Porto sicuro: l’Onu denuncia le continue espulsioni di richiedenti asilo dalla Libia

Mentre le elezioni si avvicinano, aumentano le accuse di schiavitù, abusi e violenze contro i migranti e i rifugiati africani

[13 Dicembre 2021]

I Paesi occidentali, diversi Stati Arabi e Russia e Turchia vorrebbero far credere, pur con diversi approcci e retropensieri egemonici, che le prossime elezioni parlamentari in Libia saranno una specie di panacea per questo Paese che non si è più rialzato dopo la caduta della dittatura di Gheddafi. Ma a riportare tutti con i piedi per terra – almeno chi fa finta di non vedere e sentire – ci ha pensato Rupert Colville,  portavoce dell’United Nations Office High Commissioner for Human Rights (OHCHR) che in un briefing con la stampa ha rivelato: «Siamo profondamente preoccupati per una serie continua di espulsioni forzate di richiedenti asilo e altri migranti in Libia, inclusi due grandi gruppi di sudanesi nell’ultimo mese, con un altro gruppo di 24 eritrei apparentemente a rischio imminente di trattamento simile».

Secondo le informazioni provenienti dal team dell’OHCHR in Libia, il 6 dicembre un gruppo di 18 sudanesi è stato espulso senza un giusto processo dopo essere stato trasferito dal centro di detenzione di Ganfouda a Bengasi al centro di detenzione di al-Kufra nel sud-est della Libia. D Si tratta di persone fuggite da un Paese nel quale recentemente c’è stato il secondo colpo di Stato militare in pochi anni e il governo ad interim libico – appoggiato, finanziato e armato anche dall’Italia – ha grosse responsabilità, visto che come denuncia Colville, «Entrambi i centri sono sotto il controllo del Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (DCIM) del ministero dell’interno». A quanto pare, i richiedenti asilo sudanesi sono stati trasportati attraverso il deserto del Sahara fino alla zona di confine tra Libia e Sudan scaricati lì senza nessuna assistenza.

L’HCHR ricorda che «Un mese prima, il 5 novembre, un altro gruppo di 19 sudanesi era stato deportato in Sudan, sempre da Ganfouda attraverso il centro di detenzione di al-Kufra. Negli ultimi mesi, anche altri migranti provenienti da Sudan, Eritrea, Somalia e Ciad, compresi bambini e donne incinte, sono stati arrestati e sono già stati espulsi o potrebbero esserlo in qualsiasi momento. Tali espulsioni di richiedenti asilo e altri migranti in cerca di sicurezza e dignità in Libia senza il giusto processo e le garanzie procedurali necessarie, violano il divieto di espulsioni collettive e il principio di non respingimento ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati».

Per esempio, lo staff OHCHR in Libia evidenzia che i sudanesi espulsi una settimana fa «Sono stati arrestati, detenuti ed espulsi arbitrariamente senza che fosse stata loro offerta una valutazione individuale delle loro circostanze e dei loro bisogni di protezione, come il rischio di persecuzione, tortura e maltrattamenti o altri danni irreparabili nel loro Paese d’origine. Non hanno avuto accesso all’assistenza legale e non hanno potuto contestare la legittimità del provvedimento di espulsione. Inoltre, durante il periodo di detenzione non hanno avuto accesso alle pertinenti organizzazioni delle Nazioni Unite, incluso l’Human Rights Service il Servizio per i diritti umani dell’United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL)».

Quello che preoccupa di più ora è la sorte di un gruppo di 24 eritrei che erano detenuti nello stesso centro di detenzione di Ganfouda e che si ritiene siano  a rischio di imminente espulsione. Colville  ha sottolineato che «Il 3 dicembre, siamo stati informati che, in uno schema che rispecchiava l’esperienza dei sudanesi espulsi, erano stati trasferiti al centro di detenzione di al-Kufra in preparazione della loro espulsione».

Il 25 novembre l’OHCHR ha pubblicato il rapporto “Unsafe and Undignified: The forced expulsion of migrants from Libya” nel quale evidenziava che «I richiedenti asilo e altri migranti in Libia sono abitualmente a rischio di espulsione arbitraria o collettiva dalle frontiere terrestri esterne della Libia in un maniera che non rispetta il divieto di espulsione collettiva e il principio di non respingimento» e Colville fa notare che «Inoltre, il rapporto documenta come «le espulsioni dalla Libia pongano spesso i migranti in situazioni estremamente vulnerabili, compresi lunghi e pericolosi viaggi di ritorno su veicoli sovraffollati attraverso tratti remoti del deserto del Sahara, uno dei deserti più aspri del mondo, senza adeguati dispositivi di sicurezza, cibo, acqua e cure mediche».

E, a proposito della Libia porto sicuro che ancora la destra italiana descrive come una favola nera, il portavoce dell’OHCHR lo descrive così: «Le persone espulse sono già sopravvissute a una serie di altre gravi violazioni e abusi dei diritti umani in Libia per mano di attori sia statali che non statali, tra cui detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, tratta, violenza sessuale, tortura e maltrattamenti. Chiediamo alle autorità di proteggere i diritti di tutti i migranti in Libia, indipendentemente dal loro status, di indagare su tutte le denunce di violazioni e abusi e di consegnare i colpevoli alla giustizia con processi equi. E chiediamo alla Libia di agire con urgenza per adempiere ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani, compreso il principio di non respingimento e il divieto di espulsioni collettive».  DE ce n’è anche per l’Italia e per gli aiuti che forniamo ai tagliagole che si s autodefiniscono guardia costiera libica: «Esortiamo inoltre la comunità internazionale a garantire la du diligence  nella fornitura di supporto operativo, finanziario e di sviluppo delle capacità al governo libico nelle aree della migrazione e della gestione delle frontiere, per garantire che questi sforzi non pregiudichino i diritti umani».

Colville ha concluso: «L’OHCHR chiede alle autorità di proteggere i diritti di tutti i migranti in Libia, indipendentemente dal loro status, di indagare su tutte le denunce di violazioni e abusi e di consegnare i colpevoli alla giustizia con processi equi. L’ufficio sta inoltre esortando la comunità internazionale a sostenere il governo libico nelle aree della migrazione e della gestione delle frontiere, per garantire che questi sforzi non pregiudichino i diritti umani».