I Pfas inquinano anche i leader politici europei

Analisi del sangue mostrano che i politici Ue sono esposti alle “sostanze chimiche per sempre”, una minaccia per la salute pubblica

[31 Gennaio 2024]

L’European Environmental Bureau (EEB, al quale aderisce anche Legambiente) e ChemSec  hanno pubblicato i risultati di analisi che dimostrano che «I principali leader europei sono risultati positivi ai cosiddetti “prodotti chimici per sempre” nei loro corpi. In tutti gli individui testati sono stati rilevati fino a 7 PFAS in un intervallo compreso tra 3,24 e 24,66 µg/L . Cinque politici hanno superato i livelli di preoccupazione esistenti. Tuttavia, questi livelli non differiscono in modo significativo dall’esposizione media degli europei. I test dimostrano che nessuno è immune dalla presenza dei PFAS, nemmeno i funzionari europei di alto livello».

I leader europei testati sono stati Frans Timmermans, l’ex vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per l’European Green Deal,  Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per la Digital Age e commissaria Ue alla concorrenza, Dubravka Šuica, vicepresidente per la democrazia e la demografia, Virginijus Sinkevičius, Commissario Ue per l’ambiente, gki oceani e la pesca, Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’European Environment Agency e gli euurodeputati Heléne Fritzon, Jutta Paulus, Mohammed Chahim, Martin Hojsík,  Nils Torvalds e Petar Vitanov. I politici testati provengono da Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Lituania, Olanda, Slovacchia e Svezia. Nell’ambito della campagna Toxic Free Future (TFF), guidata dall’EEB con la partecipazione di 9 organizzazioni no-profit nazionali, 16 politici di Repubblica Ceca, Spagna e Belgio sono stati sottoposti al test del livello ematico di PFAS, evidenziando ulteriormente la natura diffusa di questo problema urgente. Iniziative simili sono in corso in Germania, Paesi Bassi, Francia e Grecia.

EEB evidenzia che «I risultati rivelano una realtà preoccupante relativa al fallimento del controllo delle sostanze chimiche in Europa e all’urgente necessità di regolamentare queste sostanze pericolose: come gran parte della popolazione europea, tutti i soggetti erano contaminati da PFAS. Sono state trovate oltre la metà delle 13 “sostanze chimiche per sempre” analizzate, vale a dire PFOA, PFNA, PFDA, PFUnDA, PFHxS, PFHpS e PFOS. In alcuni casi, i livelli di esposizione superavano le soglie di sicurezza esistenti».

La danese Vestager, di Radikale Venstre che è in realtà un partito social-liberale di centro, ha commentato: «A giugno ho fatto un esame del sangue per verificare la possibile presenza di sostanze chimiche tossiche nel mio sangue. Alcune settimane dopo ho ricevuto i risultati. Nel mio sangue sono stati trovati 7 dei 13 PFAS analizzati. I PFAS (o “sostanze chimiche per sempre”) si possono trovare  nella nostra acqua, negli imballaggi degli alimenti, nelle creme per il viso… praticamente intorno a noi. […] L’Europa sta aprendo la strada, limitandone l’uso e investendo denaro nella ricerca e nelle soluzioni per sostituirli. Ho fatto questo test perché volevo contribuire ad aumentare la consapevolezza di questo semplice fatto: potrebbe volerci ancora del tempo prima che i PFAS vengano completamente sostituiti, ma è la strada giusta da percorrere».

Frans Timmermans, ora a capo dell’alleanza laburisti-verdi in Olanda,  sottolinea che «Le sostanze chimiche tossiche per sempre sono ovunque. Invadono il nostro ambiente, le verdure coltivate in casa, il pesce e il nostro corpo, dove persistono per sempre. I nostri cittadini devono essere protetti da questo. Dobbiamo fermare tutte le emissioni di questa spazzatura legalizzata. Chiediamo all’Europa di vietare completamente l’uso di queste sostanze chimiche. Nei Paesi Bassi, il produttore di prodotti chimici Chemours deve smettere di avvelenare i propri vicini e l’ambiente. Se non si adottano le misure necessarie, non ci potrà essere futuro per questa azienda nel nostro Paese».

I PFAS sono collegati a una serie di gravi problemi di salute, tra cui cancro, infertilità, difetti congeniti e disturbi del sistema immunitario. Per Tatiana Santos, responsabile della politica sulle sostanze chimiche all’EEB «Questi risultati servono a mettere i politici e i leader politici di fronte alla cruda realtà. La contaminazione da PFAS non discrimina. Siamo tutti vittime. Nessuno è immune dall’inquinamento chimico, indipendentemente da dove e come vive». 

Alcuni dei sette PFAS riscontrati nei policy maker europei – PFOA e PFOS – sono già stati vietati in Europa,. Altri hanno alcuni usi regolamentati (PFNA, PFDA, PFUnDA e PFHxS), mentre PFHpS è ancora consentito nel mercato Ue.

All’EEB fanno notare: «Anche se l’Ue dispone di uno dei sistemi di controllo delle sostanze chimiche più forti al mondo, tutti gli europei sono esposti a un inquinamento chimico “allarmante”. La continua produzione, utilizzo ed emissione di PFAS da parte dell’industria chimica europea, con la conoscenza (nascosta) dei rischi per la salute per decenni, sottolinea l’inadeguatezza delle attuali misure normative. Importanti scandali di inquinamento da PFAS , in cui l’esposizione è circa 100 volte superiore alla media, sono stati documentati in tutta l’Ue, con casi nella regione italiana del Veneto ; nella “valle chimica” della Francia vicino a Lione ; In Olanda ; nelle Fiandre e in Vallonia, in Belgio e altro ancora».

Le vittime hanno avviato battaglie legali esemplificate dalla recente sentenza di Ronneby, in Sveziache rivela che «I residenti sono stati esposti, attraverso l’acqua potabile, ad alti livelli di PFAS nel sangue» e «dichiara la società responsabile di risarcirli per lesioni personali» .

L’EEB denuncia che «Ciononostante, le pressioni politiche e dell’industria hanno portato la Commissione europea a bloccare la tanto necessaria riforma della obsoleta legge Ue sul controllo delle sostanze chimiche, REACH (Regolamento per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche), ideata nel 2006 per salvaguardare la salute umana e le sostanze chimiche. l’ambiente dai rischi chimici. Sebbene cinque Stati membri abbiano proposto un divieto dei PFAS nel gennaio 2023, il lungo processo coinvolto implica che passeranno anni prima che queste sostanze chimiche pericolose vengano gradualmente eliminate in tutta Europa».

La Santos aggiunge che «Questo è un grave problema di inquinamento e di salute pubblica; non è limitato alle aree altamente inquinate. I PFAS sono una minaccia invisibile che si infiltra nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e persino nelle nostre case attraverso i prodotti di uso quotidiano. Le autorità stanno di fatto dando priorità all’avidità dell’industria rispetto al benessere pubblico. E’ giunto il momento che i legislatori dell’Ue agiscano, proteggano le generazioni future e considerino gli inquinatori responsabili dei danni che hanno causato». 

La verde tedesca Paulus è convinta che «Il modo sensato per affrontare il problema dei PFAS è affrontarli come gruppo e non guardare alle singole sostanze. Perché se continuiamo a vietarli con la velocità degli ultimi 20 anni, avremo finito entro il 2380 o qualcosa del genere».

A<l laburista olandese Chahim  afferma: «Penso che sia importante trattare le sostanze chimiche PFAS come una famiglia e non come singole sostanze. E credo davvero che dobbiamo aprire la legislazione REACH e garantire che questi tipi di sostanze chimiche siano legiferati meglio».

Ma alcuni settori industriali stanno esercitando pressioni aggressive contro la proposta di divieto dei PFAS. Invece, altre imprese attendono con impazienza la restrizione proposta, esprimendo pubblicamente il loro sostegno a un divieto globale dei Pfas. La proposta di restrizione ha anche stimolato molta innovazione all’interno dell’industria. Per soddisfare le future richieste del mercato, vengono costantemente sviluppate alternative più sicure ai PFAS.

L’iniziativa congiunta dell’EEB e del ChemSec per testare i livelli di PFAS tra i leader politici europei punta a sensibilizzarli e a esortarli a proteggere la salute pubblica e l’ambiente da questa minaccia pervasiva sbloccando urgentemente la riforma della politica sulle sostanze chimiche e sostenendo un divieto globale di PFAS.

Secondo la direttrice esecutiva di ChemSec, Anne-Sofie Bäckar, «L’unico modo per affrontare questa crisi è regolamentare queste sostanze chimiche come gruppo, cosa che dovrebbe avvenire con l’attuale proposta di restrizione dell’Ue. Fortunatamente, sono già disponibili alternative più sicure per la maggior parte degli usi dei PFAS. Si tratta solo di dare loro un’opportunità».

La Ylä-Mononen, conferma che «L’inquinamento chimico è un problema diffuso in Europa ma ci sono anche significative opportunità per migliorare la situazione. Per proteggere le persone e la natura e promuovere l’economia circolare in Europa, dovremmo gestire i rischi delle sostanze chimiche in gruppi, promuovere sostanze chimiche che siano sicure e sostenibili fin dalla progettazione ed eliminare gradualmente le sostanze più dannose».

La Presidenza belga del Consiglio dell’Ue ha dato priorità all’inquinamento chimico e ai PFAS nella sua agenda politica e il primo febbraio ospiterà ad Anversa la conferenza “Tackling PFAS Pollution“.

L’EEB e Wemove, hanno recentemente lanciato una petizione per chiedere ai politici una “Europa libera dalle sostanze tossiche adesso!”, «Attuando la strategia europea sulle sostanze chimiche, fissando l’attuale legge sul controllo delle sostanze chimiche, REACH, per garantire la messa al bando rapida delle sostanze chimiche più dannose nei prodotti di consumo ed eliminando gradualmente i PFAS dai giocattoli, dai cosmetici, dagli imballaggi e dai materiali a contatto con gli alimenti, tra gli altri». La petizione ha raggiunto più di 57.000 firme in meno di una settimana.