Quattordici anni di missioni militari italiane in Iraq: un disastro costato 2,6 miliardi di euro
I giovani irakeni: costruire un altro futuro, invece di portare ancora guerra e distruzione
[6 Giugno 2017]
Mentre in Iraq continua l’assedio di Mosul e la comunità internazionale attende la sconfitta militare dell’ Stato Islamico/Daesh, la società civile irachena teme che la battaglia finale contro il Califfato nero sia solo il preludio di una nuova guerra civile che rischia di essere ancora più sanguinosa, poiché permangono tutti i conflitti interni tra sunniti, sciiti e kurdi, Iraqi Social Forum, Un ponte per… e MIL€X ricordano che «Gli interventi militari non costruiscono la pace e seminano altra violenza».
Per questo hanno pubblicato il dossier “Iraq, Quattordici anni di missioni italiane” per riflettere sull’impegno militare italiano in Iraq, che ha portato a «una spesa complessiva di oltre 2,6 miliari di euro e diversi aspetti problematici dal punto di vista politico, operativo e umanitario, per capire quali potevano essere le alternative e suggerire altri tipi di interventi». che poi erano quelli proposti dall’imponente movimento per la pace che cercò di fermare l’ultima guerra irakena, fortemente voluta da George W. Bush e da Tony Blair . fino a diffondere le bufale sulle armi di distruzione di massa – che ha portato alla tragica situazione che viviamo oggi.
Il dossier curato da Fabio Alberti, Alfio Nicotra, Martina Pignatti, Enrico Piovesana e Francesco Vignarca, fa proprie le proposte dell’Iraqi Social Forum che sottolinea come con quella imponente cifra (per non parlare di quanto hanno speso gli statunitensi e gli altri loro alleati) si potrebbero potuti realizzare altri tipi di interventi di cooperazione e sviluppo.
Le due organizzazioni italiane ritengono il dossier sia «Una ricerca importante dal punto di vista della memoria storico-politica, della trasparenza economica, con notizie di attualità (dalle ultime operazioni segrete delle nostre forze speciali ai nuovi scandali che coinvolgono il governo italiano in Iraq) e sorprendenti proposte da parte dei giovani iracheni (come quella sullo sviluppo delle energie rinnovabili per sottrarre il loro Paese alla dipendenza petrolifera) che ci insegnano come basterebbe chiedere loro cosa vogliano per costruire un altro futuro, invece di portare ancora guerra e distruzione. Basterebbe ascoltare».