Riceviamo e pubblichiamo
Cosa ci insegna il Kumbh Mela sulla salute dei fiumi sacri dell’India
Come far fronte a una situazione ecologica critica, con livelli di inquinamento altissimi e un flusso complessivo notevolmente ridotto rispetto allo stato originale?
[11 Marzo 2019]
È ormai una settimana che il Kumbh Mela a Prayag (vecchia Allahabad, India) è terminato ed è necessariauna riflessione su che cosa questo festival ci può dire sullo stato dei fiumi in India e, più in generale, sul modo in cui i fiumi vengono utilizzati e vissuti in un Paese dalla costante crescita economica e che si è impegnato ad avere uno sviluppo sostenibile. Una riflessione di questo tipo è dovuta poiché il Kumbh Mela – e la sua mitologia lo conferma – è intimamente connesso all’acqua e ai fiumi sacri dell’India. Ciononostante, ciò che è emerso dalla stampa internazionale – e spesso anche indiana – non è altro che un resoconto colorato di quegli aspetti più scenici e caratteristici del festival: la folla maestosa di pellegrini che si arena sulle sponde dei tre fiumi sacri (Gange, Yamuna e Saraswati) per immergersi nelle acque, le abluzioni dei sadhus, le sfilate degli akharas e via dicendo. Tra questi tripudi di persone, animali, colori, profumi ed emozioni, il valore dell’acqua e dei fiumi sacri è troppo spesso dimenticato.
Il Kumbh Mela, secondo la mitologia induista, è nato a seguito della lotta tra dei e demoni per il possesso di una brocca (il “Kumbh”) contenente il nettare dell’immortalità. Quattro gocce di questo nettare sarebbero cadute sulla terra nei punti dove oggi sorgono alcune tra le città più sacre dell’induismo: Haridwar, Ukkain, Nasik e Prayag (Allahabad). L’abbondanza della brocca è intimamente legata all’abbondanza dei fiumi sacri che attraversano le quattro città e che, in determinati momenti scanditi da un complesso calendario astrologico, si riempirebbero del nettare dell’immortalità.
L’abbondanza delle acque dei fiumi è dunque un elemento cruciale affinché il Kumbh Mela possa realizzarsi appieno e soddisfare le speranze di salvezza dei numerosi pellegrini. Tuttavia, sia il Gange sia lo Yamuna (fiumi che si incontrano con lo Saraswati a Prayag e su cui di celebra il Kumbh Mela) si trovano in una situazione ecologica alquanto critica, con livelli di inquinamento altissimi e un flusso complessivo notevolmente ridotto rispetto allo stato originale.
L’attuale governo Modi, appartenente al partito filo induista e nazionalista di destra Bharatiya Janata Party (Bjp), ha costruito la propria immagine di “difensore” dei fiumi sacri dell’India. Parlando a seguito delle elezioni vinte nel 2014, il premier Modi ha affermato di essere stato investito da “Madre Gange” della responsabilità di curare il Gange dall’attuale stato gravoso in cui si trova[1].
Il progetto Namami Gange è stato realizzato con il preciso obiettivo di ripristinare lo stato ecologico del Gange[2]. Il nome stesso del ministero che si occupava delle risorse idriche è stato cambiato per includere il concetto di “ringiovanimento del Gange[3]”. Nonostante ciò, rimangono numerosi dubbi sull’effettivo impegno del governo. Nel 2017, un articolo uscito sull’agenzia Reuters ha dichiarato un “vero e proprio fallimento” l’intero piano d’azione del governo, sostenendo che solo una piccola parte dei soldi promessi per il Gange sono stati effettivamente spesi[4]. Inoltre, anche a livello nazionale, numerose voci di dissenso si sono alzate contro l’attuale amministrazione.
È utile ricordare l’esistenza di pareri discordanti nonché la complessità del problema: d’altronde stiamo considerando fiumi che percorrono migliaia di chilometri (il Gange 2500km e lo Yamuna 1300km), che attraversano numerosi centri abitati e che sono costantemente sotto pressione per via dell’ingente crescita demografica indiana. Più in generale, dobbiamo capire che i fiumi dell’India, così come qualsiasi altra nazione, non svolgono solo una funzione prettamente culturale ed estetica; sono intrappolati in una fitta rete di interessi economici e politici. Se questo di per sé non è un male – e nell’attuale stato delle cose non sembra qualcosa di cui possiamo disfarci –, è necessario capire l’impatto che questi interessi hanno sull’ecologia del fiume.
Quest’anno il Kumbh Mela si è svolto solo qualche mese prima delle elezioni estive in India. È stato dunque un banco di prova cruciale per l’amministrazione Modi, perché si mostrassero i successi che questi cinque anni di governo Bjp hanno portato nella cura dei fiumi indiani. Inoltre, è interesse di un governo filo-induista realizzare un Kumbh Mela che possa essere degno della più celebre tradizione induista, in modo tale da soddisfare i bisogni – spirituali o meno – dei pellegrini/elettori. Non a caso, il governo ha speso qualcosa come 2000 milioni di rupie, estendendo del 25% la superficie del festival, nel tentativo – superato largamente – di accogliere 10 milioni di visitatori[5].
Per quanto concerne il Gange, le autorità sono intervenute per restaurare quanto meno l’apparenza del fiume. Come riferito da alcuni attivisti che hanno riportato il caso alla Corte di Allahabad, le autorità avrebbero modificato il corso naturale del fiume Gange per la preparazione del Kumbh Mela[6]. Inoltre, affinché vi fosse abbastanza acqua per immergersi, il governo ha raggiunto un accordo con le dighe di Tehri e Narora (che si trovano più a nord rispetto a Prayag) affinché più acqua venisse raccolta nei bacini e successivamente rilasciata durante i quarantanove giorni della festività. Per far ciò, denunciano alcuni attivisti locali, la diga di Tehri avrebbe superato quel limite di sicurezza all’interno del bacino, con il rischio concreto di inondazioni delle zone circostanti[7]. Infine, nonostante gli impianti di purificazione dell’acqua siano stati fatti funzionare eccezionalmente a pieno regime nel periodo precedente al Kumbh Mela, recenti ricerche hanno dimostrato che immergersi nelle acque del Gange a Prayag potrebbe essere dannoso alla salute per gli alti livelli di inquinanti[8].
È evidente che le misure prese dalle autorità non siano altro che rattoppi temporanei per restaurare l’immagine ormai decadente del fiume più sacro dell’India. Tuttavia, come suggeriscono alcuni attivisti, è necessario attuare un piano olistico per il Kumbh Mela che rispetti l’ecologia del fiume. Soprattutto, appare essenziale che non si parli solo di acqua, bensì dell’intero “sistema fiume”. In altre parole, il fiume non deve essere visto come mero recipiente di una risorsa che può essere spostata, controllata e sfruttata a seconda dei propri bisogni, così come è stato fatto per questo (e precedenti) Kumbh Mela. E forse proprio il Kumbh Mela cela, oltre la propria cortina inebriante di spettacoli e ritualità, il più grande insegnamento che ci dice di riconsiderare la nostra relazione con il fiume. Poiché, dopotutto, il fiume è la fonte di vita della nostra civiltà e non possiamo permetterci di dimenticarlo.
di Marco Immovilli
[1]https://www.scmp.com/week-asia/society/article/2117350/india-killing-ganges-and-modi-can-do-nothing-about-it
[2]https://nmcg.nic.in/NamamiGanga.aspx
[3]https://www.thehindu.com/opinion/op-ed/for-rejuvenating-not-reengineeringthe-ganga/article6214337.ece?homepage=true
[4]https://www.reuters.com/article/india-ganges/exclusive-indias-ganges-clean-up-in-a-shambles-modi-intervenes-idUSKBN1780ZC
[5]https://economictimes.indiatimes.com/news/politics-and-nation/a-kumbh-like-no-other-up-government-prepares-blueprint-will-pump-in-rs-2000-crore-for-the-event/articleshow/64129163.cms
[6]https://www.downtoearth.org.in/news/water/-a-generic-policy-for-kumbh-melas-would-be-a-real-act-of-faith–62407
[7]https://www.indiawaterportal.org/articles/whats-killing-ganga
[8]http://www.newindianexpress.com/nation/2019/jan/27/kumbh-mela-dip-could-be-harmful-warn-cpcb-data-1930512.html