Svezia: la neo-destra non sfonda. Centro-destra e centro-sinistra appaiati. Bene la Sinistra
I socialdemocratici perdono a sinistra e si confermano primo partito, secondi i Moderati. Solo terzi gli Sverigedemokraterna che credevano di vincere
[10 Settembre 2018]
Per tutta la giornata di ieri, molti giornali e televisioni italiane – malati del solito pressappochismo provinciale – davano praticamente per certo il sorpasso dell’estrema destra degli Sverigedemokraterna (Democratici svedesi) sul Socialdemokraterna (Partito socialdemocratico) e per sicuro che i neofascisti avrebbero comunque superato la soglia del 20%, dando evidentemente credito al duce degli Sverigedemokraterna, Jimmie Åkesson, che solo sabato – circondato da non molti elettori e da moltissime telecamere – assicurava che il suo Partito avrebbe avuto un risultato tra il 20 e il 30%. In realtà il vero sconfitto di queste elezioni è lui e la Svezia – il Paese con la maggior percentuale di profughi e migranti d’Europa – non ha creduto e ceduto al suo messaggio di paura e di odio. Eppure, come avevamo spiegato, gli ultimi sondaggi dicevano il contrario e per gli Sverigedemokraterna è andata molto peggio di quel che speravano: a marzo erano dati al 25%, credevano di prendere almeno il 23% e si trovano al 17,6%, più o meno il risultato della Lega alle ultime elezioni (e su alcune questioni i Democratici svedesi sono più moderati di Salvini). Gli Sverigedemokraterna erano sicuri di superare i socialdemocratici, ancora ieri credevano di essere diventati il secondo partito svedese e… si ritrovano terzi dietro i Moderati.
Lo sfondamento non c’è stato e regge – pur perdendo il 3% – il Socialdemokraterna: i socialdemocratici si confermano primo partito svedese con il 28,4% e hanno fatto da argine coraggiosamente all’avanzata bruna insieme al Miljöpartiet de gröna (Partito dell’ambiente i verdi), loro alleati nel governo di minoranza (che con il 4,3% hanno superato la soglia del 4% per entrare e in Parlamento) che hanno governato per 4 difficilissimi anni la Svezia con il sostegno esterno del Vänstenparteit (Partito della Sinistra) che mette insieme ex comunisti e sinistra radicale e ambientalista. La perdita di voti dei socialdemocratici va quasi tutta al Vänstenparteit che passa dal 5,7% al 7,9% grazie a una campagna elettorale aggressiva, internazionalista, ambientalista e contro questa unione europea liberista.
I Partiti borghesi, che speravano di scavalcare la coalizione di governo (che è prima in tutte le contee svedesi meno che a Stoccolma) si fermano tutti insieme al 40,3% e anche qui c’è un travaso di voti tra la formazione più grossa, il Moderaterna (Partito moderato), che perde il 3,5%, fermandosi al 19,8% e non riuscendo a diventare il primo partito svedese. I voti persi vanno in parte ai Democratici Svedesi ma soprattutto ai partner minori della coalizione di centrodestra: il Centerparteit (8,6%), il Kristdemocraterna (6,4%) e il Liberalema (5,5%) .
Anche se Åkesson si è subito affrettato a proclamare: «Noi siamo i grandi vincitori di queste elezioni (…). Eserciteremo una vera influenza sulla politica svedese», il risultato non è certo il successo travolgente che speravano tutta la neo-destra e l’estrema destra nazi-fascista europea: con questi numeri gli Sverigedemokraterna non potranno rovesciare il tavolo come avevano proclamato. Ma il responso delle urne prospetta anche uno stallo: le due storiche coalizioni di centro-destra e di centro sinistra hanno infatti più o meno gli stessi voti e parlamentari, attestandosi entrambe più o meno al 40% (la coalizione rosso-verde è al 40,6%) e separate da 3 decimali e Åkesson cerca di trovare nella destra liberale svedese il corrispettivo del Movimento 5 Stelle in Italia per la Lega: «Sono pronto a parlare, a cooperare, a negoziare con tutti i partiti ma voglio soprattutto invitare a negoziare Ulf Kristersson», il leader sconfitto dei Moderaterna.
Ma anche se qualcuno nella destra liberista sembra disponibile, sarà difficile per il Moderaterna e i suoi alleati europeisti, centristi, liberali e cristiano-sociali accettare di farsi condizionare – anche con un appoggio esterno – da un Partito xenofobo ed anti-europeista che ha tolto loro voti demolendo nelle piazze la concezione liberale della democrazia e del welfare universale che sono il terreno comune tra centro-destra e socialdemocratici, pilastri mai messi in dubbio nemmeno quando la destra liberista ha governato la Svezia.
La realtà è che l’83% degli svedesi ha detto no al tentativo della destra xenofoba di scardinare il sistema politico e di riportare il Paese indietro di 70 anni, come mettevano in guardia i socialdemocratici e i loro alleati antifascisti.
E forse, in assenza di una chiara legittimità a governare uscita dalle urne, la soluzione potrebbe essere quella avanzata dall’attuale capogruppo socialdemocratico in Parlamento Anders Ygeman: «Siamo pronti a collaborare al di là dei blocchi».