Post terremoto in Siria e Turchia, Unhcr: livelli di privazione e disperazione mai visti
Commissione d'inchiesta Onu in Siria: ostacoli agli aiuti internazionali e crimini di guerra
[14 Marzo 2023]
Il terremoto che ha devastato il sud della Turchia e il nord della Siria è già scomparso dai telegiornali, ma nei due Paesi, il terremoto ha causato la morte di 54.000 persone e provocato distruzioni enormi in un’area abitata da oltre 23 milioni di persone, molte delle quali, durante 12 anni di guerra civile/internazionale, erano già state costrette a fuggire, sia all’interno della Siria sia oltre confine entrando in Turchia come rifugiati. Sono gli stessi che cercano di attraversare l’Egeo e lo Ionio in tempesta e che vanno a schiantarsi e a morire in spiagge come quella di Cutro.
A cercare di riportare il dramma turco-siriano sotto i riflettori dell’attenzione mediatica ci ha provato l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, che ha appena concluso una visita di 5 giorni nelle aree devastate dal terremoto, incontrando sopravvissuti, persone che hanno subito danni e operatori umanitari impegnati sul campo per garantire sostegno immediato alla popolazione colpita. Grandi ha commentato: «Il livello di distruzione e devastazione è scioccante e, in molte aree, lo scenario è apocalittico. A causa di quest’evento tragico e terribile, milioni di persone hanno subito perdite, ferite e traumi, e molte altre sono state costrette a fuggire».
Il capo dell’UNHCR ha sottolineato che «Le esigenze rilevate sul campo in entrambi i Paesi sono di elevata criticità ed è pertanto necessario assicurare maggiori risorse alle attività di risposta. Pur essendo di fondamentale importanza concepire e supportare misure a più lungo termine, è necessario garantire sempre più aiuti umanitari e risorse utili ad avviare una prima fase di ripresa, affinché le persone possano iniziare a ricostruire la propria vita e a sostentarsi.
In Turchia, l’Alto Commissario ha incontrato famiglie turche e siriane che hanno perduto tutto a causa del terremoto e che, ora, insieme ad altre migliaia di persone, sono accolte in un campo di alloggi container. In Siria, Grandi ha incontrato famiglie accolte all’interno di alloggi collettivi e che erano già state costrette a fuggire in più occasioni, prima dal conflitto che ha dilaniato il Paese e ora a causa del terremoto. L’UNHCR sottolinea che «La tragica condizione di queste persone chiarisce le enormi difficoltà causate da dodici anni di conflitto ai danni del popolo siriano e le distruzioni arrecate alle infrastrutture del Paese, quali servizi essenziali come l’approvvigionamento idrico e l’erogazione di corrente elettrica. Oltre il 90 per cento delle persone in Siria oggi vive al di sotto della soglia di povertà».
Grandi aggiunge: «Torno in Siria regolarmente da quasi 20 anni e, ovunque io sia stato, non ho mai assistito prima d’ora a questi livelli di privazione e disperazione. È inconcepibile che così tante persone siano state lasciate con così poco per così tanto tempo. E’ necessario assicurare loro tutto il sostegno a cui hanno diritto. Per noi, oggi, costituisce un imperativo umanitario intensificare le attività di assistenza e avviare la prima fase di ripresa in tutto il Paese. E’ di fondamentale importanza arrivare a tutti coloro che necessitano assistenza, ovunque si trovino».
L’Onu ha chiesto 1 miliardo di dollari per finanziare le attività di risposta umanitaria agli effetti del terremoto in Turchia e quasi 400 milioni di dollari per la Siria. Nell’ambito dei piani di risposta, la parte dell’UNHCR è pari a 201 milioni. L’appello dell’Onu è attualmente finanziato solamente al 12% per la Turchia e al 59% per la Siria. Passata l’emozione, spentisi i riflettori delle televisioni, ci stiamo scordando di milioni di persone che rischiano di andare a ingrossare le folle dei profughi che cerrcano s di scappare in Europa o quelle di chi, di fronte alla disperazione, va a rimpinguare le fila delle milizie jihadiste.
Intanto, la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta dell’Onu sulla Siria ha denunciato la lentezza degli aiuti umanitari dopo il terremoto e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta.
Secondo i tre inquirenti Onu, «La risposta ai recenti massicci terremoti è stata caratterizzata da ulteriori fallimenti che hanno ostacolato la consegna di aiuti urgenti e salvavita alla Siria nordoccidentale. Questi fallimenti hanno coinvolto il governo e le altre parti in conflitto, così come la comunità internazionale e le Nazioni Unite». La Commissione rimprovera ai vari attori di «Non essere riusciti a garantire un cessate il fuoco che avrebbe facilitato l’erogazione degli aiuti durante la prima settimana successiva al disastro. I siriani si sono sentiti abbandonati e trascurati da coloro che avrebbero dovuto proteggerli, nei loro momenti più disperati».
Il presidente della Commissione, Paulo Pinheiro, ha ricordato che «Molte voci si sono giustamente alzate per chiedere che si svolga un’indagine e che i responsabili siano ritenuti responsabili. I siriani hanno ora bisogno di un cessate il fuoco completo e pienamente rispettato, in modo che i civili, inclusi gli operatori umanitari, siano al sicuro», Intere comunità sono state distrutte e l’Onu stima che nella parte siriana dell’area colpita dal terremoto «Circa 5 milioni di persone abbiano bisogno di un riparo di base e di assistenza non alimentare. Anche prima dei terremoti del 6 febbraio, più di 15 milioni di siriani – più che mai dall’inizio del conflitto – avevano bisogno di aiuti umanitari».
Pinheiro denuncia che «Incomprensibilmente, a causa della crudeltà e del cinismo delle parti in conflitto, stiamo ora indagando su nuovi attacchi, anche in aree devastate dai terremoti. Questi includono l’attacco israeliano segnalato la scorsa settimana all’aeroporto internazionale di Aleppo, un punto di passaggio per gli aiuti umanitari».
Inoltre, gli investigatori Onu hanno denunciato che «Subito dopo il terremoto, il governo siriano ha impiegato un’intera settimana per consentire l’accesso transfrontaliero di aiuti vitali. Sia il governo che la Syrian National Army (SNA, milizie antigiovernative jihadiste filoturche, ndr) hanno bloccato gli aiuti transfrontalieri alle comunità colpite, mentre Hayat Tahrir al Sham (HTS – al-Qaeda in Siria, ndr) nella Siria nordoccidentale ha rifiutato gli aiuti transfrontalieri provenientida Damasco».
Una dei commissari, Hanny Megally, ha detto che «Attualmente stiamo indagando su diverse accuse secondo cui le parti in conflitto avrebbero deliberatamente ostacolato l’assistenza umanitaria alle comunità colpite».
Il rapporto della Commissione, preparato prima dei devastanti terremoti, fornisce una sintesi delle violazioni e degli abusi commessi contro i civili in Siria e sottolinea che «In generale, le parti in conflitto in Siria hanno commesso diffuse violazioni e abusi dei diritti umani nei mesi che hanno preceduto i terremoti più devastanti della regione in più di un secolo, continuando un modello decennale di fallimenti nella protezione dei civili siriani».
Nelle aree controllate dal governo sirialo, la Commissione ha riscontrato «Una crescente insicurezza a Dara’a, Suwayda’ e Hama, oltre a continui arresti arbitrari, torture, maltrattamenti e sparizioni forzate. Nel nord-ovest del Paese, i civili che vivono nelle zone colpite dal terremoto sono stati particolarmente esposti ad attacchi mortali nei mesi scorsi. A novembre, in un unico attacco indiscriminato, le forze governative hanno usato munizioni a grappolo per colpire campi di sfollati densamente popolati nel governatorato di Idlib, uccidendo 7 civili e ferendone almeno altri 60. Ad agosto, un altro attacco indiscriminato ha ucciso 16 civili e ne ha feriti 29 all’interno e nei dintorni di un affollato mercato di Al-Bab, a nord-est di Aleppo. Queste atrocità fanno parte di un modello consolidato di attacchi indiscriminati, che possono costituire crimini di Guerra».
Per I 3 commissari, nel nord-est della Siria, le Sirian Democratic Forces (SDF) a guida curda «Continuano a detenere illegalmente 56.000 persone, per lo più donne e bambini, sospettate di avere legami familiari con i combattenti di Daesh (Stato Islamico, ndr), nei campi di Al-Hawl e Roj, dove le condizioni continuano a peggiorare. La Commissione ha ragionevoli motivi per ritenere che le sofferenze inflitte a queste persone possano essere assimilate al crimine di guerra di lesione della dignità della persona, e chiede che vengano accelerati i rimpatri».
La Commissione presenterà la sua relazione al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il 21 marzo a Ginevra.