I mecheros dell’Ecuador, la Chernobyl dell’Amazzonia
Mai applicata la sentenza che dà ragione ad ambientalisti e popolazioni locali. E il Governo parla di strumentalizzazione di chi protesta
[27 Febbraio 2024]
L’Unión de Afectados y Afectadas por Texaco (UDAPT) – Amigos de la Tierra Ecuador. Siamo rappresenta oltre 30.000 persone danneggiate dalle attività della multinazionale petrolifera Texaco/ Chevron nell’Amazzonia settentrionale dell’Ecuador. Un disastro ambientale e per la salute umana conosciuto anche come la “Chernobyl dell’Amazzonia”.
All’ UDAPT sottolineano che «La nostra missione è allineata ai principi di uguaglianza di genere, plurinazionalità e giustizia intergenerazionale, mirando a ottenere riparazioni complete per i danni inflitti dalle operazioni estrattive e a garantire il rispetto dei diritti umani e ambientali» e gli ambientalisti equadoregni hanno scritto a greenreport.it per sottoporci un caso del quale si occupano da 4 anni e che recentemente ha avuto nuovi sviluppi ma che, nonostante sia notissimo a livello nazionale, non ha ancora ottenuto l’attenzione internazionale che merita.
UDAPT – Amigos de la Tierra Ecuador spiega che «Attualmente ci troviamo, infatti, in una fase critica: più di 57 anni di estrattivismo incontrollato nell’Amazzonia settentrionale dell’Ecuador hanno provocato profonde ferite nella biodiversità e nelle comunità locali. Di fronte a questa situazione, UDAPT ha intrapreso azioni legali per garantire che la difesa dei diritti umani e ambientali prevalga sugli interessi economici dell’industria estrattiva. La nostra attività è iniziata nel 1993 con il caso Chevron, diventato un simbolo di resistenza contro l’impunità delle grandi corporations e la distruzione ambientale. Tuttavia, non ci siamo fermati qui: abbiamo esteso il nostro impegno ad altre sfide, come il caso mecheros iniziato nel 2020».
I mecheros (i gas flares) sono almeno 486 installazioni che bruciano il gas in eccesso della produzione petrolifera e gli ambientalisti equadoregni evidenziano che «Queste strutture rappresentano una minaccia costante per le comunità circostanti, causando gravi danni attraverso una contaminazione ambientale persistente. Tale inquinamento ha contribuito al preoccupante aumento dei casi di cancro nella regione amazzonica, con il 72,6% dei casi riguardanti donne. Per questo motivo, il 18 febbraio 2020, nove bambine amazzoniche hanno presentato un’istanza costituzionale contro lo Stato ecuadoriano per la violazione dei diritti umani e ambientali. Il 29 luglio 2021, il Tribunale di Giustizia di Sucumbíos ha emesso una sentenza a favore delle 9 bambine, stabilendo che lo Stato ha violato il diritto a un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato, così come il diritto alla salute delle querelanti e di tutta la popolazione amazzonica. La sentenza ha ordinato l’eliminazione progressiva di tutti i mecheros. Tuttavia, ad oggi questa sentenza storica non è stata rispettata e il numero di mecheros è aumentato invece di diminuire».
Il 21 febbraio la questione dei mecheros è stata discussa in una seduta della Commissione biodiversità dell’Asamblea Nacional del Ecuador alla quale hanno partecipato 4 delle 9 bambine, le rappresentanti e i rappresentanti delle comunità e delle nazionalità indigene colpite, le autorità competenti e la direttrice generale della compagnia petrolifera statale Petroecuador, per conoscere le ragioni del mancato rispetto della sentenza del caso mecheros da parte dello Stato ecuadoriano.
Un incontro che ha avuto un esito deludente, almeno a leggere la dichiarazione ¡QUÉ LES PASA! di UDAPT firmato anche da altre 19 ONG ambientaliste e sociali, comprese la Caritas, il Vicariato Apostólico de Aguarico, Ación Ecológica e Amazon Watch.
Se gli altri ministri interessati non hanno nemmeno partecipato alla Commissione biodiversità, le ONG condannano l’atteggiamento tenuto dalla ministra dell’energia e delle miniere, Andrea Arrobo, che, parodiando la strategia della Chevron di icolpevolizzare le vittime ha insinuato che caso Aguinda vs. Chevron, per non rispettare la sentenza, ha insinuato che le ragazze del caso Mecheros potessero essere manipolate: «Non fatelo perché siete state convinte. Fate sempre le cose perché siete consapevoli della realtà, non lasciatevi manipolare, ascoltate, imparate, alzate la voce, ma non lasciatevi manipolare», ha detto rivolta alle ragazze».
Po i la ministra ha aggiunto che «La sentenza è già stata eseguita, è già stata eseguita, c’erano due mecheros, perché quei mecheros erano spenti. Una cosa è che i mecheros continuino a spegnersi e un’altra cosa provocare il panico e penso che questo sia uno degli elementi di cui dobbiamo prenderci molta cura come esecutivo»
Secondo le ONG, la ministra sembrava non essere a conoscenza che la maggior parte delle ragazze coinvolte nel caso mecheros «Sono nate, cresciute, respirano l’aria e bevono l’acqua degli estuari e dei pozzi, poiché le loro comunità non dispongono di sistemi di acqua potabile e vivono con la tortura uditiva, sentono e respirano nelle loro case, nei quartieri, nei centri popolati, quell’aria viziata, contaminata dalla presenza dei mecheros che contaminano l’aria, l’acqua e il suolo. Apparentemente il ministro non sa che il padre di una delle ragazze è morto di cancro, che la madre di un’altra ragazza è morta di cancro, che le madri di due delle ragazze del caso più leggero hanno il cancro, che la nonna di un’altra delle ragazze le ragazze sono morte di cancro, mentre anche la loro zia ha il cancro, e che diversi vicini nei loro quartieri e comunità hanno il cancro, che più di 450 malati di cancro nelle province di Sucumbíos e Orellana hanno smesso di ricevere dal 2021 ad oggi, 21/02 /2024 gli aiuti stabiliti dalla legge e che per questo molti di questi pazienti hanno abbandonato le cure e alcuni di loro sono morti».
Per gli ambientalisti e le associazioni indigene e della società civile è gravissimo che un ministro abbia detto alla ragazza che non devono lasciarsi manipolare: «Ignorare la capacità delle ragazze di conoscere i loro diritti, i diritti della natura, di difendere, nonostante la loro giovane età, ciò che considerano un’ingiustizia nei loro confronti, delle loro famiglie,delle loro vite, delle loro comunità. Il minimo, signora Ministro, è chiedere scusa per un simile errore. E si scusi anche per la sua ignoranza della sentenza e per la sua NON osservanza, altrimenti le sue affermazioni risultano un insulto all’intera popolazione che oggi soffre della contaminazione non di 447 mecheros, ma di 486 mecheros. E verifichi, ministra, che i due governi precedenti abbiano dichiarato falliti i bandi rivolti alle società private per investire e sfruttare il gas associato ai mecheros, che rappresentano un risparmio annuo di 500 milioni di dollari, e, per lo stesso motivo, rispetti le sentenze e migliori le condizioni ambientali. E’ successo nel 2018, nel 2020 e nel 2022. Succederà la stessa cosa nel 2024, signora Ministro? Ci auguriamo di no e che una volta per tutte una manciata di importatori smettano di trarne vantaggio e venga esercitata una politica pubblica coerente con l’ambiente e l’economia del Paese».
In un precedente comunicato le associazioni avevano denunciato che si stavano utilizzando mecheros inutilizzati per dire che le compagnie petrolifere rispettano la sentenza, hanno spento alcuni mecheros e reindirizzato il loro gas verso altri ed hanno consentito/aumentato altri mecheros, perpetuando lo stesso modello di sfruttamento e inquinamento.
Per le ONG, «Altrettanto offensiva è stata l’assenza del ministro della salute, Franklin Encalada, che non ha inviato nemmeno un delegato, poiché gli altri assenti, il Defensor del Pueblo, il Presidente della magistratura e il ministro dell’ambiente, abbiano inviato dei delegati, nonostante la convocazione fosse non delegabile».
Le associazioni guidate dall’ UDAPT concludono: «Chiediamo che la Commissione per la Biodiversità e la stessa Asamblea Nacional esercitino il loro mandato di supervisione e sanzione, basato sulla definizione delle responsabilità dei ministeri responsabili, riguardo alla flagrante inosservanza della sentenza nel caso Mecheros. Noi amazzonici dobbiamo viaggiare 7, 8, 10 ore per poter partecipare, nell’esercizio dei nostri diritti, ed essere ascoltati dalle autorità, ma se l’Asamblea Nacional tollera che le autorità convocate, con carattere obbligatorio e non delegabile, non lo facciano, non fa altro che aderire alla strategia del lasciar fare, del lasciar passare, complici di questa impunità che si va formando attorno a un mandato della giustizia. Sono passati tre anni dall’emissione della sentenza, tre anni in cui la stessa Defensoría del Pueblo non ha adempiuto al ruolo stabilito nella sentenza. Non possiamo permettere che si perdano altre vite umane o si subiscano danni irreparabili al nostro ambiente, tanto più dopo questa sessione fallimentare della commissione sulla biodiversità. ¡Qué les pasa! #LosMecherosNosSiguenMatando»