Dopo due f giorni di scontri, la legge è stata ritirata
Rivolta in Georgia per la legge “russa” contro gli agenti stranieri. La presidente si schiera con i manifestanti
Assalto al Parlamento con molotov e petardi, la polizia risponde con cannoni ad acqua, spay al peperoncino e pallottole di gomma
[9 Marzo 2023]
Alla fine, dopo due giorni di assalti al Parlamento e di durissimi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine la legge sugli agenti stranieri che era stata approvata il 7 marzo dalla maggioranza conservatrice al governo in Georgia è stata ritirata e la forza politica predominante “Sogno Georgiano” ha annunciato che «Da P artito responsabile di governo
abbiamo preso la decisione di ritirare senza condizioni la proposta di legge che avevamo sostenuto». Ma quello che si è visto in questi giorni in Georgia è un Paese in piena crisi di nervi e di identità, dove tutti accusano gli altri di essere filo-russi e dove forze esterne sembrano determinare la politica di un Paese che ha perso pezzi (Ossetia meridionale e Abkhazia) e che sceglie la sua classe dirigente tra stranieri, miliardari di ritorno e cleptomani fuggiaschi, ma che interessa molto dal punto geopolitico perchè è da lì che passano e potrebbero passare i flussi di petrolio e gas aggirando la Russia.
Una debolezza che è stata fatta deflaglare dal Khalkhis Dzala (Potere popolare), un movimento populista/sovranista fondato nell’agosto 2022 da 3 deputati e al quale hanno poi aderito altri 6 parlamentari dell’ala destra del partito di governo “Sogno georgiano – Georgia democratica”, che Il 29 dicembre 2022 ha presentato un disegno di legge che prevede la creazione di un registro per gli «agenti di influenza straniera» e che , «sarà introdotta la definizione di agente di influenza straniera» e «sarà assicurato il coinvolgimento diretto dello Stato in una serie di processi che prevedono il privilegio di persone fisiche o giuridiche con finanziamenti esteri».
Il 14 febbraio, il Khalkhis Dzala, i cui voti sono ormai necessari per la sopravvivenza del governo del premier liberal-conservatore Irakli Garibashvili, ha ottenuto da Sogno georgiano l’avvio della discussione di un disegno di legge sulle attività delle organizzazioni finanziate dall’estero che è stato subito chiamato “la legge russa” perché, come quella fatta approvare da Vladimir Putin qualche anno fa metterebbe le organizzazioni della società civile e ambientaliste in una posizione di vulnerabilità. Però, di fronte alle proteste montanti, la maggioranza di governo ha presentato due versioni del disegno di legge sugli agenti stranieri: una “georgiana” e una “americana”.
La versione “georgiana” prevedeva che alle organizzazioni senza scopo di lucro e ai media venisse affibbiato lo status di agente di influenza straniera se più del 20% delle loro entrate proveengono dall’estero e che queste organizzazioni devono sottoporsi alla registrazione obbligatoria e, se si rifiutano di farlo, saranno multate. Inoltre, il ministero della giustizia avrà il diritto di avviare un’indagine contro di loro.
La presentazione della versione “americana” suona come una beffa verso i molti oppositori che sventolano la bandiera statunitense come simbolo di libertà e anti-russo: infatti è la traduzione letterale in georgiano del Foreign Agents Registration Act (FARA) Usa approvato nel 1938 in funzione anticomunista e poi anti-nazista e che stabilisce la condizione di agente straniero non solo per i media e le organizzazioni non governative , ma anche per altre persone fisiche e giuridiche e che prevede che le le violazioni (ritardo o rifiuto della registrazione) sono soggette a sanzioni non solo amministrative, ma anche penali, con pene detentive fino a 5 anni.
Insomma, la destra georgiana ha più o meno detto: se non volete la versione “georgiana” che dite che è come la legge russa <vi diamo quella “americana” che è anche più dura. In realtà i man ifestanti diconmo che la nuova legge è in contrasto con la carta europea e quindi allontanerebbe ancora di più la Georgia dal processo di adesione all’Unione europea e comprometterebbe futuri aiuti finanziari Ue.
Il 7 marzo il parlamento georgiano ha approvato in prima lettura, con 76 voti a favore e 13 contrari su 150 deputati eletti, la bozza di legge “georgiana” e più che i voti sono saltate all’occhio le assenze: Sogno Georgiano avrebbe 90 parlamentari e l’opposizione di La Forza è nell’unità 36, gli altri 24 se li dividono le forze minori.
Dopo il voto sono cominciate proteste di massa. Migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale georgiana Tbilisi e hanno circondato il parlamento. Per disperdere i manifestanti, le forze dell’ordine hanno utilizzato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e spray al peperoncino e i manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov contro i poliziotti. Alla fine la polizia è riuscita a bloccare la strada che porta all’ingresso del palazzo del Parlamento. Diverse fonti rferiscono di diversi feriti tra poliziotti e manifestanti, mentre le persone arrestate sarebbero più di 60.
Poi i manifestanti hanno abbattuto le barriere metalliche e hanno tentato di irrompere nell’edificio del parlamento georgiano e la polizia ha nuovamente utilizzato i cannoni ad acqua respingendoli verso le strade secondarie e fuori dal viale principale. Secondo il ministero dell’interno georgiano, «66 persone sono state arrestate durante la manifestazione e 50 poliziotti sono rimasti feriti durante i disordini».
Mentre succedeva tutto questo, la presidente della Georgia, Salomé Nino Zourabichvili, una scrittrice ed ex politica e diplomatica francese naturalizzata georgiana, era in visita ufficiale negli Usa e si è schierata immediatamente con le proteste dichiarando da New York che «Coloro che manifestano contro la legge rappresentano una Georgia libera. Fin dal primo giorno dei dibattiti sulla legge, ho sostenuto che avrei posto il veto se fosse passata in Parlamento. Ci sarà un veto. Oggi, coloro che sostengono questa legge e coloro che hanno votato a favore di questa legge stanno violando la Costituzione. Ci stanno portando tutti fuori dall’Europa. Questa legge non serviva a nessuno, e non arriva da nessuna parte, se non per volere di Mosca. Non mi interessa la sua discussione articolo per articolo, la sua somiglianza con la vecchia legge americana, che sappiamo bene ha uno scopo completamente diverso. La costituzione georgiana dice che l’obbligo principale del governo è portare questo Paese nell’Unione Europea, per proteggere il percorso dell’integrazione europea. E la legge in questione ci sta portando tutti via dall’Europa».
La destra di Potere popolare ha risposto duramente sia alla presidente che ai manifestanti: «C’è solo una cosa con la quale possiamo opporci alla macchina delle pubbliche relazioni costruita sui falsi: con la nostra cultura, identità, religione, passato, eroi, percorreremo con dignità la strada europea e faremo grandi passi, questo sarà dimostrato dai fatti e tutti saranno smentiti questo atto».
Poi è intervenuto Irakli Kobakhidze, leader del partito al potere “Sogno Georgiano”, presidente del Parlamento georgiano, Vicepresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, professore all’università Statale di Tbilisi, ex Presidente della Commissione Costituzionale e autore dell’attuale Costituzione della Georgia citata dalla presidente Zourabichvili, che ha denunciato «Il tentativo dell’opposizione di ripristinare la “rivoluzione delle spie” che ha dato alla Georgia 9 anni antieuropei di torture, estorsioni, censura e perdita del 20% del territorio (l’Ossetia del sud occupata dalla Russia, ndr). Oggi, la società georgiana è abbastanza matura da non permettere una nuova rivoluzione da parte delle stesse spie o un ritorno al passato» e si è detto convinto che «Alla fine le passioni si placheranno e la nuova legge fornirà trasparenza su chi finanzia le organizzazioni estremiste impegnate nella propaganda bolscevica. Se non proteggiamo lo Stato dai piani delle spie, non solo non diventeremo membri dell’Unione Europea, ma perderemo anche la nostra sovranità».
La presidente Zourabichvili, ex ambasciatrice francese in Georgia, diventata cittadina georgiana – e ministro degli Esteri – dopo la “Rivoluzione delle rose” del 2003, sostenuta dagli Stati Uniti, ha quindi dato il via (o probabilmente acutizzato) a uno scontro istituzionale con il Parlamento e il governo di Garibashvili, accusato dalle opposizioni di aver vinto le elezioni del 2020 grazie ai brogli, tanto che al secondo turno l’opposizione della coalizione “La Forza è nell’Unità” egemonizzata dal Movimento Nazionale Unito, Georgia Europea e gli altri Partiti minori non hanno partecipato al secondo turno.
Poi, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, sorvolando sul FARA e dintorni, ha espresso la preoccupazione di Washington per l’approvazione del disegno di legge e ha detto in una conferenza stampa che «I manifestanti pacifici in Georgia hanno il diritto di riunirsi liberamente ed esprimere la loro posizione. Il nostro messaggio al popolo della Georgia, al governo della Georgia, al popolo e ai governi di tutto il mondo è che gli Stati Uniti stanno dalla parte di tutti coloro che esercitano pacificamente quello che è un diritto universale. Ed è un diritto universale dei popoli di tutto il mondo di unirsi, far sentire la loro voce, parlare liberamente, chiedere conto ai loro governi». Price ha definito il disegno di legge “georgiano – russo” «Una tremenda battuta d’arresto nelle aspirazioni del popolo georgiano e nella capacità degli Stati Uniti di continuare ad essere un partner del popolo georgiano» e non ha escluso la possibilità che i responsabili della repressione delle proteste in Georgia possano essere soggetti a sanzioni statunitensi.
L’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato: «Martedì il parlamento georgiano ha adottato in prima lettura la nuova legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”. Questo è uno sviluppo molto negativo per la Georgia e la sua gente. La legge nella sua forma attuale rischia di avere un effetto dissuasivo sulla società civile e sulle organizzazioni dei media, con conseguenze negative per i molti georgiani che beneficiano del loro lavoro. Questa legge è incompatibile con i valori e gli standard dell’Ue. Va contro l’obiettivo dichiarato della Georgia di aderire all’Unione europea, sostenuto da un’ampia maggioranza di cittadini georgiani. La sua adozione definitiva potrebbe avere gravi ripercussioni sulle nostre relazioni. L’Unione europea esorta la Georgia a mantenere il suo impegno a favore della promozione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani e ricorda il diritto delle persone alla protesta pacifica».
Era proprio quello che volevano sentirsi dire i manifestanti che ieri sera sono scesi nuovamente in piazza. Alle manifestazioni dell’8 marzo hanno partecipato anche numerosi studenti – molti con caschi e maschere antigas – e un movimento organizzato da donne e la forze dell’ordine li hanno accolti bersagliandoli con i cannoni ad acqua vicino al palazzo del parlamento, mentre la polizia antisommossa ha usato lo spray al peperoncino per allontanare chi voleva abbattere le barriere metalliche messe intorno al Parlamento. I manifestanti sono comunque riusciti a rompere alcune finestre del Parlamento e a sparaci dentro dei petardi, invitano intanto le forze dell’ordine a schierarsi dalla loro parte e cantano: “Georgia”. Successivamente, la polizia è riuscita ad allontanare la folla dal palazzo del Parlamento. Tuttavia, le proteste sono continuate per le strade di Tbilisi e un gruppo ha eretto barricate mentre gli agenti li bersagliavano con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Più di 70 persone sono state arrestate e alcune sono rimaste ferite
Ieri è nuovamente intervenuto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Price invitando alla calma: «Esortiamo il governo georgiano a rispettare la libertà di riunione pacifica e di protesta pacifica. Esortiamo tutte le parti a esercitare moderazione ed evitare qualsiasi escalation o azione violenta, nel rispetto dello stato di diritto e dei valori democratici della Georgia», ma poi ha attizzato la brace dello scontro denunciando che «Il disegno di legge è ispirato dal Cremlino e la sua approvazione danneggerebbe le ambizioni euro-atlantiche di Tbilisi in quanto danneggerebbe le relazioni della Georgia con i suoi partner strategici e metterebbe in pericolo il futuro euro-atlantico della Georgia».
Alla fine la ritirata del Partito di governo a messo fine a quella che poteva diventare una nuova “rivoluzione arancione” che però potrebbe essere solo rimandata. In attesa che i georgiani si scelgano un nuovo improbabile premier populista che prometterà il sogno dell’Europa a un Paese che ha un evidente problema di gestione della democrazia.