Petizione: stop alla vendita di armi italiane per la guerra nello Yemen

Save the Children: i sauditi e i loro alleati le usano contro i bambini

[25 Marzo 2019]

Save the Children ha lanciato una petizione online per fermare la vendita di armi italiane che l’Arabia saudita e i suoi alleati utilizzano per bombardare lo Yemen.

L’associazione umanitaria sottolinea che «Milioni di bambini stanno vivendo orrori indescrivibili a causa della guerra in Yemen. Colpiti per strada, bombardati mentre sono a scuola: sono bambini e bambine a cui è negata un’infanzia. Rimasti orfani, senza più una casa, senza più i propri cari. Tutto questo è inaccettabile.

Anche le bombe fabbricate in Italia e vendute alla Coalizione Saudita sono utilizzate in Yemen per colpire la popolazione, case, villaggi, aree civili».

La petizione rammenta che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione Italiana). Uccidere bambini in un conflitto è vietato dal diritto internazionale umanitario. La legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (legge 185/90) proibisce l’esportazione verso paesi che violano i diritti umani. Per proteggere i bambini in conflitto è quindi necessario e urgente fermare l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi e altro materiale militare alle parti in conflitto dove c’è il rischio che queste vengano utilizzate in attacchi illegali contro i bambini. Rapporti, foto e reportage realizzati in Yemen documentano che alcuni resti delle bombe esplose in zone civili, su case e villaggi in cui erano presenti famiglie con bambini, recavano il codice A4447 che riconduce ad una fabbrica di armi in Sardegna».

Come ben sanno i lettori di greenreport.it si tratta della  RWM Italia S.p.A. è una fabbrica di armamenti parte del conglomerato industriale tedesco della Rheinmetall. Save the Children  spiega che «La principale attività è la produzione di sistemi antimine, munizioni e testate di medio, grosso calibro. La compagnia ha sede legale a Ghedi, Brescia e stabilimento produttivo a Domusnovas, in provincia di Carbonia-Iglesias, in Sardegna. L’utilizzo di ordigni della serie MK da 500 a 2000 libbre di fabbricazione italiana da parte dell’aviazione saudita è confermato dal Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen, commissionato dall’Onu: dai documenti risulta l’impiego in due attacchi nel Settembre 2016 sulla capitale Sana’a di bombe inerti marchiate con il codice identificativo A4447, che contraddistingue i prodotti della RWM Italia. A questo si aggiunge il caso documentato da Mwatana, Rete Disarmo e ECCHR dell’8 ottobre 2016 in cui alle 3 del mattino una bomba di fabbricazione italiana è stata sganciata su un’abitazione civile occupata da una donna incinta, 4 bambini e il marito».

Per quanto riguarda l’esportazione di materiali bellici verso l’Arabia Saudita l’Italia è il terzo esportatore al mondo, «Quindi bloccando l’esportazione verso questo Paese si potrebbe generare davvero un cambiamento nella vita di tutti i bambini Yemeniti», dice Save the Children. Inoltre, ’Italia è nella top 10 dei produttori di armi, preceduta da grandi potenze mondiali come Usa, Russia, Cina, Francia e Germania. Ad oggi alcuni Paesi hanno già bloccato l’export di armi all’Arabia Saudita, tra questi: Austria; Belgio (parziale – ha revocato 4 licenze); Danimarca; Finlandia; Germania; Grecia; Norvegia e Svizzera.

Nella petizione si legge: «Chiediamo, quindi, che l’Italia fermi immediatamente l’esportazione di armamenti verso i paesi responsabili delle sei gravi violazioni dei diritti di minori in conflitto armato e che si faccia promotrice di un’iniziativa globale per fermare questo commercio sulla pelle dei bambini in Europa e nel mondo. Chiediamo al Ministro degli Affari Esteri di fermare immediatamente l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di materiali di armamento alla Coalizione Saudita, armi che uccidono i bambini yemeniti e che quando anche sopravvivono, distruggono il loro futuro. Unisciti a noi».
Le 6 gravi violazioni dei diritti di minori in conflitto armato citate da Save the Children sono:  Uccisione e mutilazione di bambini; Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati; Violenza sessuale contro i bambini; Attacchi contro scuole o ospedali; Impedimento dell’assistenza umanitaria ai bambini; Sequestro di bambini.

La petizione fa notare che «Un modo concreto per gli Stati di proteggere i bambini in conflitto è fermare l’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi e altro materiale militare alle parti in conflitto dove c’è il rischio che queste vengano utilizzate in attacchi illegali contro i bambini. Chiediamo, quindi, che l’Italia fermi immediatamente l’esportazione di armamenti verso i paesi responsabili delle sei gravi violazioni dei diritti di minori in conflitto armato  e di violazioni del diritto internazionale umanitario. La legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (legge 185/90) vieta già l’esportazione di armi verso Paesi che commettono violazioni dei diritti umani.

Save the Children si sta inoltre attivando a livello europeo e internazionale per fermare la vendita di armi alla coalizione saudita e a tutti coloro che si sono resi colpevoli di gravi violazioni dei diritti dei bambini in conflitto. In particolare facendo pressione affinché si adotti e si rispetti l’Arms Trade Treaty (il trattato internazionale sul commercio di armi) che obbliga gli Stati a fermare l’esportazione di materiali di armamento verso Paesi che minano la pace e la sicurezza internazionale o che abbiano commesso violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario, o gravi crimini contro donne e bambini.