Prede di guerra: violenza sessuale sistematica e diffusa contro donne e ragazze sud-sudanesi
La violenza dei gruppi armati alimentata dall'impunità e dalla complicità delle autorità
[22 Marzo 2022]
Il rapporto “Conflict-related sexual violence against women and girls in South Sudan” della Commission on Human Rights in South Sudan dell’Onu descrive la vita infernale delle donne e ragazze del Sud Sudan: «Lo stupro diffuso viene perpetrato da tutti i gruppi armati in tutto il Paese, spesso come parte di tattiche militari di cui sono responsabili il governo e i leader militari, sia per la loro incapacità di prevenire questi atti, sia per la loro incapacità di punire le persone coinvolte».
La presidente della Commissione Onu, Yasmin Sooka, ha detto che «E’ scandaloso e del tutto inaccettabile che i corpi delle donne siano sistematicamente usati come bottino di guerra a questa scala. Un’azione urgente e dimostrabile da parte delle autorità è attesa da tempo e gli uomini sud-sudanesi devono smettere di considerare il corpo femminile come “territorio” da possedere, controllare e sfruttare».
Il rapporto di 48 pagine si basa su interviste condotte con vittime e testimoni nel corso di diversi anni e che descrivono dettagliatamente «Stupri di gruppo incredibilmente brutali e prolungati perpetrati contro di loro da più uomini, spesso mentre i loro mariti, genitori o figli sono stati costretti a guardare, incapaci di intervenire. Donne di tutte le età hanno raccontato di essere state violentate più volte mentre altre donne venivano violentate intorno a loro. Una donna violentata da 6 uomini ha detto di essere stata persino costretta a dire ai suoi assalitori che lo stupro le era piaciuto, oppure minacciavano di violentarla di nuovo. I traumi che ne derivano assicurano la completa distruzione del tessuto sociale».
Uno dei commissari, Andrew Clapham, sottolinea che «Chiunque legga i dettagli di questo orribile rapporto può solo iniziare a immaginare com’è la vita delle sopravvissute. Queste cifre sono purtroppo solo la punta dell’iceberg. Tutti, all’interno e all’esterno dei governi, dovrebbero pensare a cosa possono fare per prevenire ulteriori atti di violenza sessuale e per fornire cure adeguate alle sopravvissute».
Questo è il racconto brutale di una guerra civile e politica, moderna e tric bale nello stesso tempo, per il petrolio e per i pascoli, una guerra tra milizie che si dicono spesso cristiane e i cui capi sono andati dal Papa per impegnarsi a fare la pace con il Pontefice inginocchiato di fronte a loro. E’ una guerra fatta con i kalashnikov ed armi statunitensi, cinesi ed europee, è la guerra eterna che devasta anche l’Ucraina: « Le donne sud-sudanesi vengono aggredite fisicamente mentre vengono violentate sotto la minaccia delle armi, in genere trattenute dagli uomini mentre vengono maltrattate da altri – sottolinea il rapporto – Gli viene detto di non resistere minimamente e di non denunciare l’accaduto, altrimenti verranno uccise. Una donna ha descritto la sua amica essere stata violentata da un uomo nella foresta che poi ha detto che voleva continuare a “divertirsi” e l’ha violentata ulteriormente con un bastone di legna da ardere fino a farla morire dissanguata. Le ragazze adolescenti hanno descritto di essere state date per morte dai loro stupratori mentre sanguinavano fortemente. Il personale medico afferma che molte sopravvissute sono state violentate più volte nel corso della loro vita».
Il rapporto descrive donne che hanno avuto spesso figli a causa degli stupri e rileva che «In molti casi le sopravvissute hanno contratto infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l’HIV. Le donne sono state abbandonate da mariti e famiglie e lasciate nell’indigenza. Alcune di quelle violentate, durante la gravidanza hanno subito aborti spontanei. I mariti che cercano mogli e figlie rapite spesso passano anni senza conoscere il loro destino. Alcuni hanno appreso che erano state rapite da uomini di gruppi etnici rivali e costrette ad avere più figli: uno di questi uomini era così traumatizzato che voleva togliersi la vita».
La Commission on Human Rights in South Sudan ha riscontrato che «Questi attacchi non erano casuali incidenti opportunistici, ma di solito riguardavano soldati armati che davano la caccia a donne e ragazze. Gli stupri perpetrati durante gli attacchi ai villaggi sono sistematici e diffusi». E ha denunciato che «L’incapacità delle élite politiche di affrontare la riforma del settore della sicurezza e di provvedere ai bisogni fondamentali delle forze armate di tutte le parti, contribuisce a creare un ambiente permissivo in cui le donne sud-sudanesi sono considerate una moneta. L’impunità quasi universale per stupri e violenze sessuali rende altamente improbabile che gli autori siano mai ritenuti responsabili. Anche gli operatori umanitari, le donne attiviste e le organizzazioni della società civile che sostengono i sopravvissuti si trovano spesso nel mirino di gruppi armati».
Il rapporto individua nel governo del Sud Sudan l’organismo che «Ha l’obbligo principale di porre fine all’impunità per crimini gravi». La Commissione ha «preso atto delle recenti iniziative del governo per affrontare la violenza sessuale nei conflitti, compresa l’istituzione di un tribunale speciale e lo svolgimento di procedimenti giudiziari militari». La Commissione accoglie con favore queste misure, ma evidenzia che «Restano deplorevolmente inadeguate data l’entità e il numero dei reati. L’accordo di pace rivitalizzato del 2018, se pienamente rispettato, fornisce un quadro per affrontare le cause dei conflitti e della violenza sessuale. Ma gli aspetti chiave devono ancora essere implementati. Questi includono la riforma delle forze armate, il rafforzamento dei sistemi giudiziari, l’utilizzo delle entrate nazionali per fornire risorse ai servizi sanitari e l’attuazione di processi di giustizia di transizione».
La Commission on Human Rights in South Sudan ricorda che «Questi orribili crimini in conflitto si svolgono in un contesto di patriarcato e disuguaglianza di genere. La metà di tutte le donne sud-sudanesi si sposano quando hanno meno di 18 anni e il Paese ha il più alto tasso di mortalità materna a livello globale. La violenza sessuale e di genere è comune anche al di fuori dei conflitti, colpendo donne e ragazze in tutti i segmenti della società».
Uno dei commissari, Barney Afako, ha fatto notare che «E’ scandaloso che alti funzionari coinvolti nella violenza contro donne e ragazze, compresi ministri e governatori di gabinetto, non vengano immediatamente rimossi dall’incarico e ritenuti responsabili. Per affrontare questa violenza pervasiva nei conflitti e in altri contesti, coloro che ricoprono posizioni di comando e le altre autorità deve prontamente e pubblicamente adottare una politica di “tolleranza zero” nei confronti della violenza sessuale e di genere».
La Commission on Human Rights in South Sudan ha invitato le autorità del Sud Sudan ad adottare le misure necessarie per fermare la violenza sessuale contro donne e ragazze, affrontando l’impunità e le cause del conflitto e dell’insicurezza. Il rapporto si conclude con raccomandazioni su come affrontare la situazione.