Tunisia: il presidente dittatore licenzia il ministro dell’Economia

Kais Saïed non ha gradito l’accordo con il Fmi. Durissimo colpo al “Piano Mattei” di Giorgia Meloni

[19 Ottobre 2023]

Con  uno stringato comunicato, il dittatore tunisino Kais Saïed sul quale Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen puntano molto per fermare il flusso di migranti verso l’’Italia e l’Europa, ha annunciato che « il capo dello Stato ha deciso di porre fine alle funzioni del ministro dell’Economia e della Pianificazione Samir Saïed. Il ministro delle Finanze, Sihem Boughdiri, ha il compito di assicurare provvisoriamente il suo ruolo ad interim».

Una decisione che arriva mentre la Tunisia sta attraversando una crisi economica e finanziaria profonda e senza precedenti. Secondo dati ufficiali del regime, ad agosto il tasso di inflazione ha raggiunto il 9,3% e la crescita nel secondo trimestre non ha superato lo 0,6%, secondo i dati ufficiali. E’ proprio su questa crisi e sul prestito f del Fondo monetario internazionale che il governo di destra italiano puntava per far assumere al regime tunisino il ruolo di guardiano/carceriere di migranti in cambio di finanziamenti.

Con un debito pari a circa l’80 % del suo Pil, la Tunisia è impegnata in ardue trattative con il Fondo monetario internazionale per ottenere un nuovo prestito di quasi 2 miliardi di dollari e coprire così il suo deficit di bilancio. Ma la defenestrazione di Samir Saïed sembra proprio legata a queste trattative e le speranze della Meloni sembrano sempre meno realistiche.  Il suo licenziamento è avvenuto pochi giorni dopo aver rappresentato la Tunisia agli incontri annuali del FMI e della Banca Mondiale a Marrakech, in Marocco.

L’anno scorso, il governo tunisino aveva raggiunto un accordo con il FMI per un prestito di 1,9 miliardi di dollari, ma deve ancora soddisfare gli impegni chiave necessari per garantire l’approvazione finale del FMI e il  presidente/dittatore tunisino ha ripetutamente respinto i termini del piano di salvataggio, definendoli «Inaccettabili diktat stranieri che aggraveranno la povertà e causeranno disordini sociali».

Kais Saïed  aveva avvertito il suo quasi omonimo ministro Samir Saïed, entrato in carica nell’ottobre 2021, sul fatto che era contrario alla richiesta di un accordo con il FMI. All’inizio di questo mese, il presidente/dittatore tunisino aveva ordinato al ministro di «Basare la sua pianificazione economica sulle politiche del paese e di respingere i diktat». Ma il 17 ottobre Samir Saïed aveva dichiarato all’agenzia di stampa TAP che «I creditori si interrogano sui colloqui della Tunisia con il FMI» e che «Qualsiasi accordo darebbe un segnale forte al resto dei finanziatori». Poche ore dopo è stato dimesso.

Il governo italiano perde così uno dei suoi uomini a Tunisi, visto che l’ormai ex v ministro dell’economia e della pianificazione diceva «Italia e Tunisia hanno una storia comune e numerosi investitori italiani continuano ad avere fiducia in noi. Roma è infatti il nostro secondo partner, il secondo investitore, centinaia di imprese italiane sono qui in Tunisia e continueremo ad accoglierle, a facilitare le loro pratiche anche alla luce del processo di alleggerimento burocratico che stiamo intraprendendo».

Che le cose si stavano mettendo ben diversamente dal suo fantomatico “Piano Mattei” di Giorgia Meloni lo si era capito già pochi giorni g fa, quando il governo tunisino aveva restituito alla Commissione Europea 60 milioni di euro di aiuti che avrebbero dovuto essere la prima tranche dei versamenti previsti nel controverso “memorandum d’intesa” tanto voluto dalla nostra premier che si è più volte recata in Tunisia per stringere le mani ai due Saïed.