Emissioni di metano: fonti sorprendenti dai fiumi di tutto il mondo
La conservazione e ripristino dell’acqua dolce potrebbero portare a una riduzione delle emissioni di metano
[23 Agosto 2023]
La metà delle emissioni globali di metano, un potente gas serra, provengono dagli ecosistemi di acqua dolce. Finora si riteneva che fiumi e torrenti emettessero una notevole quantità di metano, ma i livelli e i modelli di queste emissioni su scala globale restano in gran parte non documentati.
Lo studio “Global methane emissions from rivers and streams”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori, cambia tutto con una nuova descrizione dei tassi globali, dei modelli e dei fattori che determinano le emissioni di metano da fiumi e torrenti, fornendo risultati che «Miglioreranno le stime del metano e i modelli del cambiamento climatico e indicheranno cambiamenti nella gestione del territorio e opportunità di ripristino che possono ridurre la quantità di metano che fuoriesce nell’atmosfera».
Infatti, il nuovo studio conferma che fiumi e torrenti producono effettivamente molto metano e svolgono un ruolo importante nelle dinamiche del cambiamento climatico, ma rivela anche alcuni risultati sorprendenti su come – e dove – viene prodotto il metano.
Una delle autrici dello studio, Emily Stanley del Center for limnology dell’università del Wisconsin–Madison, spiega: «Ci aspettavamo di trovare le emissioni di metano più elevate ai tropici, perché la produzione biologica di metano è altamente sensibile alla temperatura. Invece, il nostro team ha scoperto che le emissioni di metano nei tropici erano paragonabili a quelle dei corsi d’acqua e dei fiumi molto più freddi delle foreste boreali – foreste dominate da pini che si estendono intorno all’emisfero settentrionale – e degli habitat della tundra artica».
Quindi, la temperatura non è la variabile principale che determina le emissioni di metano acquatico, come si credeva, e la Stanley sottolinea che «Invece, lo studio ha scoperto che la quantità di metano che fuoriesce da corsi d’acqua e fiumi, indipendentemente dalla loro latitudine o temperatura, è controllata principalmente dall’habitat circostante ad essi collegato».
I fiumi e i torrenti nelle foreste boreali e nelle regioni polari alle alte latitudini sono spesso legati a torbiere e zone umide, mentre le fitte foreste dei bacini fluviali dell’Amazzonia e del Congo forniscono alle acque che le attraversano terreni ricchi di materia organica. Entrambi i sistemi producono quantità sostanziali di metano perché spesso determinano condizioni di basso ossigeno preferite dai microbi che producono metano scomponendo tutta la materia organica.
Tuttavia, non tutti i fiumi e i torrenti ad alto contenuto di metano provengono da queste emissioni in modo naturale. In alcune parti del mondo, le emissioni di metano dell’acqua dolce sono controllate principalmente dall’attività umana sia nelle comunità urbane che rurali.
Il principale autore dello studio, Gerard Rocher dele università svedesi di Umeå e Sveriges lantbruksuniversitet e del Centre d’Estudis Avançats de Blanes, evidenzia che «Gli esseri umani stanno modificando attivamente le reti fluviali in tutto il mondo e, in generale, questi cambiamenti sembrano favorire le emissioni di metano. Anche gli habitat che sono stati fortemente modificati dagli esseri umani – come i corsi d’acqua e i fossati che drenano i campi agricoli, i fiumi sotto gli impianti di trattamento delle acque reflue o i canali di cemento delle acque piovane – spesso danno luogo a condizioni ricche di materia organica e povere di ossigeno che promuovono un’elevata produzione di metano. L’importanza del coinvolgimento umano può essere considerata una buona notizia.Un’implicazione di questa scoperta è che gli sforzi di conservazione e ripristino dell’acqua dolce potrebbero portare a una riduzione delle emissioni di metano».
Rallentare il flusso di sostanze inquinanti come fertilizzanti, rifiuti umani e animali o l’immissione eccessiva di terriccio nei fiumi e nei torrenti contribuirebbe a limitare gli ingredienti che portano a un’elevata produzione di metano nei sistemi di acqua dolce. Secondo la Stanley, «Dal punto di vista del cambiamento climatico, dobbiamo preoccuparci più dei sistemi in cui gli esseri umani creano circostanze che producono metano che dei cicli naturali della produzione di metano»
Lo studio dimostra anche l’importanza del lavoro di team di scienziati che compilano ed esaminano giganteschi dataset per comprendere la portata del cambiamento climatico. Per arrivare a questi risultati ci è voluta una collaborazione durata anni tra istituzioni scientifiche di tutto il mondo. Team di ricerca hanno raccolto misurazioni del metano su fiumi e torrenti in diversi Paesi, hanno utilizzato modelli computerizzati all’avanguardia e l’apprendimento automatico per espandere in modo massiccio un dataset che la Stanley ha iniziato a compilare con i suoi studenti nel 2015. E la scienziata statunitense conclude: «Ora, abbiamo molta più fiducia nelle stime sul metano. Speriamo che i nostri risultati portino a una migliore comprensione della grandezza e dei modelli spaziali di tutte le fonti di metano nell’atmosfera terrestre e che i nuovi dati migliorino i modelli su larga scala utilizzati per comprendere il clima globale e prevederne il futuro».