Nel mondo 82,4 milioni di profughi nel 2020, il 4% in più del 2019
Unhcr: i leader mondiali agiscano per fermare la crescita del numero di persone che fuggono dalle guerre
[18 Giugno 2021]
Mentre in Italia torna l’ormai ciclica polemica sull’arrivo di rifugiati, profughi e migranti nel nostro Paese, oggi L’United Nations high commissioner for refugees (Unhcr) spiega nuovamente che questo è dovuto non alla mancanza di maniere dure, come vorrebbe la destra italiana, ma al fatto che non vengono affrontate le ragioni vere di questi esodi. Infatti, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, «Esorta i leader mondiali a intensificare gli sforzi per promuovere la pace, la stabilità e la cooperazione, al fine di fermare e iniziare a invertire la tendenza che vede crescere il numero di persone costrette alla fuga da violenza e persecuzione da quasi dieci anni».
Il nuovo Global Trends report dell’Unhcr, pubblicato parallelamente al Global Report annuale, che riporta i programmi e le attività dell’Unhcr per affrontare i bisogni di tutti coloro che sono costretti a fuggire, così come le popolazioni apolidi conosciute nel mondo, sottolinea che «Nonostante la pandemia, nel 2020 il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a quasi 82,4 milioni». Si tratta di un aumento del 4% cento rispetto alla cifra record di 79,5 milioni di persone in fuga toccata alla fine del 2019.
Il rapporto dimostra che «Alla fine del 2020 c’erano 20,7 milioni di rifugiati sotto mandato Unhcr, 5,7 milioni di rifugiati palestinesi e 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all’estero. 48 milioni di persone erano sfollate all’interno dei loro Paesi. Altri 4,1 milioni erano richiedenti asilo». Cifre drammatiche che ci dicono che, nonostante la pandemia e l’appello per un cessate il fuoco globale cdel segretario generale dell’Onu António Guterres, le guerre e guerriglie hanno continuato a costringere le persone ad abbandonare le loro case.
Presentando i rapporti, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha ricordato che «Dietro ogni numero c’è una persona costretta a lasciare la propria casa e una storia di fuga, di espropriazione e sofferenza. Meritano la nostra attenzione e il nostro sostegno non solo con gli aiuti umanitari, ma con soluzioni alla loro situazione. La Convenzione sui Rifugiati del 1951 e il Global Compact sui Rifugiati (mai firmato dall’Italia, ndr) forniscono il quadro giuridico e gli strumenti per rispondere ai movimenti forzati di popolazioni, ma abbiamo bisogno di una volontà politica assai più decisa per affrontare, in primo luogo, i conflitti e le persecuzioni che costringono le persone a fuggire».
E le cifre del rapporto smentiscono ancora una volta molti dei luoghi comuni che le forze politiche xenofobe e razziste diffondono sui rifugiati: «Le ragazze ed i ragazzi sotto i 18 anni rappresentano il 42% di tutte le persone costrette alla fuga. Sono particolarmente vulnerabili, specialmente quando le crisi continuano per anni. Nuove stime dell’Unhcr mostrano che quasi un milione di bambini sono nati rifugiati tra il 2018 e il 2020. Molti di loro potrebbero rimanere rifugiati ancora per molti anni». Grandi fa notare che «La tragedia di così tanti bambini che nascono in esilio dovrebbe essere una ragione sufficiente per adoperarsi molto di più per prevenire e porre fine ai conflitti e alla violenza».
E il trend è chiaro e non si può certo parlare di invasione dell’Europa o dell’Italia: Il 2020 è il nono anno di aumento ininterrotto dei movimenti forzati nel mondo. Oggi, l’1% della popolazione mondiale è in fuga e ci sono il doppio delle persone costrette ad abbandonare le proprie case rispetto al 2011, quando il totale era poco meno di 40 milioni.
Più di due terzi di tutte le persone che sono fuggite all’estero provengono da soli 5 paesi: Siria (6,7 milioni), Venezuela (4,0 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni) e Myanmar (1,1 milioni).
La stragrande maggioranza dei rifugiati del mondo – quasi 9 rifugiati su 10 (86%) – sono ospitati da Paesi vicini alle aree di crisi e da Paesi a basso e medio reddito. I Paesi meno sviluppati hanno dato asilo al 27% del totale.
Per il settimo anno consecutivo, la Turchia ha ospitato il numero più alto di rifugiati a livello mondiale (3,7 milioni di rifugiati), seguita da Colombia (1,7 milioni, compresi i venezuelani fuggiti all’estero), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni) e Germania (1,2 milioni).
Le domande di asilo in attesa a livello globale sono rimaste ai livelli del 2019 (4,1 milioni), ma gli Stati e l’Unhcr hanno registrato collettivamente circa 1,3 milioni di domande di asilo individuali, un milione in meno rispetto al 2019 (43% in meno).
Il rapporto rileva anche che, durante il picco della pandemia nel 2020, oltre 160 Paesi avevano chiuso le loro frontiere, con 99 Stati che non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione. Ma l’Unhcr evidenzia che «Eppure, con misure adeguate – come screening medici alle frontiere, certificazione sanitaria o quarantena temporanea all’arrivo, procedure di registrazione semplificate e colloqui a distanza – sempre più paesi hanno trovato il modo di garantire l’accesso all’asilo cercando, allo stesso tempo, di arginare la diffusione della pandemia».
Mentre la gente continuava a fuggire varcando i confini, altri milioni di persone sono state costrette alla fuga all’interno dei loro stessi Paesi: «Alimentato soprattutto dalle crisi in Etiopia, Sudan, paesi del Sahel, Mozambico, Yemen, Afghanistan e Colombia, il numero di sfollati interni è aumentato di oltre 2,3 milioni – spiega il rapporto Unhcr – Nel corso del 2020, circa 3,2 milioni di sfollati interni e solo 251.000 rifugiati sono tornati alle loro case: un calo rispettivamente del 40% e del 21% rispetto al 2019. Altri 33.800 rifugiati sono stati naturalizzati dai loro Paesi d’asilo».
E, mentre la destra italiana – smentita dai suoi stessi risultati quando è stata (ed è) al governo – promette che rispedirà indietro tutti i “clandestini” quella che emerge dallo studio è una situazione del tutto diversa: «Il reinsediamento dei rifugiati ha registrato un crollo drastico – l’anno scorso sono stati reinsediati solo 34.400 rifugiati, il livello più basso in 20 anni – una conseguenza del numero ridotto di posti messi a disposizione dagli stati per il reinsediamento e della pandemia».
Grandi non si fa impressionare dalla retorica sovranista e ribadisce che «Per trovare soluzioni adeguate occorre che i leader globali e le persone influenti mettano da parte le loro differenze, pongano fine a un approccio egoistico alla politica e si concentrino piuttosto sulla prevenzione e sulla risoluzione dei conflitti e sul rispetto dei diritti umani».