Dalle microplastiche alle cozze: il viaggio dei batteri (anche patogeni) lungo la catena alimentare
La plastica che galleggia nei mari è colonizzata da numerosi microorganismi, inclusi alcuni batteri tossici che sembrano propagarsi lungo la catena alimentare
[14 Gennaio 2021]
L’accumulo di rifiuti di plastica negli ambienti marini sta diventando un problema rilevante e, se la tossicità per gli organismi viventi che popolano il mare è stata analizzata in diversi studi scientifici, esiste ancora un vuoto di conoscenze circa il ruolo che le plastiche svolgono nel plasmare le strutture della comunità batterica nel contesto marino e sulla loro possibile trasmissione all’uomo.
E’ esattamente quello di cui si occupa lo studio “Bacterial community profiling of floating plastics from South Mediterranean sites: first evidence of effects on mussels as possible vehicles of transmission, pubblicato sul Journal of Hazardous Materials da un gteam di ricercatori della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza e dell’università tunisina di Sousse che hanno indagato la presenza di microplastiche e di batteri anche patogeni in campioni di acqua del mar Mediterraneo e in campioni di cozze.
Dai risultati della ricerca è emerso che «Non solo nelle vongole sono presenti significative quantità di microplastiche, ma anche che – questa è la novità – le microplastiche trasportano batteri patogeni, che ritroviamo anche nelle vongole: tali batteri hanno un effetto tossico sulle vongole, come indicato dalla loro risposta immunitaria».
Edoardo Puglisi, docente di microbiologia all’università Cattolica – che ha condotto questo studio insieme a Pier Sandro Cocconcelli e Francesca Bandini della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali della Cattolia – spiega che «Il nostro obiettivo era in primo luogo profilare la struttura della comunità batterica in biofilm di particelle di plastica galleggianti in acqua di mare provenienti da quattro aree costiere tunisine, utilizzando tecniche di sequenziamento del DNA dei batteri. Successivamente, le cozze (Mytilus galloprovincialis) sono state messe in contatto con le plastiche galleggianti per consentirci di ampliare le conoscenze sul potenziale ruolo svolto dalle particelle di plastica ambientale nel plasmare le strutture della comunità batterica e nell’indurre possibili effetti tossici sulle cozze. I nostri risultati hanno mostrato chiaramente una grande variabilità nella composizione delle comunità batteriche di plastica galleggiante e acqua di mare provenienti da diverse aree geografiche. Questi primi risultati ci dicono che le cozze accumulano dentro sé non solo microplastiche, ma anche i batteri da esse trasportati, inclusi ad esempio alcuni patogeni appartenenti al gruppo dei vibrioni. La rilevanza del nostro studio in termini di valutazione del rischio alimentare per l’uomo dovrà essere oggetto di future investigazioni».