Un colpo di stato militare in Gabon mette fine all’eterna dinastia dei Bongo
Dopo elezioni truccate, iI golpisti nominano il generale Oligui Nguema presidente della transizione
[31 Agosto 2023]
Potrebbe essere durata poco, un’ora dalla proclamazione l’ennesima – e probabilmente fraudolenta – vittoria elettorale di Ali Bongo, al potere da 14 anni e ultimo della dinastia che governa da sempre il Gabon.
Infatti, il 30 agosto il presidente del Centre gabonais des élections (CGE) ha annunciato in televisione la vittoria del presidente Ali Bongo con il 64,27% dei voti. Pochi minuti dopo, un gruppo di soldati è apparso sugli schermi della TV Gabon 24 – i cui studi si trovano nella sede della presidenza della Repubblica a Libreville– per annunciare la fine del regime dei Bongo, l’annullamento delle elezioni e lo scioglimento delle istituzioni della Repubblica. E nelle piazze e nelle strade è subito cominciata una festa popolare per la liberazione da un regime che sembrava eterno, anche se ad abbatterlo sono stati coloro che lo tenevano davvero in piedi: la potente guardia presidenziale e l’esercito.
Il colpo di stato era evidente programmato nei minimi dettagli: i golpisti hanno arrestato Ali Bongo e uno dei sui figli, Noereddin Bongo Valentin, e hanno immediatamente letto un comunicato nel quale hanno annunciato che «Il generale Brice Oligui Nguema è stato nominato all’unanimità presidente del Comité pour la Transition et la Restauration des Institutions (CTRI)», ha detto Il colonnello Ulrich Manfoumbi Manfoumbi, circondato da decine di alti ufficiali e generali che rappresentavano tutti i corpi delle Forze Armate del Gabon.
Prima del rapido e incruento colpo di stato, il generale Oligui Nguema era il comandante in capo della Guardia repubblicana, l’unità d’élite dell’esercito gabonese. Figlio di un ufficiale, formatosi alla Reale Accademia Militare di Meknes in Marocco, è stato anche uno degli aiutanti di campo di Omar Bongo, l’ex presidente e padre dell’attuale capo di Stato, fino alla sua scomparsa nel giugno 2009.
I militari non hanno rivelato quanto intendono restare al potere e hanno indetto un coprifuoco che non sembra essere molto rispettato dalla manifestazioni a favore del golpe e lo stesso Oligui Nguema è stato portato in trionfo da una folla di militari e cittadini. A dire il vero il coprifuoco era stato indetto fino a nuovo ordine dal presidente deposto per «Preservare la calma» in un post-elezioni che si è invece rivelato fatale per il regime dei Bongo. Stranamente per un Golpe, il colonnello Manfoumbi ha anche annunciato il ripristino delle trasmissioni mediatiche sospese il giorno delle elezioni da Bongo. Un divieto che aveva colpito esclusivamente i media francofoni: France 24, RFI e TV5 Monde, e i golpisti hanno annunciatoi che Oligui Nguema « Elimina questo divieto provvisorio di trasmissione, ordina la riconnessione della fibra ottica e il ripristino dei canali radiotelevisivi internazionali. E finalmente iniziato il nostro slancio verso la felicità»
L’autoproclamato CTRI ha rivelato che Ali Bongo «E’ tenuto sotto osservazione nella residenza. È circondato dalla sua famiglia e dai suoi medici, Ci sarebbero stati diversi arresti anche nell’entourage di Ali Bongo: oltre a suo figlio è agli arresti anche Ian Ghislain Ngoulou, ex capo di stato maggiore di Nourredin Bongo, che sono accusati di «Alto tradimento contro le istituzioni dello Stato, massiccia appropriazione indebita di fondi pubblici» e addirittura «Falsificazione della firma del Presidente della Repubblica».
Brice Oligui Nguema ha detto a Le Monde che «Il presidente Ali Bongo è andato in pensione» e quello che sembrava l’eterno presidente di un’eterna dinastia amica dell’Occidente è comparso da solo, in un lussuoso salotto, in un video nel quale ha detto in inglese: « Sono Ali Bongo Ondimba, presidente del Gabon. Inviamo un messaggio ai nostri amici in tutto il mondo e non sappiamo cosa sta succedendo. Vi invito a fare un po’ di rumore, a fare un po’ di rumore…». Ma l’unico rumore che si sente fuori dal palazzo presidenziale sono le grida di giubilo per la sua defenestrazione. Va detto che, anche se il golpe sembra aver trovato molto favore e scarsa resistenza, dopo l’annuncio del colpo di stato in TV i giornalisti dell’AFP dicono di aver sentito colpi di arma da fuoco automatici in diversi quartieri di Libreville.
Nella dichiarazione dei golpisti si legge che «Insieme lavoreremo fianco a fianco per garantire una transizione fluida ed esemplare». Per i golpisti, «L’organizzazione delle elezioni non ha soddisfatto le condizioni per uno scrutinio trasparente, credibile e inclusivo tanto auspicato dagli uomini e dalle donne gabonesi» e denunciano in perfetta consonanza con i manifestanti, «Una governance irresponsabile e imprevedibile, che si traduce in un continuo deterioramento della coesione sociale, rischiando di portare il Paese nel caos. Tutte le istituzioni della Repubblica vengono sciolte, in particolare il governo, il Sénat, l’Assemblée nationale, la Cour constitutionnelle, le Conseil économique, social et environnemental, le Centre gabonais des élections. Le frontiere del Gabon rimarranno chiuse fino a nuovi ordini». I golpisti hanno promesso che le risorse petri olifere, minerarie e naturali del Gabon, che erano nelle mani dei Bongo e della loro cricca, in combutta con le multinazionali oiccidentali e le imprese cinesi, saranno finalmente un beneficio per i gabonesi. Inoltre bisognerà capire cosa intendono fare i goilpisti degli accordi di gestione di molte aree protette che la dinastia Bongo ha stipulato con le grandi associazioni ambiemtaliste internazionali come Wwf E WCS.
Il 64enne Bongo era stato eletto nel 2009 dopo la morte di suo padre Omar Bongo Ondimba, che aveva governato questo piccolo Stato dell’Africa centrale ricco sia di petrolio che di biodiversità per più di 41 anni. L’opposizione denunciava da sempre invano il perpetuarsi della dinastia Bongo che durava da più di 55 anni. Ali Bongo si era candidato per un terzo mandato, ridotto da 7 a 5 anni, nelle elezioni di 26 agosto che avrebbero dovuto eleggere presidente della Repubblica, parlamento e consigli comunali. Al principale rivale di Ali Bongo, Albert Ondo Ossa, era andato solo il 30,77% dei voti, mentre gli altri 12 candidati hanno ottenuto solo le briciole. Il 69enni Ondo Ossa, professore di economia all’università di Libreville ed ex ministro di Omar Bongo, era stato scelto dalla coalizione di opposizione Alternance 2023 come candidato alla presidenza appena 8 giorni prima delle elezioni, dopo un’aspra lotta tra 6 contendenti e la sua compagna elettorale è durata 6 giorni.
Due ore prima della chiusura delle votazioni, Ondo Ossa aveva denunciato «La frode orchestrata dal campo di Bongo» e si era dichiarato il vero vincitore. Il 29 agosto, sulla base di un suo conteggio dei voti, la coalizione dell’opposizione Alternance 2023 aveva esortato Ali Bongo ad «Organizzare il passaggio del potere senza spargimento di sangue».
Poi ci hanno pensato i militari a mettere fine alla dinastia cleptocratica che avevano sostenuto finora. Un golpe che ha preso di sorpresa gli amivi occidentali dell’indifendibile Ali Bongo e Florence Bernault, storica e specialista dell’Africa centrale del Centre d’histoire de Sciences Po, ha detto in un’intervista a Radio France International che «E’ vero che pensavamo ad uno scenario piuttosto post-2016: vale a dire possibili rivolte popolari dopo l’ovvia elezione di Ali Bongo. Ma non avevamo pensato all’esercito. E l’esercito è un po’ muto. Quindi sì, siamo piuttosto sorpresi, forse anche i gabonesi». Secondo la storica francese il coinvolgimento diretto della Gaurdia Repubblicana, un corpo d’élite creato nel 1964 dopo un tentativo di colpo di stato contro l’allora presidente Léon Mba. «E’ una pessima notizia per il governo Bongo. Perché, infatti, ha un potere molto importante in Gabon».
Quello del Gabon è l’ultimo di una serie di golpe militari che si sono susseguiti nell’Africa Occidentale e che hanno terremotato la Françafrique, l’enorme dominio neo-coloniale francese, ma per la Bernault quello del Gabon è un contesto completamente diverso da quello di Mali, Burkina Faso, Cuad, Niger e Guinea, anche se Bongo aveva instaurato una dittatura elettorale con il beneplacito della Francia e dell’Occidente: «Il governo Bongo – è bene ricordarlo lo stesso perché i media francesi ne hanno parlato molto poco –, dal 26 agosto, ha messo il Paese completamente sotto vetro. Lo aveva preso in ostaggio: non c’era più internet, non c’era più il telefono… Le frontiere erano chiuse. C’era il coprifuoco. Quindi i gabonesi erano completamente isolati. Bisognerà quindi chiedere ai soldati se sono stati ispirati dagli altri golpe. Ma non ce li aspettavamo. D’altro canto, ci si aspettava che il tipo di terrore imperante nel governo Bongo impedisse all’opposizione di manifestarsi. Questo era l’obiettivo. Quindi pensavamo che la gente non avrebbe osato scendere in strada, ecc. Quindi quella che vedete come una celebrazione oggi è che finalmente l’esercito, che è abbastanza vicino al Gabon – è un Paese piccolo, quindi ci sono molte persone che hanno ufficiali in famiglia, soldati semplici – è stato un po’ come un tuono in un cielo azzurro, e forse è il protagonista che non ci aspettavamo ma che libera un po’ il popolo gabonese da questo incredibile soffocamento giunto davvero all’estremo con lo svolgimento delle elezioni. Va anche ricordato che i risultati delle elezioni sono stati resi noti di nascosto alle 4 del mattino di quella notte… Non è possibile immaginare un paese del genere che abbia elezioni in queste condizioni».