Venezuela: vincono di nuovo i chavisti. E questa volta le elezioni sono regolari
Al Partido Socialista Unido de Venezuela 20 dei 23 Stati e la capitale Caracas
[22 Novembre 2021]
Il Venezuela è andato al voto per eleggere 23 governatori degli Stati, 335 sindaci, 253 parlamentari e più di 2.471 consiglieri. Il 26 novembre saranno i popoli indigeni eleggere i loro rappresentanti. Questa volta ha partecipato anche l’opposizione di centro-destra – compresa quella più radicale – e le elezioni sono state controllate da oltre 300 osservatori internazionali, tra i quali quelli del entro de Expertos Electorales de Latinoamérica (CEELA), Onu, Centro Carter e Unione europea.
Elezioni democratiche e realizzate in base agli accordi tra il governo chavista e l’opposizione e che, in base a quanto dichiarato dal Consejo Nacional Electoral (CNE) hanno visto una partecipazione del 41,8% (8.151.793 cittadini) e la vittoria della coalizione dominata dal Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) che si è aggiudicata 20 dei 23 governatori degli Stati del Venezuela.
l presidente del Cne, Pedro Calzadilla, ha h anche riferito che il PSUV ha anche conquistato il Sindaco della capitale Caracas che sarà una donna: Carmen Meléndez.
Il PSUV ha vinto negli stati di Amazonas (40,16%), Anzoátegui (45,98%), Apure (43,33%), Aragua (51,76%), Barinas (42,10%), Carabobo (54,94%), Delta Amacuro (59,95%), Falcón (43,39%), Guárico (47,07%), La Guaira (50,12%) e Lara (45,91%), Mérida (40,42%), Miranda (48,19%), Monagas (45,59%), Portuguesa (45,78%), Sucre (46,71 percento), Táchira (41,03%), Trujillo (41,48%) e Yaracuy (45,89%).
L’opposizione ha vinto in 3 Stati, due dei quali sono andati alla Mesa de la Unidad Democrática (MUD): Cojedes (48,52%) e Zulia (56,90), mentre Nueva Esparta sarà governato da Fuerza Vecinal (42,56%).
Calzadilla ha sottolineato che «Il popolo venezuelano ancora una volta si è riunito ai seggi elettorali ed ha espresso la sua volontà popolare. E’ lo spirito democratico del popolo venezuelano che ha prevalso» e ha ribadito che «La giornata elettorale è trascorsa in pace, senza che eventi di rilievo abbiano tolto la violenza da questo processo elettorale».
Risultati elettorali che sono una boccata dì ossigeno per il contestato presidente del Venezuela, il chavista Nicolás Maduro che ha dovuto affrontare una crisi petrolifera. energetica, sociale e politica devastante e che ieri ha dichiarato visibilmente soddisfattto: «E’ stata una buona vittoria, un’ottima vittoria, un buon raccolto. Abbiamo ascoltato la voce del Consejo Nacional Electoral e ci sono stati dati ottimi risultati nelle 24 entità federali, che corrispondono a 23 Stati più la capitale Caracas. Invio un enorme ringraziamento al popolo venezuelano per la vittoria ottenuta. Dobbiamo continuare a rettificare e imparare».
Poi ha invitato i governatori eletti dell’opposizione a «Rispettare i risultati e ad incontrarsi, lavorare insieme, capirsi e mantenere il dialogo politico per l’azione. Inoltre, nei prossimi giorni convocherò il Consiglio del governo federale per tenere un tavolo di lavoro congiunto con le autorità elette».
Riguardo alla partecipazione alle elezioni di settori radicali dell’opposizione, che precedentemente le avevano boicottate e che avevano organizzato azioni di protesta sfoz ciati anche in scontri violenti e in una crisi istituzionale gravissima con l’ex deputato Juan Guaidó che si era auto-proclamato presidente della repubblica appoggiato da Usa ed Ue, Maduro ha detto: «Voglio creare una nuova storia di rispetto della democrazia, delle istituzioni e del lavoro congiunto nel quadro del Consejo de Gobierno».
Per diversi analisti queste elezioni segnano un nuovo corso politico per il Venezuela, caratterizzato dall’inizio della depolarizzazione chavismo – destra e da una più ampia offerta di candidati appartenenti a diverse organizzazioni politiche di opposizione, il che segna la differenza con le elezioni precedenti.
Le elezioni si sono svolte nel mezzo di un processo di dialogo, momentaneamente interrotto, tra il Governo e diversi settori dell’opposizione che non avevano conosciuto i risultati delle precedenti elezioni e che nel 2017 avevano boicottato le elezioni per la defunta pare, dopo l’elezione della defunta samblea Nacional Constituyente. Trattative avvenute in Messico e che hanno portato a una prima definizione di un calendario elettorale e a garanzie per effettuare elezioni i cui risultati sono stati riconosciuti dall’opposizione e alle quali hanno partecipato un numero maggiore di osservatori internazionali, ma che, come succede ormai da 29 elezioni di fila dal 1999, dopo quelle che portarono al potere il leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez, hanno nuovamente avuto come risultato una vittoria dei chavisti del PSUV.