Magliette rosse per Goletta Verde a Pozzallo: per un Mediterraneo di pace e un’Europa dei diritti
«Sostegno alle Ong che salvano vite umane, accoglienza per chi fugge da conflitti o disastri causati spesso dall’Occidente, corridoi umanitari e canali di accesso legali, le uniche vie possibili per fermare le morti in mare e nel deserto»
[17 Luglio 2018]
Oggi in piazza a Pozzallo, in Sicilia, l’equipaggio di Goletta Verde ha indossato le magliette rosse per «esprimere solidarietà alle Ong attive nei soccorsi in mare, per auspicare un Mediterraneo di pace e accoglienza nei confronti di persone che fuggono dai loro Paesi per tensioni e conflitti causati dall’accaparramento di materie prime e fonti energetiche da parte dell’Occidente o di carestie e danni causati dai cambiamenti climatici. Ma anche per chiedere corridoi umanitari e canali di accesso legali per i migranti. Sono queste le uniche vie possibili per fermare le morti in mare e nel deserto, per non criminalizzare chi scappa dalla guerra o dalla povertà e nemmeno chi li aiuta».
E’ la risposta del Cigno Verde alla politica sui migranti e sull’accoglienza che sta cercando di portare avanti il ministro dell’interno Matteo Salvini e il presidente di Legambiente Stefano Ciafani sottolinea: «Durante il viaggio di Goletta Verde in Sicilia abbiamo denunciato con dati e storie i gravi problemi della cementificazione delle coste, dell’erosione costiera, della mancata depurazione dei reflui fognari, dell’emergenza rifiuti e dell’usa e getta che alimenta il marine litter. Queste sono le vere minacce per il nostro mare di cui non si parla con la dovuta enfasi, contrariamente a quanto si sta facendo su una presunta emergenza, quella dei migranti, assolutamente non fondata sui numeri. Per affrontare seriamente il problema delle migrazioni più in generale non si può prescindere da politiche di solidarietà, buona accoglienza e dai corridoi umanitari, superando le politiche disumane del ministro Salvini che fanno seguito agli errori dei governi precedenti. La Convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme internazionali sul soccorso marittimo impongono che le persone soccorse in mare debbano essere sbarcate nel primo porto sicuro sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. I porti libici non possono in alcun modo essere considerati porti sicuri, considerata la profonda instabilità politica, la situazione economica del Paese e le condizioni disumane in cui i migranti vengono detenuti nei campi libici. Esistono le regole della Guardia Costiera e le inviolabili leggi del mare per cui salvare vite non può essere considerato un reato, mentre i respingimenti in mare sono vietati, così come le espulsioni collettive. Sulla pelle di migliaia di bambini, donne e uomini che vengono torturati nei campi libici e muoiono in mare si sta giocando una partita politica davvero disumana. E noi non ci stiamo».
Oggi più che mai Goletta Verde di Legambiente si schiera a fianco delle Ong che compiono soccorsi nel Mediterraneo e l’incontro organizzato insieme al sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna e alle altre associazioni, tra cui Medici Senza Frontiere, SOS Méditerranée, Medici per i Diritti Umani, Deade e Tutti i colori della vita «vuole essere un momento di confronto con i cittadini, per parlare di storie, persone e numeri reali, e del legittimo sospetto che dopo il reato di clandestinità, inventato dall’ex ministro Maroni, si stia configurando un nuovo e inaccettabile reato di solidarietà. Basta gettare discredito sul prezioso lavoro delle ONG e su un loro presunto legame con gli scafisti, non suffragato da alcuna prova, visti gli esiti delle indagini giudiziarie, mentre non ci si preoccupa dei rapporti tra la “Guardia Costiera Libica”, che l’Italia continua a finanziare, e le milizie locali che detengono i migranti in condizioni inumane e gestiscono il traffico di esseri umani».
Secondo i dati di Medici Senza Frontiere, «sono oltre 600 le persone, tra cui neonati e bambini, annegate o disperse nel Mediterraneo nel corso dell’ultimo mese, da quando le barche delle ong non possono più soccorrerle. La metà di tutte le morti in mare dall’inizio del 2018». Anche l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati ha denunciato l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo quest’anno: «nel 2017, una vittima ogni 38 persone che si avventurano in mare; nel 2018, una vittima ogni 7» e ribadito che «la Libia non può essere considerato un porto sicuro».
A Legambiente dicono che «L’incontro organizzato oggi a Pozzallo è anche l’occasione per rilanciare e diffondere la raccolta firme per Welcoming Europe, l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) rivolta alla Commissione europea con lo scopo di avviare una procedura legislativa relativa a tre obiettivi fondamentali: la decriminalizzazione della solidarietà, la creazione di passaggi sicuri per i rifugiati, la protezione delle vittime di abusi e violazioni e la garanzia di accesso alla giustizia. Welcoming Europe è stata lanciata in 18 paesi dell’Unione per affermare la volontà di tanti cittadini che, di fronte al fallimento dei governi nel gestire i flussi migratori, chiedono un’Europa che non volti le spalle al Mediterraneo e ai problemi di chi è costretto a scappare da guerre e territori pericolosi e invivibili. E ritengono che la battaglia vada fatta, anche e soprattutto, sul terreno del diritto, per un impegno collettivo e condiviso a livello europeo, impegno che ovviamente non potrà mai arrivare se l’Italia continuerà ad appoggiare quei Paesi, come il gruppo di Visegrad, che per primi si rifiutano di accettare anche un solo migrante sul proprio territorio, scaricando tutto il peso sui Paesi di prima accoglienza come il nostro e la Grecia».