«Basta diserbanti tossici», appello di Legambiente ai sindaci del Piemonte: stop glifosato

Il Cigno Verde: «Le alternative sostenibili ci sono»

[7 Aprile 2017]

«Abolire l’utilizzo di prodotti chimici ad azione erbicida, fungicida, insetticida e acaricida al fine di tutelare la salute pubblica». E’quel che chiede Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta  in una lettera indirizzata ai sindaci di tutti i comuni del Piemonte, alla Città Metropolitana di Torino e alle province piemontesi alla vigilia della consueta “guerra alle erbacce” che, con l’arrivo della primavera, viene intrapresa in tanti centri urbani, lungo le ferrovie e le strade extraurbane. «Una battaglia spesso esagerata – dicono gli ambientalisti –  a base di prodotti chimici contenenti spesso sostanze potenzialmente cancerogene. La loro pericolosità riguarda in primo luogo gli operatori che effettuano il diserbo, ma non solo: gli effetti dannosi si ripercuotono fortemente sulla salute dei cittadini, della fauna locale e degli ambienti acquatici, dal momento che le sostanze irrorate vengono dilavate dalla pioggia e finiscono nei corsi d’acqua».

Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, spiega: «Ci rivolgiamo ai Sindaci, in qualità di primi responsabili della salute pubblica, perché mettano fine all’uso di erbicidi, una consuetudine così pericolosa e al tempo stesso diffusa sul nostro Una buona gestione del verde urbano, con un’attenzione alla salute umana e all’ambiente, è possibile ricorrendo a mezzi meccanici, per lo sfalcio delle strade, e con l’utilizzo della lotta biologica e dei principi attivi permessi in agricoltura biologica, per difendere le piante da parassiti, patogeni e infestanti. Il ricorso a pratiche più sostenibili è tra l’altro previsto dalle linee guida europee adottate su scala nazionale e regionale».

Nella lettera inviata agli amministratori locali piemontesi si legge: E’ ormai scientificamente provato che alcuni prodotti utilizzati per il diserbo delle strade contengono sostanze pericolose, poiché potenzialmente cancerogene. La pericolosità riguarda prima di tutto gli operatori che effettuano il diserbo, ma gli effetti dannosi si ripercuotono anche sulla salute dei cittadini, della fauna locale e degli ambienti acquatici, dal momento che le sostanze irrorate vengono dilavate dalla pioggia e finiscono nei corsi d’acqua. In particolare il glifosato è stato dichiarato dall’Iarc (International agency for research on cancer) cancerogeno per gli animali e “potenziale cancerogeno per l’uomo” e, tuttavia, risulta, dal rapporto nazionale “Pesticidi nelle acque! di Ispra, la sostanza che più spesso ha determinato il superamento della soglia consentita. Il quadro però non è completo poiché in molte regioni italiane la rilevazione del glifosato nelle acque non viene effettuata. In ambiente urbano l’uso del glifosato è stato vietato nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie dal Decreto Ministeriale del 9 agosto 2016».

Legambiente invita gli amministratori pubblici piemontesi a «Procedere ad una revisione dei piani comunali di gestione del verde urbano adottando le “Linee di Indirizzo regionali per l’impiego di prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree agricole ad esse adiacenti” approvate dalla Regione Piemonte il 20 giugno 2016 in attuazione al Piano d’azione nazionale (Pan). In merito alla definizione delle aree frequentate dalla popolazione, oltre a quelle suggerite dalla disposizione regionale»,

Il Cigno Verde  piemontese chiede che i Comuni includano anche le abitazioni, «affinché siano vigenti i divieti di distribuzione di prodotti molto tossici, nelle fasce di 30 metri delle aree agricole adiacenti alle abitazioni».