Michelle Bachelet: «I piani di annessione della Palestina di Israele sono illegali e disastrosi per il Medio Oriente»
«Le onde d'urto dell'annessione dureranno per decenni»
[30 Giugno 2020]
L’United Nations High Commissioner for Human Rights (Unhchr) ha avvertito Israele di «non procedere lungo il pericoloso percorso dell’annessione di una fascia di territorio palestinese occupato» e ha sollecitato il governo di destra israeliano ad «ascoltare i propri ex alti funzionari insieme alla moltitudine di voci in tutto il mondo».
La ex presidente cilena e attuale capo dell’Unhchr, Michelle Bachelet, ha ribadito che «L’annessione è illegale. Qualsiasi annessione. Che si tratti del 30% o del 5% della Cisgiordania. Avrebbe un impatto disastroso sui diritti umani in tutto il Medio Oriente. Se Israele va avanti, le onde d’urto dureranno per decenni». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il suo governo prevede di annettere gran parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano dal 1° luglio. I palestinesi ritengono che l’area in questione coprirà oltre il 30% della Cisgiordania.
In risposta al suo annuncio, l’Autorità Palestinese ha affermato che non è più vincolata da tutti gli accordi con Israele, compresi quelli relativi alla sicurezza.
Pur riconoscendo che «Le conseguenze precise dell’annessione non possono essere previste», la Bachelet ha evidenziato che «E’ probabile che siano disastrose per i palestinesi, per Israele stesso e per la regione in generale».
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, forte dell’appoggio del presidente Usa Donald Trump, ha fissato per domani, primo luglio, la potenziale data per annettere unilateralmente a Israele parti della Cisgiordania occupata, mentre i palestinesi avvertono che torneranno a fare resistenza, anche armata.
Secondo InfoPal, «Le fazioni ed entità nazionali ed islamiche di Gaza hanno raggiunto domenica un accordo su un documento che delinea un piano nazionale unificato d’azione per far fronte all’”Affare del Secolo” degli Stati Uniti. Il piano consiste nell’attivare una resistenza ampia per far fronte al piano statunitense, invitando le persone a prendere parte ad una giornata di protesta che avverrà il 1° luglio, oltre ad unirsi ad una grande attività congiunta con la partecipazione di tutte le fazioni di Gaza.
Le fazioni hanno confermato, durante una dichiarazione rilasciata alla fine dell’incontro soprannominato “Uniti contro la decisione di annessione e l’Accordo del Secolo”, la messa in pratica immediata delle decisioni del PNC e del PCC per la revoca del riconoscimento dell’occupazione ed il ritiro dagli Accordi di Oslo, compresi i suoi obblighi in questione di sicurezza, politica ed economia e tutto ciò che ne deriva.
La dichiarazione delle fazioni ha richiesto una riunione urgente per concordare una decisione unificata per fermare l’annessione e per lanciare una campagna nazionale per affrontare i piani della proposta USA. Questa campagna può comportare la formazione di comitati di protezione e di risposta».
Il 29 giugno il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato un appello a Israele perché blocchi il suo piano di annessione della Cisgiordania, sottolineando che «Quest’atto costituirebbe una violazione molto grave del diritto internazionale» e ha espresso la speranza di «nuovi negoziati, con l’obiettivo finale della soluzione a due stati proposta da tempo».
Il 28 giugno, migliaia di palestinesi si erano radunati nella Valle del Giordano per protestare contro la minaccia israeliana di esproprio di altre terre palestinesi.
La Bachelet ha citato l’appello del segretario generale dell’Onu a Israele perché abbandoni Il i suoi piani di annessione, dicendo che lo sostiene «al cento per cento». Secondo la Bachelet il tentativo di Israele di trasformare quel che resta dei territori palestinesi in piccoli bantustan scollegati tra loro «Non solo danneggerebbe seriamente gli sforzi di pace, ma potrebbe anche, blindare, perpetuare e accrescere ulteriormente le gravi violazioni dei diritti umani, che hanno caratterizzato il conflitto per decenni».
L’Onu fa notare che «Man mano che i centri abitati diventeranno enclavi, oltre a limitare i movimenti, importanti appezzamenti di terra privata potrebbero essere espropriati illegalmente o diventare inaccessibili ai palestinesi per coltivare terreni di loro proprietà legale. Inoltre, i palestinesi che vivono nella zona annessa avrebbero maggiori difficoltà ad accedere a servizi essenziali come l’istruzione e la salute e anche l’accesso umanitario potrebbe essere ostacolato. I palestinesi subirebbero una pressione ancora maggiore per uscire dalla zona annessa e intere comunità che attualmente non sono riconosciute sotto il regime di pianificazione israeliano, sarebbero ad alto rischio di trasferimento forzato. E i palestinesi al di fuori della zona annessa rischiano di vedere interrotto il loro accesso alle risorse naturali, la possibilità di crescita naturale e persino vedere fortemente limitata la possibilità di lasciare e tornare nel proprio Paese. Nel frattempo, gli insediamenti (israeliani, ndr), che sono già una chiara violazione del diritto internazionale, si espanderanno quasi sicuramente, aumentando l’attrito esistente tra le due comunità».
La Bachelet ha definito la situazione «Un mix altamente combustibile» e ha espresso «profonda preoccupazione per il fatto che anche la forma più minimalista di annessione, porterebbe ad un aumento della violenza e della perdita della vita, con l’erezione di muri, il dispiegamento di forze di sicurezza e le due popolazioni portate più vicine. L’attuale sistema di legislativo a due livelli nello stesso territorio verrà incorporato, con conseguenze devastanti sulla vita dei palestinesi che hanno poco o nessun accesso all’assistenza legale. In base alla legge internazionale sui diritti umani o umanitari, l’annessione illegale non cambierebbe gli obblighi di Israele come potenza occupante. Invece, danneggerà gravemente la prospettiva di una soluzione a due Stati, minaccerebbe le possibilità di un rinnovo dei negoziati e perpetuerà le gravi violazioni esistenti dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario a cui assistiamo oggi».
Una posizione condivisa da Kevin Jon Heller, professore di diritto internazionale all’ università di Amsterdam e all’Australian National University, che in un’itervista ad Al Jazeera ha detto che «Qualsiasi espropriazione dei Territori palestinesi da parte di Israele sarebbe una chiara e fondamentale violazione del diritto internazionale, la quale proibisce l’annessione dei territori presi con la forza».
Recentemente, centinaia di giuristi hanno firmato una lettera aperta che condanna le intenzioni israeliane di annettere il territorio palestinese in Cisgiordania, definendola come «Una flagrante violazione delle regole fondamentali del diritto internazionale che costituirebbe anche una grave minaccia alla stabilità internazionale in una regione già instabile».
Concludendo, l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu ha sostenuto che «Le onde d’urto dell’annessione dureranno per decenni e saranno estremamente dannose per Israele e per i palestinesi. Tuttavia c’è ancora tempo per invertire questa decisione».