pare, abbiamo eliminato anche dai nostri ricordi e dalle nostre responsabilità.