Goletta verde e Goletta dei laghi 2021: il bilancio finale di Legambiente
Su 389 punti totali campionati, 1 ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Foci dei fiumi inquinate nel 58% dei casi
[12 Agosto 2021]
«Mala depurazione e scarichi illegali restano il principale nemico del mare e delle acque interne». A confermarlo sono i dati del bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente che quest’estate, con un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente, hanno monitorato mare e laghi.
Il Cigno Verde sottolinea che «Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità maggiori sono state prevalentemente riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare o nel lago, portano con sé cariche batteriche a volte molto elevate, derivanti spesso dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell’entroterra». Preoccupa anche la situazione di quelli che Legambiente chiama i malati cronici: 32 punti tra mare e laghi, tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua, che risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni. «Luoghi dimenticati, vere e proprie fogne a cielo aperto che riguardano ben 13 regioni».
Ecco i dati finali di Goletta Verde e Goletta dei laghi:
Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine dai volontari di Goletta verde, 22 punti sono stati giudicati inquinati mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge quindi il 35% del totale. 1 punto inquinato ogni 81 km di costa. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna (131 punti su 263) ha riguardato le foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti di legge, a dimostrazione di come le foci siano i punti critici che portano inquinamento a mare a causa delle note criticità depurative del nostro Paese, e siano dunque questi i punti maggiormente da attenzionare da parte delle istituzioni competenti. Eppure sono molte le aree lungo la costa che non vengono controllate dalle autorità di riferimento che si concentrano prevalentemente sulle aree adibite alla balneazione, abbandonando a loro stessi i tratti di costa antistanti le foci dove viene dato per scontato che l’inquinamento sia presente. Dei 263 campioni eseguiti da Goletta verde ben 120 hanno riguardato aree non controllate dalle autorità competenti – secondo le indicazioni riportate dal Portale Acque del Ministero della Salute – e nel 52% dei casi sono risultate oltre i limiti di legge. E non migliora la situazione per quanto riguarda l’informazione ai bagnanti, altro obiettivo centrale della campagna di Goletta verde. Nei tratti di costa non controllati dalle autorità competenti e, di conseguenza, interdetti alla balneazione, in cui i tecnici di Goletta verde hanno eseguito i prelievi, nel 63% dei casi non c’è il divieto di balneazione. In quelle balneabili, mancano i cartelli informativi obbligatori avvistati solo nel 10% dei punti.
Per quanto riguarda Goletta dei laghi, quest’anno la campagna di Legambiente ha ampliato il numero di bacini lacustri posti sotto la sua lente di ingrandimento passando dai 28 del 2020 ai 34 di questa edizione, sempre in 11 regioni italiane. Rispetto alle scorse edizioni quest’anno la campagna è tornata a monitorare alcuni laghi, quali Salto e Turano nel Lazio, e ne ha sostituiti altri aggiungendone di nuovi, come l’Averno e il Fusaro in Campania, l’Ampollino in Calabria, i laghi di Piana degli Albanesi, Pozzillo e Diga San Giovanni in Sicilia. Sono stati effettuati 126 prelievi in altrettanti punti di campionamento e giudicati, secondo la classifica della Goletta dei Laghi per le analisi microbiologiche, oltre i limiti di legge il 33% dei prelievi (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). In totale sono 61 i campioni prelevati in foce, 65 quelli prelevati a lago. Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.
La fotografia scattata da Legambiente nell’estate 2021 delle spiagge affollate fino all’inverosimile e nel complesso preoccupante. Per questo l’associazione ambientalista torna nuovamente a ribadire «L’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR. L’Unione Europea ha più volte ammonito l’Italia avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la Penisola sta pagando multe salate. Sino ad ora le multe, relative solo alla condanna (C-251/17) relativa alla prima procedura infrazione (2004/2034) che riguarda 69 agglomerati urbani (ognuno dei quali comprende più comuni), sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro e continueremo a pagare fino a che l’emergenza non verrà superata. Ma nell’affrontare il problema della cattiva depurazione, per l’associazione ambientalista è importante prevedere anche più controlli alle foci e lungo i corsi d’acqua e promuovere più informazione tra i bagnanti».
Secondo un’elaborazione di Legambiente su dati Commissione Ue, «Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato, un problema che non riguarda solo il sud Italia ma anche il Nord della Penisola. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola, che generano un carico complessivo di quasi 30 milioni di abitanti equivalenti su un totale di 77 milioni. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno. L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali)».
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, conclude: «Nell’anno del PNRR e delle risorse europee destinate ai Paesi membri dell’Ue per accelerare la transizione ecologica, l’Italia sta trascurando l’annoso tema della mala depurazione, la grande opera incompiuta della Penisola, prevista da una legge del 1976, per la quale il nostro Paese è stato già condannato dall’Ue a pagare ad oggi quasi 80 milioni di euro di multe. Il trattamento delle acque reflue è fondamentale per assicurare la salute dei cittadini, tutelare l’ambiente e il turismo ed è per questo che lanciamo un nuovo appello al Governo affinché vengano realizzati nuovi depuratori, ammodernati quelli esistenti e completata la rete fognaria. Non sono ammessi più ritardi né scuse. I fondi ci sono, l’Italia destini una parte delle prime risorse europee del PNRR che ha ricevuto proprio in questi giorni per chiudere questa pagina imbarazzante della storia del Paese realizzando anche per gli impianti per il trattamento dei fanghi di depurazione con produzione di biometano e per il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura e nell’industria».