Goletta Verde: nel Lazio fuori norma 12 campionamenti su 24
Ad Ardea, Nettuno, Tarquinia, Cerveteri e Pomezia le situazioni peggiori da troppi anni consecutivi, con risultati pessimi
[8 Agosto 2019]
Sono stati 24 i punti monitorati, tra il 23 e il 26 luglio, dai tecnici di Goletta Verde lungo le coste del Lazio e di questi, 10 sono risultati fortemente inquinati e 2 inquinati. «Responsabili dell’inquinamento microbiologico, che arriva a mare – dicono gli ambientalisti – i canali e le foci, a causa della cattiva depurazione o della presenza di scarichi illegali».
Ecco in dettaglio delle analisi di Goletta Verde lungo le coste laziali:
In provincia di Viterbo, su due punti monitorati uno è risultato “fortemente inquinato” ovvero a Tarquinia, in località Lido di Tarquinia, alla foce del fiume Marta, mentre a Montalto di Castro, in località Montalto Marina, la foce del fiume Flora, è risultata “entro i limiti”.
Nella provincia di Roma sono stati dieci i punti campionati, di cui sette “fortemente inquinati”: a Marina di Cerveteri, al Fosso Zambra; a Fregene, in località lungomare di Ponente, alla foce del Fiume Arrone; a Pomezia, in località Torvaianica, nel mare di fronte alla foce del canale, all’altezza Via Filadelfia (canale Crocetta); a Marina di Ardea, sia alla foce del Rio torto sia alla foce del Fosso Grande; ad Anzio, in località Lido dei Gigli, alla foce del fosso Cavallo Morto – lungomare delle Sterlizie; e a Nettuno, al canale Loricina presso via Matteotti. “Entro i limiti” il giudizio emerso dai campionamenti effettuati a Santa Marinella, in località Santa Severa, sulla spiaggia presso il lungomare Pyrgi, angolo Via Olimpo; a Ladispoli, alla foce Rio Vaccina; a Fiumicino, al canale che delimita a Nord Isola Sacra (Villaggio dei Pescatori); e a Ostia, al canale dei pescatori.
Undici i punti monitorati in provincia di Latina, di cui due “fortemente inquinati” ovvero a Sperlonga, nel punto di prelievo sulla spiaggia di Via Cristoforo Colombo, incrocio via Andrea Doria, e a Minturno, in località Scauri, alla foce del Rio Recillo. “Inquinato”, invece, il giudizio emerso dal campionamento effettuato a Formia, località Gianola, alla foce del Rio Santacroce e a Marina di Minturno, allo sbocco del canale di scolo a sud della darsena. “Entro i limiti” di legge i valori riscontrati a Latina, alla foce Verde; a Terracina, in località San Vito, nel mare di fronte alla foce del canale Sisto; a Porto Badino, sulla spiaggia a nord della Foce del fiume Portatore; sulla spiaggia di Levante adiacente la darsena del porto; a Fondi, alla foce del canale Sant’Anastasia e alla foce del canale tra via Guado I e strada Consortile; e a Gaeta, sulla spiaggia in corrispondenza del torrente Lorgato, fronte via Sant’Agostino.
Anche nel Lazio restano le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria per ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Su ventiquattro punti monitorati, i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello soltanto in un punto, a Sperlonga, sulla spiaggia di Via Cristoforo Colombo, incrocio via Andrea Doria. Mentre in tre casi non campionati dalle Autorità competenti, era presente il cartello di divieto di balneazione come previsto dalla legge.
Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, sottolinea che: «Metà delle analisi microbiologiche mostrano porzioni di litorale a rischio a causa di fogne non depurate che arrivano al mare, mettendo in pericolo la qualità dell’acqua, l’ambiente marino e, a volte, la salute dei bagnanti. Nei comuni di Ardea, Nettuno, Tarquinia, Cerveteri e Pomezia vi sono le situazioni peggiori da troppi anni consecutivi, con risultati pessimi delle analisi. A Sperlonga uno scarico a pochi centimetri dagli ombrelloni fa veramente inorridire per la porzione di litorale magnifica messa a rischio; a Minturno negativi i risultati dei due punti di prelievo; a Anzio criticità a Lido dei Gigli, a Fregene alla foce dell’Arrone. A Formia, per la prima volta nella foce del Santa Croce, seppur rimane oltre i limiti, il carico fecale diminuisce ampiamente grazie al lavoro messo in campo dalle autorità locali durante il percorso di costruzione del contratto di Fiume firmato pochi da giorni. Chiediamo ai comuni, soprattutto a quelli dove da decenni i risultati sono sempre pessimi, di fare azioni concrete per riqualificare il proprio mare, senza prendere questi dati come un voto al proprio litorale, tantomeno alla propria amministrazione. Emergono chiaramente una serie di situazioni diverse: reflui abusivi, depuratori non funzionanti, insufficienti o sotto sequestro, scarichi fognari delle città interne che arrivano a mare e che vanno monitorate. Gli enti locali devono mettere in campo azioni semplici o complicate ma risolute e decise: bisogna risalire i fossi in cerca di abusivismo fognario, bisogna costruire rapporti e intese con i comuni dell’entroterra, si devono analizzare i parametri e le cause scatenanti dell’inquinamento. Troppo poco è stato fatto, soprattutto là dove continuano a esserci microrganismi di origine fecale che arrivano in mare. La costruzione di contratti di Fiume può essere molto importante e risolutiva per tanti di questi luoghi perché aggrega comuni, associazioni, enti parco, privati e aziende con l’obiettivo di riqualificare l’ambiente fluviale tutelando la biodiversità. Noi siamo a disposizione di tutti per generare questi processi, con l’obiettivo unico di migliorare l’ambiente e il mare del Lazio».
Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde, conclude ricordando che «Il nostro monitoraggio non ha la pretesa di sostituirsi ai controlli ufficiali ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali, il più delle volte responsabili delle procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea. Quella della scarsa o assente depurazione è diventata ormai un’emergenza che qualche mese fa è costata all’Italia un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia. Senza contare che con i soldi impiegati per pagare le multe comminate dalla Ue nei confronti del nostro Paese potremmo fare investimenti per potenziare il nostro sistema depurativo attraverso progetti innovativi a difesa della salute del mare e dei cittadini».