Cospe aderisce all'appello lanciato da 65 organizzazioni della società civile europea alla UE
Tragedia dei profughi nelle isole greche, appello della società civile europea: «Trasferimento urgente di minori non accompagnati»
Migliaia di minori rimasti nella terra di nessuno delle isole greche, ostaggi delle frontiere blindate
[5 Marzo 2020]
Mentre dalla frontiera tra Turchia e Grecia e Bulgaria, che segna quella con l’Ue, arrivano le immagini vergognose della sfida impunita e del ricatto di Erdogan alla comunità internazionale e della ferocia di due governi europei di destra contro i profughi, volonterosamente assistiti dai soliti carnefici della neodestra sovranista e da quella vecchia nazifascista ormai unite in un abbraccio incestuoso, 65 organizzazioni umanitarie, a tutela dei diritti umani e della società civile tengono accesa la fiammella della democrazia, della solidarietà e della pietà (che sono sempre più la stessa cosa) e chiedono agli Stati membri dell’Unione Europea di «trasferire urgentemente i minori non accompagnati dalle isole greche sul proprio territorio assicurando, al contempo, che gli interessi dei minori siano adeguatamente tutelati. Le organizzazioni hanno denunciato anche «gravi e diffuse violazioni dei diritti umani e minacce alla salute e alla sicurezza nei confronti di minori non accompagnati che si trovano all’interno dei centri hotspot delle isole dell’Egeo».
Le 65 Ong – alle quali ha offerto la propria adesione anche la fiorentina Cospe – evidenziano che «alla luce della spirale di violenza registrata a Lesbo e dell’aumento degli arrivi nelle isole che potrebbero portare a un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita nei campi, l’azione immediata è più che mai urgente».
Stephanie Pope, Policy and advocacy manager per Refugee Rights Europe ha dichiarato che «gli hotspot dell’Unione Europea sulle isole dell’Egeo sono luoghi completamente inadeguati e in alcuni casi pericolosi per la salute e la vita dei minori non accompagnati. E’ sufficiente che ogni Stato membro dell’Unione accolga un esiguo numero di minori affinché questa situazione intollerabile possa arrestarsi. Crediamo che l’Unione Europea possa fare di più e meglio».
Le organizzazioni denunciano che «più di 1,800 minori non accompagnati stanno lottando per sopravvivere all’interno delle isole greche. I bambini sono privati dei loro diritti fondamentali come un rifugio sicuro, l’accesso all’acqua, al cibo, ai medicinali, alla salute psicologica e all’istruzione. Esposti a condizioni di vita inumane e degradanti, molti minori non sono neanche alloggiati in luoghi adeguati alle loro condizioni a causa della mancanza di spazio. Sono inoltre costretti ad affrontare precarie condizioni sanitarie e molti di loro dormono all’aperto».
Eva Cossé, ricercatrice greca per Human Rights Watch ricorda ai politici europei che «i minori non accompagnati sono uno dei gruppi più vulnerabili al mondo. Ciò nonostante, i minori sono privati dei più basilari beni di prima necessità e vivono in condizioni inumane».
Dimitra Kalogeropoulou, direttrice di Irc Greece, aggiunge: «I minori non accompagnati bloccati sulle isole greche devono essere urgentemente assistiti. Esposti a molteplici pericoli, molti sono costretti a dormire all’aperto, senza alcun basilare sostegno che allevi la loro sofferenza o che li aiuti nella difesa dei propri diritti. Coloro che hanno familiari in altri paesi dell’Unione Europea devono essere ricongiunti. Tutti i bambini devono essere protetti. Questo può avvenire attraverso canali di ricongiungimento esistenti o nuovi accordi bilaterali fra gli Stati Membri e la Grecia».
Gli psicologi che lavorano a Lesbo riferiscono di un crescente numero di bambini ha comportamenti autolesionisti e suicidi. Alcuni minori intervistati da una delle organizzazioni hanno riportato ansia, depressione, mal di testa ricorrenti e insonnia. Elina Sarantou, coordinatrice di programma per HIAS Greece, evidenzia un altro aspetto di questa tragedia umanitaria e politica: «In assenza di adeguate misure di protezione, i minori non accompagnati che vivono sulle isole greche vengono esposti a molteplici forme di sfruttamento. Ogni giorno che passa, ogni ora in più in cui questi bambini rimangono in simili condizioni, non fa che ampliare il numero di sfruttamenti e abusi a loro danno».
I tutori per minori sono quasi totalmente assenti e solo nei limiti richiesti dalla legislazione greca, fatto che esacerba ulteriormente la situazione. Un progetto di tutoraggio lanciato dall’organizzazione non governativa METAdrasi si è interrotto nel 2019 a causa della mancanza di fondi.
Lefteris Papagiannakis, direttore del dipartimento di advocacy, policy and research per Solidarity Now, ricorda a chi volta la faccia dall’altra parte e ai politici che hanno fatto lo scellerato patto con l’uomo forte della Turchia e bloccato i profughi in Grecia che «centinaia di bambini sono bloccati in un limbo pericoloso. Un bambino sotto i 15 anni necessita del consenso da parte di un tutore per accedere ai servizi di supporto legale. Invece molti bambini non hanno un tutore e non c’è modo che ricevano l’aiuto di cui hanno bisogno. Molti sono intrappolati in condizioni terrificanti, impossibilitati a fare richiesta per il ricongiungimento familiare in altri Paesi. Ritardi nelle procedure di registrazione e la mancanza di rappresentazione e supporto legale per i minori non accompagnati negli hotspot compromette la loro possibilità di ricongiungimento con membri della loro famiglia in altri paesi Ue. Il termine per la presentazione della richiesta di ricongiungimento familiare, che è di tre mesi, è spesso non raggiunto poiché è difficile che minori vengano identificati durante questo periodo».
Giulia Cicoli, coordinatrice di progetto per “Still I Rise”, ribadisce che «le condizioni sulle isole greche sono di sovraffollamento inumano. I campi hanno la capacità accogliere al massimo 6,000 persone. Ciò nonostante, sono più di 38,600 ad essere ammassati dentro e fuori dai campi. Questo non è un posto per un bambino».
Secondo le Ong, «i Paesi Ue dovrebbero condividere la responsabilità e trasferire i minori non accompagnati al di fuori della Grecia, assicurando al contempo che gli interessi dei minori siano adeguatamente tutelati, facilitando il ricongiungimento familiare. Evacuare i minori non accompagnati contribuirà a garantire soluzioni durature».
Lora Pappa, fondatrice e presidente di METAdrasi, rivela che «ci sono posti vacanti per minori non accompagnati in altri Paesi Ue e le famiglie stanno aspettando di essere riunite con molti di loro. Molti di questi bambini saranno un giorno cittadini europei, per questo dobbiamo infondere in loro i nostri più profondi valori europei fin da subito».
Le Organizzazioni hanno detto che «i Paesi Ue devono tenere conto dell’emergenza umanitaria sulle isole greche in caso di scadenze per la richiesta di ricongiungimento familiare. Per i minori che non rispettano il termine di scadenza, sarà necessario applicare la “clausola discrezionale” prevista dal Regolamento Dublino III, che determina quali Stati Membri Ue sono responsabili per l’esame di una domanda d’asilo».
Josie Naughton, CEO of “Help Refugees”, conclude: «E’ una disgrazia dell’umanità e una macchia sulla coscienza dell’Europa che bambini in condizione di vulnerabilità siano lasciati a dormire all’aperto in un inferno. Questo è assolutamente nelle nostre capacità di cambiamento. Dobbiamo guardare nei nostri cuori e agire immediatamente».