Rispetto a oggi si prevede anche un raddoppio del numero di persone con più di 60 anni
L’Onu ritocca ancora le stime, la popolazione mondiale arriverà a 9,8 miliardi nel 2050
Secondo il World population prospects 2017 ci saranno 100 milioni di persone rispetto a quanto stimato nel rapporto del 2015
[28 Giugno 2017]
Il World Population Prospects (Prospetto della popolazione mondiale) viene elaborato ogni due anni dalla Divisione per la popolazione del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite e fornisce stime e proiezioni relative alla situazione demografica mondiale.
L’edizione del 2017 è stata pubblicata il 21 giugno e ha messo in evidenza dati numerici in crescita rispetto ai pronostici del 2015. Se questi ultimi indicavano che saremmo stati 8,5 miliardi nel 2030, le stime attuali parlano di 8,6 miliardi, mentre nel 2050 si passa dai 9,7 stimati nel 2015 ai 9,8 miliardi delle ultime previsioni. Le due successive edizioni concordano invece sul dato relativo al 2100: saranno 11, 2 miliardi le persone sulla terra.
Sono quindi circa 83 milioni gli individui che si aggiungono alla popolazione mondiale ogni anno, e secondo l’Onu anche se i livelli di fertilità continueranno a diminuire, la popolazione seguiterà ad aumentare.
È soprattutto la crescita demografica di alcuni Paesi a determinare questi risultati. Basti pensare che se al momento la Cina e l’India contano rispettivamente 1,4 e 1,3 miliardi di abitanti (rappresentando il 19% e il 18% della popolazione mondiale), nel giro di circa sette anni si prevede che la popolazione indiana supererà quella cinese.
E tra i dieci Paesi più popolosi del mondo è la Nigeria, attualmente al settimo posto per numero di abitanti, a crescere più velocemente. Le stime dell’Onu indicano che, a ridosso del 2050, la popolazione nigeriana supererà quella degli Stati Uniti, portando il Paese al terzo posto della classifica dei Paesi per numero di abitanti.
Ci sono poi il Congo, il Pakistan, l’Etiopia, la Tanzania, gli Usa, l’Uganda e l’Indonesia: insieme a India e Nigeria, sono questi i Paesi in cui l’Onu stima che si concentrerà il 50% della crescita demografica mondiale dal 2017 al 2050.
Eppure negli ultimi anni la fecondità è diminuita in quasi tutte le regioni del mondo. Anche in Africa, dove i livelli di fertilità sono sempre stati tra i più alti, il tasso è sceso dalle 5,1 nascite per donna del periodo 2000-2005 alle 4,7 nascite del periodo 2010-2015. A rappresentare un’eccezione a questo trend è l’Europa, dove il tasso di fecondità è aumentato tra i due periodi, passando dalle 1,4 nascite alle 1,6 per donna.
Se da una parte la riduzione dei livelli di fecondità frena la crescita demografica, dall’altra implica che la popolazione mondiale è sempre più vecchia. Rispetto al 2017, infatti, si prevede un raddoppiamento del numero di persone con più di 60 anni entro il 2050. Passeremo quindi dai 962 milioni di over-60 nel 2017 ai 2,1 miliardi nel 2050 e 3,1 miliardi nel 2100.
Contribuisce a questi dati anche il miglioramento delle aspettative di vita. A livello globale, si è passati dai 65 anni di vita per gli uomini e 69 per le donne nel periodo 2000-2005 ai 69 anni per gli uomini e 73 per le donne nel periodo 2010-2015.
L’Onu presenta quindi un quadro globale difficile per i governi che intendono implementare l’Agenda 2030: la concentrazione della crescita demografica nei Paesi più poveri sfida molti Obiettivi di sviluppo sostenibile, primi tra tutti quelli relativi a povertà e fame, educazione e riduzione delle disuguaglianze. Anche l’invecchiamento della popolazione può avere profondi effetti sulle società, ponendo pressioni fiscali e politiche su questioni come l’assistenza sanitaria, le pensioni e i sistemi di protezione sociale.
di Lucilla Persichetti, ASviS – Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile