Terra di tutti Film Festival 2017: al cinema (e non solo) per dare voce al mondo
A Bologna il 13, 14 e 15 ottobre
[12 Ottobre 2017]
Con il secondo week end di ottobre torna come sempre il Terra di Tutti Film Festival, un’iniziativa ormai giunta all’undicesima edizione grazie all’organizzazione delle ong GVC e COSPE onlus: a Bologna, al cinema Lumière, e a Firenze, al Festival dei Popoli con il concorso Meridiano Zero, tornano i documentari di cinema sociale.“Voci dal mondo invisibile” è il tema scelto per raccontare quello che siamo e quello che facciamo. Venti film per i 4 premi, più 15 film fuori concorso. I temi principali, i conflitti in Medio Oriente, le migrazioni e l’emergenza rifugiati. Varie le sezioni speciali dedicate alle donne, le cui storie e volti troppo spesso sono eclissate.
L’inaugurazione è prevista per venerdì 13 con una prima visione assoluta in Italia: il documentario “Astral” di produzione catalana, che racconta con forza e impatto narrativo di come un gruppo di volontari soccorritori nel Mediterraneo sia riuscito (e stia riuscendo), con pochi mezzi e molta forza di volontà, a portare in salvo migliaia di migranti dal naufragio in pochi mesi. A presentarlo il capitano della nave “Astral” che dà il nome al film, il cagliaritano Michele Angioni, e uno dei produttori, MàriusSánchez.
Sabato e domenica l’attenzione del pubblico verrà dirottata su paesi e tematiche “invisibili”, cioè sui diritti negati, le continue violenze ambientali e sociali nel mondo. Un focus sulla Siria, per approfondire le cause e le conseguenze del più grande conflitto del nostro secolo, e sui rifugiati, non solo siriani, e le drammatiche storie che non dovremmo mai dimenticare. “Siria. La rivoluzione confiscata” di Paul Moreira racconta sei anni di guerra attraverso le voci di rivoluzionari pacifici passati alle armi e poi costretti all’esilio dopo l’intervento di Al Qaeda e di Daesh, vedendo “confiscata” appunto quella rivoluzione che sognavano per il proprio paese. “The envoy- Inside Syria PeaceNegotiations” della giornalista Anne Poiret racconta l’operato di Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, nel suo tentativo di spingere l’Onu a fermare i bombardamenti sostenuti dalla Russia. Un raro e affascinante sguardo sulla diplomazia al lavoro, quando i valori di fondo di un’istituzione si scontrano con la realpolitik.
Tante le voci femminili presenti nei film in concorso, come quelle delle madri palestinesi, irachene, afgane e siriane nei campi di rifugiati in Libano nel documentario “The MotherRefugees” di Dima Al-Joundi, prodotto da Al Jazeera. O la toccante voce diSoukeinache racconta la propria terribile vita e la maternità rubata durante i 12 anni come “desaparecida” in una delle carceri illegali marocchine riservate al popolo saharawi (“Soukeina, 4400 días de noche”, di Laura Sipán Bravo).Anche storie di lotta al femminile, come l’incredibile storia di Hadijadatou, venduta come schiava bambina in Niger e prima donna a fare causa al proprio paese e a vincere (“Free Hadijadatou vs The State”, di Lala Gomà e Rosa Cornet). E l’energia delle tre adolescenti di “Blooms in the concrete” delle registe francesi KarineMorales e Caroline Péricard, in lotta per la libertà delle donne nel loro paese, che conducono una battaglia pacifica attraverso la street art, scegliendo proprio le strade come palcoscenico per riconquistare questo spazio, che in Tunisia è in gran parte occupato dagli uomini, come la caleidoscopica orchestra al femminile in Afghanistan che fa da sfondo ad un racconto di 5 attivisti per i diritti umani (“Orchestra Progress” di Stefano Liberti e Mohammed Behroozian). Un documentario realizzato da COSPE onlus nell’ambito del progetto Ahram (Afghanistan HumaqnRights Action and Mobilization).
Protagonisti anche i conflitti dimenticati, come quello endemico in Congo che fa da sfondo “Inner Me” di Antonio Spanò (sulle donne disabili nel travagliato paese africano) a quello ambientale in America Latina, dove il landgrabbing si pratica in Ecuador (“Tierra Esperanza”, di Miko Meloni e EstebanColoma) come in Colombia, dove da decenni è in atto un vero e proprio genocidio da parte dello stato, nel nome dell’olio di palma (“Frontera Invisible”, di Nico Muzi e Nicolas Richat).
Si chiude domenica 15 al Cinema Lumière, con la premiazione dei vincitori di questa edizione: oltre ai tradizionali Premio Lo Porto e Benedetto Senni, si aggiungono il premio “Voci di donne invisibili” offerto da Coop Alleanza 3.0 per i film dedicati ai diritti negati delle donne nel mondo, e il premio “Storie di giovani invisibili” sponsorizzato da EmilBanca, dedicato invece ai documentari che trattano temi di infanzia e gioventù.
Con la matinée ampio spazio verrà dedicato alle scuole secondarie di secondo grado e tante saranno le sorprese che animeranno il cortile del Festival.
Tutto questo è reso possibile dall’importante rete di collaborazioni con altri festival, che permettono di collocare il TTFF al centro di uno spazio internazionale che valorizza il documentario di inchiesta ed il cinema sociale: dal MediMed di Barcellona al Festival dei Popoli di Firenze, passando per la prima edizione del Nazra Palestine Short Film Festival fino a Meridiano Zero, la rassegna cinematografica dedicata ai temi della cooperazione curata da AICS fra Bologna e Firenze.
Per approfondimenti e notizie: www.terradituttifilmfestival.org e www.cospe.org
di Cospe