Polinesia Francese: hanno vinto gli indipendentisti antinucleari di sinistra

Una vittoria che complica la strategia di Parigi nell'Indo-Pacifico

[2 Maggio 2023]

Il giorno prima di un turbolento primo maggio di protesta a Parigi e nelle altre città di Francia, il 30 aprile nella Polinesia Francese ha vinto per la prima volta le elezioni territoriali, dominando al secondo turno, il partito indipendentista, di sinistra e antinucleare, Tavini huiraatira di Oscar Temaru. Con il 44,29% dei voti gli indipendentisti si sono aggiudicati 38 dei 57 seggi (ne avevano 8) battendo due formazioni autonomiste di centro-destra. La lista del presidente uscente Edouard Fritch, fedelissimo del presidente francese Partito di Emmanuel Macron, si è fermata al  38,5%, la terza lista presente al ballottaggio, quella dell’ex vicepresidente autonomista Nuihau Laurey, ha ottenuto il 17,1% dei voti. E Macron probabilmente non avrà gradito molto, visto che il 27 luglio 2021  in  visita a Papeete, aveva avvertito i polinesiani: «Ecco la Francia.  Guai ai piccoli, agli isolati, a coloro che cadranno sotto l’influenza dei poteri egemonici». Evidentemente Macron pensava a quello che ha esplicitamente detto il 24 aprile la ministro degli Esteri Catherine Colonna, a bordo della fregata Prairial durante una sosta in Corea del Sud per raggiungere la Polinesia: «Con la seconda zona economica esclusiva (ZEE) al mondo e mezzi di sovranità permanenti chiamati ad essere rafforzati, non c’è bisogno di ricordare l’importanza strategica della regione». La Polinesia rappresenta quasi la metà degli 11 milioni di km2 della preziosa Zona economica esclusiva (ZEE) della Francia ed è da qui che la République esercita il suo «Potere stabilizzatore» nell’Indo-Pacifico. Da qui e dalla Caledonia Francese dove stanno fatocosamente riprendendo le discussioni sullo status dell’Arcipelago che la vittoria degli indipendentisti in Polinesia renderà ancora più problematiche.

E i due territori hanno molti legami e forse un destino in comune come nuove potenze del Pacifico. Il 26 aprile, intervistato da Polynésie la 1ère, Antony Géros, vicepresidente di Tavini huiraatira,  leader dell’ala indipendentista più radicale e deputato all’Assemblée nationale a Parigi, ha assicurato che «Dopo le elezioni, l’Onu chiederà alla Francia di aprire un dialogo sulla decolonizzazione». E per quanto riguarda l’asse indo-pacifico di Macron, il candidato capolista e prossimo presidente della Polinesia Francese, Moetai Brotherson – anche lui parlamentare all’Assemblée nationale  dove presiede la delegazione all’estero – ha sottolineato su TNTV: «Mi ricorda i giorni dei test nucleari. E’ ragion di stato? E’ questo nell’interesse della Francia per la Polinesia? Finché avremo legami con la Francia, vogliamo essere coinvolti. L’indipendenza dipenderà da un voto dei polinesiani, quel che ci è sconosciuto è la vita quotidiana di 193 Paesi. L’indipendenza è lo standard, non l’eccezione».

Con la maggioranza assoluta conquistata domenica  i separatisti potranno governare per la prima volta la comunità d’oltremare francese nel cuore del Sud Pacifico. della lista del secondo i risultati provvisori pubblicati dall’Alto Commissariato della Repubblica nella Polinesia Francese, i separatisti hanno ottenuto la maggioranza assoluta alla collectivité d’outre-mer, che consentirà loro di governarla per 5 anni in una posizione di forza contro lo Stato francese per negoziare un processo di decolonizzazione e un referendum sull’autodeterminazione.

Prima di doversi occupare delle gigantesche proteste del primo maggio, il ministro francese degli interni e dell’oltremare, Gérald Darmanin,  a twittato: «I polinesiani hanno votato per il cambiamento. Il governo prende atto di questa scelta democratica. Lavoreremo con la neoeletta maggioranza con impegno e rigore, per continuare a migliorare la vita quotidiana dei nostri concittadini polinesiani».

Il problema è che buona parte dei polinesiani non si considera francese e che, s< come spiega Le Monde, «Fritch e il governo uscente hanno pagato il prezzo della loro scarsa comunicazione durante l’epidemia di Covid-19, nonostante un bilancio economico piuttosto positivo, l’elevata inflazione sofferta dalla Polinesia nel 2022 (8,5%) viene attribuita all’ex presidente anche da parte dell’opinione pubblica, perché ha introdotto una nuova Iva per preservare la previdenza sociale locale».

La Polinesia gode di un ampio grado di autonomia all’interno della Repubblica francese ma, da quando nel 1977 è stato fondato il loro partito, i separatisti non hanno mai governato da soli. Questa volta, però hanno una maggioranza solida e autonoma e, a 78 anni, Oscar Temaru, ex presidente della Polinesia francese, ha coronato il suo sogno, mantenendo la presidenza del Tavini huiraatira  ma lasciando il posto alla presidenzadella collectivité d’outre-mer a Brotherson, e l’organizzazione del partito a  giovani come i deputati Steve Chailloux e Tematai Le Gayic.

Per Temaru è la più bella vittoria ma questo non significa che il suo ideale di indipendenza sia condiviso dalla maggioranza dei polinesiani. La campagna dei 6 partiti di opposizione al governo filo-Macron è stata impostata soprattutto sul “dégagisme” e il ringiovanimento della classe politica polinesiana. Il 71enne Fritch  è già stato ministro nel 1984, nel primo governo della Polinesia autonoma si era alleato con 42 sindaci (su 48 comuni) e ha presentato una lista di candidati anziani. Alcuni dei suoi compagni di avventura erano stati, come lui, in quasi tutti i governi per gli ultimi 40 anni, il Tavini huiraatira ha presentato candidati più giovani, come Moetai Brotherson (51 anni), Steve Chailloux (37) e Tematai Le Gayic (22), Già distanziato di quasi il 5% al primo turno, Fritch ha tentato una sorprendente alleanza con il 91enne Gaston Flosse, suo ex alleato per 30 anni, con il quale ha governato insieme fino alla prima condanna per ineleggibilità di  Flosse nel 2014 che ha permesso a Fritch di prendere il so il potere. Flosse divenne così un feroce oppositore di  Fritch  che è anche il suo ex genero e, da cantore dell’autonomia, nel 2020 diventò addirittura un sovranista. Ancora ineleggibile nel 2023, Flosse ha però spinto il suo partito a presentare una lista, che ha mancato di poco la qualificazione al ballottaggio.

Ora, arrivati ​​al potere in una collectivité d’outre-mer che godeva già di un’ampia autonomia, i separatisti possono sperare in una consultazione referendaria per l’indipendenza «Tra dieci-quindici anni», come ha detto Brotherson, che dovrebbe essere eletto presidente della Polinesia francese a metà maggio e che lavorerà alacremente perché questo avvenga, approfittando anche della crisi politica e sociale della “madre-patria” Francia.