Xi Jinping: la Cina deve costruire una civiltà ecologica
Ma intanto i cinesi sono pronti a investire nel gigante petrolifero saudita Aramco
[3 Maggio 2021]
In occasione del primo maggio, il presidente cinese Xi Jinping, parlando una sessione di studio dell’ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), ha sottolineato «La volontà strategica di sviluppare la civiltà ecologica e raggiungere la modernizzazione caratterizzata dall’armonia tra uomo e natura.
Xi, che segretario generale del Comitato Centrale del PCC, ha spiegato che «Il periodo del 14° piano quinquennale (2021-2025) è una fase vitale per la conservazione ecologica della Cina, che mira a una completa trasformazione verde dello sviluppo economico e sociale attraverso progressi coordinati nella riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di carbonio» e ha chiesto agli alti papaveri del Partito Comunista di «Mantenere la risoluzione strategica e la pianificazione dello sviluppo economico e sociale al culmine della convivenza armoniosa tra uomo e natura».
Durante la sessione di studio, il direttore dell’Accademia cinese di pianificazione ambientale. Wang Jinnan, ha spiegato quali sono i problemi che deve affrontare la Cina ed presentato suggerimenti per riuscirci: «Una delle caratteristiche chiave della modernizzazione socialista cinese era l’armonia tra uomo e natura, sollecitando sforzi per accelerare l’adeguamento delle strutture industriali, energetiche, di trasporto e di utilizzo delle terre. La pianificazione e il controllo dell’uso dello spazio territoriale dovrebbero essere rafforzati e l’efficienza dell’uso delle risorse dovrebbe essere notevolmente migliorata».
Xi ha ricordato che «Raggiungere il picco di carbonio e la carbon neutrality è un impegno solenne per il mondo e anche una profonda trasformazione economica e sociale che non è affatto facile». Per questo ha invitato i funzionari del Partito e i governi a tutti i livelli a «Chiarire i calendari e le tabelle di marcia per promuovere lo sviluppo economico e sociale basato sull’uso efficiente delle risorse e sulla crescita verde a basse emissioni di carbonio. I progetti ad alta intensità energetica e ad alte emissioni che non soddisfano i requisiti e dovrebbero essere definitivamente abbandonati»
Il presidente cinese ha anche sottolineato gli sforzi compiuti per «Continuare la lotta contro l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e per migliorare la qualità e la stabilità dell’ecosistema» e ha annunciato che «La Cina stabilirà un forte meccanismo per realizzare il valore dei prodotti verdi in modo che la protezione e il ripristino dell’ambiente ecologico possano godere di un ragionevole ritorno e che, di conseguenza, venga pagato il costo del danno ambientale. Saranno messi in atto grandi progetti di conservazione della biodiversità e il controllo delle specie esotiche sarà rafforzato. La Cina parteciperà attivamente alla governance ambientale globale, migliorerà la cooperazione Sud-Sud e coopererà con i Paesi vicini. Fornirà ai paesi in via di sviluppo supporto finanziario e tecnico entro i limiti delle sue capacità, nonché assistenza per migliorare le capacità di governance ambientale, al fine di costruire insieme “la cintura e la via [della seta] verde».
Xi ha anche avvertito che «La Cina dovrà migliorare la modernizzazione del sistema di governance dell’ambiente ecologico e delle capacità di governance e rafforzare le garanzie legali e politiche per lo sviluppo verde» e ha sollecitato il PCC a fare «Ssforzi per migliorare la gestione degli indicatori vincolanti per la protezione ambientale, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni e per stabilire un meccanismo forte e stabile di input di bilancio».
Poi ha concluso: «La Cina deve attuare pienamente il sistema di autorizzazione allo scarico di sostanze inquinanti, promuovere il commercio orientato al mercato dei diritti di scarico dell’inquinamento, dei diritti di utilizzo dell’energia, dei diritti di utilizzo dell’acqua e dei diritti di emissione di carbonio. Il Paese deve anche stabilire un forte meccanismo di gestione e controllo del rischio».
Tutte affermazioni che cozzano però col fatto che la Cina stenta a liberarsi dalla schiavitù del carbone e del petrolio. Come rivela l’Osservatorio della Luiss Sicurezza Internazionale, dopo che il gigante petrolifero saudita, Saudi Aramco, ha annunciato l’intenzione di cedere l’1% del capitale (che vale 19 miliardi di dollari) a investitori stranieri, alcune fonti hanno rivelato che la Cina potrebbe essere tra i possibili acquirenti.
In un’intervista concessa il 27 aprile, Il principe ereditario saudita, Mohammed Bin Salman, ha parlato di discussioni in corso per cedere l’1% con una società energetica globale di rilievo e che, entro 2 o 3 anni, Saudi Aramco potrebbe vendere ulteriori quote a investitori internazionali, mentre altre quote potrebbero essere trasferite al Fondo di Investimento Pubblico o quotate nella borsa saudita. Secondo l’uomo forte dell’Arabia saudita, «Sarà un accordo davvero rilevante per potenziare le vendite di Aramco in un grande Paese».
E subito l’Osservatorio della Luiss Sicurezza Internazionale ha fatto notare che «In tale quadro, il 29 aprile, diverse fonti hanno rivelato che alcune compagnie petrolifere statali cinesi e la China Investment Corporation (CIC), un fondo sovrano del Paese asiatico, sono tra coloro che hanno avviato trattative per l’acquisizione delle quote. Sebbene la notizia non sia stata ancora confermata dai canali ufficiali, sono in molti a ritenere Pechino tra gli investitori più plausibili, alla luce della relazione tra il Regno e la Cina. A tal proposito, nel mese di marzo scorso, Riad ha rappresentato, per il settimo mese consecutivo, il principale fornitore di greggio nel mercato cinese. Inoltre, è stato lo stesso bin Salman, nel corso dell’intervista del 27 aprile, a riferire che la Cina, accanto a Russia e India, rappresenta un “partner strategico” con cui il proprio Paese sta rafforzando le relazioni».
Sarà difficile per XI costruire la civiltà ecologica e raggiungere la modernizzazione caratterizzata dall’armonia tra uomo e natura attaccandosi ancora di più al cordone ombelicale del petrolio saudita.