Promesse non mantenute nel Tigray: violenza sessuale diffusa e sistematica anche dopo la tregua
Rapporto: estese violenze sessuali legate al conflitto, spesso da parte di più autori, in violazione dell'accordo sulla cessazione delle ostilità
[28 Agosto 2023]
Secondo il rapporto “Broken Promises Conflict – Related Sexual Violence Before and After the Cessation of Hostilities Agreement in Tigray, Ethiopia”, pubblicato da Physicians for Human Rights (PHR) e Organization for Justice and Accountability in the Horn of Africa (OJAH), le forze armate eritree ed etiopi e le milizie etniche loro alleate avrebbero perpetrato molte violenze sessuali nella regione/stato ribelle del Tigray, anche nei mesi successivi alla firma dell’Accordo sulla cessazione delle ostilità (Cessation of Hostilities Agreement – CoHA) del novembre 2022.
Secondo affermato Sam Zarifi, direttore esecutivo di PHR, «La continua e diffusa violenza sessuale legata al conflitto che abbiamo documentato nel Tigray mostra l’urgente bisogno di aiuti, cure mediche e risarcimenti per i sopravvissuti. Queste brutali violazioni del diritto internazionale richiedono anche maggiori sforzi di responsabilità da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione africana, nonostante gli sforzi del governo etiope di bloccare il monitoraggio e la giustizia indipendenti».
Il terribile rapporto ha esaminato 304 cartelle cliniche di violenza sessuale legata al conflitto, selezionate casualmente e provenienti da diverse strutture sanitarie nel Tigray, rivelando »Dati diffusi e sistematici di violenza sessuale legata al conflitto perpetrata contro civili dall’inizio del conflitto, nel novembre 2020, fino a giugno 2023». Il rapporto è il primo a documentare la violenza sessuale legata al conflitto attraverso centinaia di cartelle cliniche che dimostrano che «Gravi violazioni continuano a essere perpetrate dopo la firma dell’accordo sulla cessazione delle ostilità da parte del governo dell’Etiopia e del Tigray People’s Liberation Front (TPLF)».
Le cartelle cliniche analizzate dai medici e dai ricercatori di PHR e OJAH dimostrano che:
La violenza sessuale legata al conflitto è in corso nel Tigray, anche in seguito all’accordo sulla cessazione delle ostilità del novembre 2022, in cui sia il governo dell’Etiopia che il TPLF hanno concordato di porre fine a tutte le forme di ostilità, compresa la violenza sessuale. 128 cartelle cliniche mostrano violenze sessuali legate al conflitto avvenute dopo il novembre 2022, quando è entrato in vigore l’accordo. Il 95% delle violenze sessuali legate al conflitto subite da minori di 18 anni si sono verificate dopo la firma dell’Accordo.
La violenza sessuale è stata spesso perpetrata da gruppi, a volte in prigonia e con armi. Nel 76% dei casi, la violenza sessuale è stata compiuta da più autori piuttosto che da un singolo individuo, suggerendo una tattica organizzata. 10 cartelle cliniche riportano la prigionia durante lo stupro da parte di più autori, in linea con la riduzione in schiavitù e la schiavitù sessuale. Diversi resoconti hanno anche descritto l’omicidio di membri della famiglia, compresi bambini, prima, durante o dopo lo stupro.
I sopravvissuti hanno identificato gli autori del reato come appartenenti in gran parte alle forze armate eritree o etiopi. Nel 66% dei casi, i sopravvissuti hanno identificato gli autori del reato come parlanti la lingua tigrigna, parlata sia in Eritrea che in Tigray. Il 30% dei casi riguardava autori identificati come parlanti amarico. Nel 96% dei casi gli autori dei reati sono stati identificati come appartenenti a gruppi militari e paramilitari. I sopravvissuti riferiscono – nel 99% dei casi – che gli autori del reato non erano loro noti prima dell’aggressione.
I sopravvissuti presentano gravi problemi di salute a causa della violenza sessuale legata al conflitto, ma devono affrontare ritardi nel denunciare e nel richiedere assistenza medica. Le cartelle cliniche descrivono gravi conseguenze fisiche e psicologiche della violenza sessuale legata al conflitto, sia a breve che a lungo termine, come disturbo da stress post-traumatico (13%), depressione (17%) e lesioni e disturbi degli organi riproduttivi (11%), tra cui incontinenza urinaria, incontinenza fecale, sanguinamento uterino anomalo, prolasso uterino, dolore pelvico cronico e fistole. I dati mostrano che in molti casi la violenza sessuale legata al conflitto può aver provocato una gravidanza (il 27% delle pazienti sottoposte a test di gravidanza al momento dell’esame era positivo) o la contrazione dell’HIV (l’11% delle pazienti sottoposte a test per l’HIV era positivo). E’ intercorso un periodo medio di 5 mesi tra l’abuso segnalato e la presentazione dei sopravvissuti presso le strutture sanitarie, riflettendo sia gli ostacoli all’assistenza sanitaria (ad esempio, conflitto in corso, accesso limitato alle strutture sanitarie, stigma) sia una probabile sottostima della violenza sessuale correlata al conflitto nella regione.
Le segnalazioni di violenza sessuale legata al conflitto in queste 304 cartelle cliniche colpiscono in stragrande maggioranza donne e ragazze, con sopravvissuti alla violenza sessuale legata al conflitto di età compresa tra gli o8 e i 69 anni. 21 casi di violenza sessuale legata al conflitto nel nostro campione hanno coinvolto bambini di età compresa tra gli 8 e i 17 anni. I modelli brutali di violenza sessuale contro i minori legati al conflitto erano simili a quelli vissuti dagli adulti, tra cui lo stupro da parte di più autori (57%), la schiavitù sessuale (5%) e le percosse (5%).
I ricercatori avvertono che «I 304 casi qui riportati rappresentano solo una piccola parte di tutti i casi reali di violenza sessuale legata al conflitto nel Tigray e probabilmente sottostimano le popolazioni vulnerabili, come uomini e ragazzi, e coloro che sono morti durante o dopo la violenza sessuale legata al conflitto. Le forze militari, probabilmente associate ai governi etiope ed eritreo e alle milizie armate – che secondo quanto riferito hanno operato in allineamento con le forze governative etiopi durante il periodo del conflitto 2020-2022 – sembrano aver perpetrato gravi violazioni dei diritti umani e commesso crimini atroci come crimini di guerra ( ad esempio, tortura e trattamenti umilianti o degradanti; stupro e violenza sessuale, schiavitù sessuale) e crimini contro l’umanità (ad esempio, persecuzione, tortura, riduzione in schiavitù e schiavitù sessuale, stupro) come definiti nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale».
Ranit Mishori, consulente medico senior di PHR e professore di medicina familiare alla Georgetown University School of Medicine, conferma: «Centinaia di cartelle cliniche anonime provenienti da strutture sanitarie del Tigray rivelano profonde sofferenze e danni umani, corroborando altre denunce di stupro e altre forme di violenza sessuale e suggerendo che la violenza sessuale viene utilizzata come tattica di guerra. Questa è una prova scientifica che non può essere ignorata o confutata. Queste violazioni hanno causato danni significativi ai sopravvissuti, rendendo necessario un urgente bisogno di supporto medico e psicosociale. Noi onoriamo la forza e la resilienza dei sopravvissuti le cui esperienze si riflettono in questi dati, e lodiamo il coraggio dei medici etiopi che forniscono cure salvavita e documentano le atrocità di fronte agli attacchi mirati».
Il rapporto è stato pubblicato, insieme a un commento dei coautori su The Lancet .
Frank Giezen, direttore esecutivo di OJAH, fa notare che «La tipologia degli incidenti e i profili degli autori indicano che gli episodi di violenza sessuale legati al conflitto sono stati diffusi e sistematici. I risultati di questa indagine sono in linea con i rapporti esistenti delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, sottolineando l’uso della violenza sessuale come arma di guerra contro le popolazioni civili nel Tigray. Ciò che è ancora più preoccupante è che queste atrocità continuano ad essere perpetrate in alcune aree della regione del Tigray, in Etiopia, mesi dopo l’accordo di cessazione delle ostilità».
Onu, organizzazioni per i diritti umani, università e giornalisti hanno documentato diffuse sofferenze da parte dei civili del Tigray e delle Regioni vicine, come sfollamenti, carestie, violenze e altre violazioni dei diritti umani, inclusa la violenza sessuale legata al conflitto tra il governo etiope e il TPLF iniziato nel novembre 2020. Si stima che nel Tigray 600.000 civili siano morti, sia per violenza diretta e omicidi, sia per violenza indiretta dovuta alla fame o alla mancanza di assistenza sanitaria. Per Zarifi, «I nostri risultati richiedono un monitoraggio e una documentazione indipendenti e costanti per garantire che i sopravvissuti possano denunciare in modo sicuro gli abusi subiti e raccogliere prove di responsabilità e giustizia in modo tempestivo. Tuttavia, tutti i segnali indicano che il principale meccanismo internazionale di responsabilità – l’United Nations International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia (ICHREE) verrà chiusa il mese prossimo di fronte alle pressioni del governo etiope e all’acquiescenza di Stati Uniti, Unione europea e altri Paesi e attori internazionali».
Sulla base dei dati presentati nel loro rapporto, PHR e OJAH formulano alcune raccomandazioni alla comunità internazionale, all’Etiopia, all’Eritrea e alle milizie etniche che hanno partecipato alla guerra nel Tigray: «1. Garantire e sostenere una documentazione imparziale e la responsabilità per le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini atroci che si sono verificati estendendo e rafforzando il mandato dell’ICHREE delle Nazioni Unite; 2. Garantire un monitoraggio illimitato, continuo, indipendente e imparziale e una rendicontazione sulla violenza sessuale in corso legata ai conflitti, compresa la situazione dei bambini e degli adolescenti; 3. Garantire un processo di giustizia di transizione credibile e di riferimento che risponda in modo significativo alle prospettive e ai bisogni dei sopravvissuti alle violazioni dei diritti umani, inclusa la violenza sessuale legata ai conflitti; 4. Facilitare l’accesso ai servizi di salute fisica e mentale e ad altre forme di riabilitazione per tutti i sopravvissuti alla violenza sessuale legata al conflitto, senza discriminazioni».