Il 24 agosto il Giappone inizierà a sversare in mare dell’acqua contaminata di Fukishima Daiichi
L’Iaea autorizza. Greenpeace: falsa soluzione e decenni di deliberato inquinamento radioattivo dell’ambiente marino
[22 Agosto 2023]
Oggi, il governo di centro-destra del Giappone giapponese ha annunciato che a partire dal 24 agosto darà inizio allo sversamento in mare dell’acqua contaminata dalle radiazioni nucleari della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Allo stesso tempo, di fronte alla residenza del Primo Ministro a Tokyo, molti cittadini giapponesi si sono riuniti spontaneamente per esprimere la loro contrarietà verso la decisione presa.
Secondo un sondaggio pubblicato dall’agenzia Kyodo, l’88,1% dei giapponesi è preoccupato per il piano del governo di scaricare le acque reflue radioattive trattate nell’oceano, mentre il tasso di disapprovazione del governo guidato dal liberaldemocratico Fumio Kishida è salito al livello più alto in 8 mesi.
Ieri, durante un incontro con il primo ministro, i rappresentanti dell’industria giapponese della pesca hanno ribadito la loro ferma opposizione al piano di scarico nell’oceano ma, nonostante la fortissima opposizione sia interna che estera, Kishida è andato avanti.
Hisayo Takada, project manager di Greenpeace Japan ha commentato: ««Siamo profondamente delusi e indignati per l’annuncio del governo giapponese di rilasciare nell’oceano acqua contenente sostanze radioattive. Questa decisione è stata presa nonostante le preoccupazioni sollevate dai pescatori, dai cittadini, dai residenti di Fukushima e dalla comunità internazionale, soprattutto nella regione del Pacifico e nei Paesi vicini».
L’International atomic energy agency (Iaea) ha confermato che il governo del Giappone ha chiesto alla Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO) di «Procedere tempestivamente con i preparativi per lo scarico in mare dell’acqua trattata ALPS immagazzinata nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi, in conformità con il piano di attuazione approvato da Autorità di regolamentazione nucleare del Giappone. Se non vi saranno interferenze dovute alle condizioni meteo-marine, lo scarico in mare dovrebbe iniziare il 24 agosto».
Nonostante la contrarietà della Cina e della Corea del Sud e degli ambientalisti, L’Iaea assicura che negli ultimi due anni ha condotto un esame dettagliato degli aspetti legati alla sicurezza della gestione e dello scarico dell’acqua trattata con ALPS e ha pubblicato il suo rapporto completo il 4 luglio 2023 che conclude che «L’approccio e le attività per questo scarico sono coerenti con gli standard di sicurezza internazionali pertinenti e avrebbero un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull’ambiente».
Il direttore generale dell’Iaea, Rafael Mariano Grossi, si è impegnato affinché «L’Iaea AIEA continui il suo esame imparziale, indipendente e obiettivo della sicurezza durante la fase di discarico. Pertanto, l’Iaea e il Giappone hanno concordato che l’Iaea manterrà una presenza in loco a Fukushima Daiichi e l’Iaea ha aperto il suo ufficio nella centrale nucleare (NPS) a Fukushima Daiichi nel luglio 2023. Il personale dell’Iaea sta lavorando lì in modo da poter continuare a monitorare e valutare queste attività sul posto per garantire che continuino a essere coerenti con gli standard di sicurezza, anche il giorno dell’inizio dello scarico e successivamente. Inoltre, l’Iaea pubblicherà i dati disponibili per l’utilizzo da parte della comunità globale, compresa la fornitura di dati di monitoraggio in tempo reale e quasi in tempo reale».
L’Iaea si è impegnata anche a informare regolarmente la Corea del sud – fortemente contraria allo scarico di acqua radioattiva in mare ma alleata di Tokyo in funzione anti-nordcoreana e cinese – sullo scarico in mare dell’acqua di Fukushima Daiichi e Grossi ha ricordato che «Fin dall’inizio del lavoro dell’Iaea nel valutare la sicurezza dello scarico dell’acqua, mi sono impegnato in modo proattivo con la Repubblica di Corea e altri Paesi per tenerli informati sulle nostre importanti attività a questo riguardo. L’unico modo per rispondere alle legittime preoccupazioni dell’opinione pubblica è tenerla informata. L’accordo di odierno sottolinea l’importanza della trasparenza nelle prossime settimane, mesi e anni».
Secondo Greenpeace Japan la decisione del governo «Ignora le prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità che vivono in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale. Ignora infine anche le preoccupazioni delle persone, incluse quelle dei pescatori. Il governo giapponese e la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), l’azienda privata che gestisce la centrale nucleare dismessa, affermano il falso sostenendo che non c’è alternativa alla decisione di scaricare le scorie radioattive nell’oceano e che è un passo necessario per procedere allo smantellamento (o decomissioning) definitivo della centrale».
Per Greenpeace Japan, si tratta di un’ulteriore dimostrazione del fallimento del piano di smantellamento della centrale di Fukushima Daiichi distrutta dal terremoto del 2011. Nei prossimi anni, altre decine di migliaia di tonnellate di acqua contaminata continueranno infatti ad accumularsi senza alcuna soluzione efficace».
Di fronte a quanto asserisce l’Iaea, Greenpeace fa notare che «Il 3 agosto 2023 risultavano stoccati nei serbatoi di Fukushima Daiichi 1.343.227 metri cubi di acque reflue radioattive, ma a causa del fallimento della tecnologia di trattamento ALPS (Advanced Liquid Processing System), circa il 70% di queste acque dovrà essere nuovamente trattato. Diversi scienziati hanno avvertito che i rischi radiologici derivanti dal rilascio di acqua contaminata non sono stati completamente valutati e che gli impatti biologici degli elementi radioattivi che saranno scaricati in mare (trizio, carbonio-14, stronzio-90 e iodio-129) sono stati ignorati».
Si oppone allo sversamento dell’acqua contaminata anche l’U.S. National Association of Marine Laboratories (NAML), che riunisce un centinaio di istituzioni scientifiche statunitensi che si occupano di ambiente marino, secondo la quale il piano proposto «E’ una questione transfrontaliera e transgenerazionale che pone preoccupazioni per la salute degli ecosistemi marini e delle persone che da essi dipendono».
Greenpeace accusa direttamente l’Iaea che «Ha approvato i piani di rilascio dell’acqua contaminata ma non ha indagato sul funzionamento del sistema di trattamento ALPS e ha completamente ignorato i detriti di combustibile altamente radioattivi che si sono fusi e che continuano ogni giorno a contaminare le falde acquifere (quasi 1.000 metri cubi ogni 10 giorni). Inoltre, il piano di rilascio dell’acqua contaminata non ha incluso una completa valutazione di impatto ambientale, come richiesto dagli obblighi legali internazionali, dato che esiste il rischio di significativi danni transfrontalieri ai Paesi vicini. Anche se l’Iaea non ha il compito di proteggere l’ambiente marino globale, non dovrebbe incoraggiare uno Stato a violarlo».
Gli ambientalisti ricordano che «Gli Stati membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, così come i relatori speciali delle Nazioni Unite, si sono opposti e hanno criticato i piani di rilascio del Giappone. I piani di scarico dell’acqua contaminata ignorano inoltre la rivoluzionaria risoluzione 48/13 del Consiglio per i diritti umani, che nel 2021 ha sancito il diritto ad avere un ambiente pulito, sano e sostenibile. Inoltre, il Giappone non ha rispettato i suoi obblighi legali ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite per il Diritto del Mare (UNCLOS) per proteggere l’ambiente marino, compreso l’obbligo legale di condurre una valutazione di impatto ambientale completa degli scarichi nell’Oceano Pacifico, dato il rischio di significativi danni transfrontalieri ai Paesi vicini».
Shaun Burnie, specialista nucleare senior di Greenpeace East Asia, conclude: «Invece di impegnarsi in un dibattito onesto, il governo giapponese ha optato per una falsa soluzione. in un periodo in cui gli oceani del mondo stanno già affrontando stress e pressioni immensi. Questo è un oltraggio che viola i diritti umani delle persone e delle comunità di Fukushima e di altre prefetture vicine e della più ampia regione dell’Asia-Pacifico».