Il candidato della destra non riconosce la sconfitta, WikiLeaks: ha legami finanziari con i paradisi fiscali

Ecuador, il nuovo presidente si chiama Lenín

La sinistra latinoamericana (e Assange) tira un sospiro di sollievo

[3 Aprile 2017]

Secondo gli ultimi dati disponibili, resi noti dal Consejo nacional electoral (Cne) Juan Pablo Pozo,  Lenín Moreno, dopo aver mancato la vittoria al primo turno per poche migliaia di voti,  ha vinto le elezioni presidenziali in Ecuador con il  51,07% dei voti contro il 48,93% del candidato della destra, il banchiere   Guillermo Lasso.

Si evita così uno scenario venezuelano al contrario: in Ecuador il primo tiurno delle elezioni aveva decretato una  maggioranza parlamentare per la sinistra del Movimiento Alianza País (in Venezuela la maggioranza parlamentare è di destra) e la vittoria del candidato della destra di Creo-Suma avrebbe reso difficilmente governabile il Paese, al contrario del VEnezuela dove è al potere un presidente Bolivariano che la destra maggioritaria in Parlamento vuole cacciare a tutti i costi.

Ma Lasso non ha preso per niente bene la sconfitta di misura e ha annunciato che impugnerà i risultati elettorali del secondo turno perché ci sarebbero state frodi elettorali e quello di Lenín Moreno sarebbe quindi un governo illegittimo.

A quanto pare alcuni militanti della destra avrebbero cercato di entrare nella sede del Consejo nacional electoral per contestare il conteggio dei voti e ci sarebbero stati sporadici scontri con la polizia che glielo ha impedito.

Proteste annunciate già da giorni prima delle elezioni, ma  Moreno sembra tranquillo e anche gli osservatori internazionali non denunciano irregolarità. Il nuovo presidente di sinistra dell’Ecuador ha detto: «Sarò il presidente di tutti e tutti voi dovrete aiutarmi. Quando terminerò il mio mandato potremo dire: abbiamo eradicato la denutrizione infantile, la crisi alimentare, la povertà estrema e la corruzione».

La vittoria del duo Lenín Moreno – Jorge Glas di Alianza País rappresenta la continuità della Revolución Ciudadana avviata nel 2007 dall’ormai ex presidente Rafael Correa che nell’ultimo periodo del suo mandato si è scontrato, anche per motivi ambientali e legati all’estrazione di risorse petrolifere e minerarie, con parte della sua base elettorale, alcune tribù indios che, per professando spesso un’ideologia comunitaria, anticapitalista e di condivisione e protezione  pubblica dei beni naturali, hanno finito per appoggiare la destra di fronte a quello che hanno ritenuto il “tradimento” di Correa.

Il punto centrale  del programma di governo di Lenín Moreno è il rafforzamento dell’educazione superiore e maggiori possibilità per i cittadini che cercano di fare ingresso nel sistema educativo. Una delle sue proposte più importanti in materia di istruzione è l’aumento e l’espansione delle borse di studio per giovani studenti e la gestione equa del sistema di gestione equa che le coordina. Invece, Guillermo Lasso aveva promesso tagli all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla sicurezza interna e alle forze armate.

Correa, che è stato molto attivo in campagna elettorale (e che è stato accusato dalla destra di ingerenza e propaganda di Stato) non nasconde la sua soddisfazione: «Grande notizia per la Patria Grande: la Revolución ha nuovamente trionfato in Ecuador. La destra sconfitta, nonostante i suoi milioni e la sua stampa».

Ma a tirare un sospiro  di sollievo sono tutti i leader della sinistra Latinoamericana che in Ecuador pone fine alla serie di sconfitte, riprende fiato rispetto alla tragica e confusa situazione del Venezuela e prepara uno possibile rivincita in Paraguay, dove la folla inferocita ha dato alle fiamme il Parlamento per impedire un nuovo golpe istituzionale della destra.   Fioccano le dichiarazioni su Twitter.

Secondo il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, «In Ecuador ha trionfato la Revolución Ciudadana. Complimenti Presidente Rafael Correa. Compagno Presidente Lenín Moreno vittoria eroica»

Molto soddisfatto anche il presidente boliviano Evo Morales Ayma: «Il popolo unito dell’Ecuador ha trionfato contro l’Impero e i suoi servi.  Complimenti fratello Lenín!»

La ex presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, nei guai per accuse di corruzione, ha detto  di essersi complimentata telefonicamente con «Il nuovo presidente eletto dell’Ecuador, compañero Lenín».

Il presidente di El Salvador Salvador Sanchez ha twittato: «Complimenti al compagno Lenín Moreno pel la vittoria ottenuta nelle elezioni Ecuador 2017».

Ma il riconoscimento internazionale della regolarità della vittoria della sinistra in Ecuador  arriva dal suo potente vicino e dal moderato presidente della  Colombia Juan Manuel Santos, che  ha telefonato a Lenín Moreno per complimentarsi per la sua vittoria. Moreano, nel primo discorso di fronte ai suoi sostenitori di Alianza Pais a Quito, ha espresso la solidarietà dell’Ecuador alla Colombia per la  tragedia de Monoa, dove una gigantesca valanga dovuta alla deforestazione e a un’urbanizzazione selvaggia ha provocato almeno 254 morti.

A tirare un sospiro di sollievo è anche il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, che con la vittoria di Moreno si assicura che continuerà la protezione che il governo ecuadoriano gli assicura da più di 4 anni. Assange, conosciuti i risultati delle elezioni presidenziali in Ecuador, ha scritto su Twitter: «Invito cordialmente il signor Lasso ad andarsene dall’Ecuador nei prossimi 30 giorni (con o senza i suoi milioni s offshore)». Assange si riferisce , alle nuove rivelazioni di WikiLeaks riguardanti i legami finanziari con i paraisi fiscali del candidato delle destre alla presidenza dell’Ecuador. In campagna elettorale Guillermo Lasso aveva promesso che, in caso di vittoria, avrebbe espulso Assange dall’ambasciate dell’Ecuador a Londra, dove vive dal 201\2 per evitare la sua estradizione in Svezia. Così Assange, accusato di molestie sessuali che nega, rende pan per focaccia a Lasso che gli aveva dato un mese di tempo per uscire dall’ambasciata.

Assange non dovrebbe avere nulla da temere da Moreno, che assumerà ufficialmente la carica di presidente dell’Ecuador il 24 maggio.