Il sindaco di Taranto: «Altri soldi pubblici sprecati, sull'ex Ilva lo Stato inspiegabilmente indietreggia, si lavori subito ad un accordo di programma, non ci sarà decreto che regga al dissenso di una intera comunità»
Il Governo ha approvato il decreto legge Taranto per gli impianti di interesse strategico nazionale
Legambiente: «Scudo e disposizioni penali pro Acciaierie d'Italia sono un inaccettabile macigno scagliato su ambiente e salute dei cittadini di Taranto»
[30 Dicembre 2022]
Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giorgia Meloni, del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e del ministro della giustizia Carlo Nordio, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale. Nella nota del Consiglio dei mini stri si legge che «Il provvedimento è finalizzato a salvaguardare determinati contesti industriali che, a causa tra l’altro del caro-energia, si trovano in situazione di carenza di liquidità. In questa prospettiva, si provvede al rafforzamento patrimoniale della gestione dell’impianto siderurgico di Taranto, autorizzando l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. (Invitalia) ad apportare fino a 1 miliardo di euro per garantirne l’operatività. Si forniscono allo Stato strumenti rapidi per intervenire laddove la gestione delle imprese di interesse strategico nazionale dovesse ritenersi non adeguata. A tal fine, l’ammissione immediata all’amministrazione straordinaria può avvenire, con riferimento alle società partecipate dallo Stato non quotate in borsa, su istanza del socio pubblico detentore di una minoranza qualificata di quote azionarie, qualora gli amministratori siano rimasti inerti a fronte della ricorrenza dei presupposti per accedere alla procedura».
Il decreto prevede anche che «I compensi degli amministratori straordinari delle grandi imprese in crisi vengono parametrati ai risultati da essi conseguiti nell’amministrazione e viene fissato un limite complessivo per il compenso degli amministratori giudiziali» e contiene «Disposizioni in materia penale relative agli stabilimenti di interesse strategico nazionale, per bilanciare ragionevolmente l’interesse all’approvvigionamento di beni e servizi essenziali per il sistema economico nazionale e la tutela della coesione sociale, con speciale riferimento al diritto al lavoro e alla tutela dell’occupazione, e l’interesse alla tutela, in particolare, del diritto alla salute e alla salubrità ambientale. Qualora sussistano i presupposti per l’applicazione di una sanzione interdittiva che possa determinare l’interruzione dell’attività dell’ente, il giudice, in luogo dell’applicazione della sanzione, dispone la prosecuzione dell’attività dell’ente tramite un commissario. Non possono essere applicate sanzioni interdittive quando l’ente abbia adottato modelli organizzativi coerenti con quelli delineati nei provvedimenti relativi alla procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale diretti a realizzare il necessario bilanciamento tra esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia degli altri beni giuridici protetti dall’ordinamento. Il giudice deve di regola consentire l’utilizzo dei beni sequestrati, dettando le prescrizioni necessarie al fine di garantire un bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente».
Infine, è prevista «La non punibilità della condotta dei soggetti che agiscono al fine di dare esecuzione a provvedimenti che autorizzano la prosecuzione dell’attività produttiva di uno stabilimento industriale dichiarato di interesse strategico nazionale».
Urso ha poi illustrato al Consiglio dei ministri un nuovo accordo tra gli azionisti di Acciaierie d’Italia ArcelorMittal e Invitalia che prevede: «Il rilancio del sito produttivo, con garanzie occupazionali e obiettivi di produzione superiori a quelli conseguiti da Acciaierie d’Italia nell’ultimo biennio; la riconversione industriale dell’impianto, al fine di renderlo sostenibile, e il risanamento ambientale delle aree interessate, con il completamento dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) nei tempi previsti; investimenti legati allo sviluppo industriale e al polo di Taranto. Per realizzare questi obiettivi, le parti hanno convenuto di modificare i patti parasociali incidendo su aspetti cruciali come la partecipazione azionaria e la futura governance e determinando gli impegni finanziari dei soci, proporzionali alla quota azionaria». Inoltre, il ministro ha comunicato di aver convocato il tavolo ex-Ilva per il 19 gennaio».
Durissimo il commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto: «Lo scudo e le altre disposizioni penali contenute nel decreto governativo sugli impianti di interesse strategico nazionale, o -più banalmente- pro Acciaierie d’Italia, nonché ultimo ed ennesimo salva-Ilva, sono assolutamente ingiustificabili” “Siamo di fronte ad un atto che costituisce una grave manomissione dell’autonomia della magistratura cui si detta cosa può o non può fare e, con la paradossale scusa del “ragionevole” bilanciamento tra l’interesse all’approvvigionamento di beni e servizi essenziali per il sistema economico nazionale e valori costituzionalmente garantiti, si getta un inaccettabile macigno sul diritto all’ambiente ed alla salute dei cittadini di Taranto. L’unico interesse che sembra guidare il Governo è l’aumento della produzione di acciaio a prescindere da come questo potrà essere realizzato. Non c’è traccia dell’introduzione di una valutazione preventiva dell’impatto sanitario che stabilisca in maniera scientifica quanto acciaio si possa produrre a Taranto senza rischi inaccettabili per lavoratori e cittadini. Una valutazione che continuiamo a richiedere inascoltati da anni e che costituisce l’unica base accettabile per un reale possibile bilanciamento tra esigenze produttive e diritto all’ambiente, al lavoro, alla salute».
Ciafani, Ronzulli e la Franco concludono: «Se queste sono le premesse dubitiamo fortemente che il nuovo accordo annunciato dal Governo tra la multinazionale Arcelor Mittal e Invitalia segni davvero una svolta in direzione della effettiva decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico jonico e del definitivo affrancamento della città di Taranto dal peso di emissioni inquinanti che tanti danni hanno già apportato alla salute dei suoi abitanti».
Il decreto non piace per niente nemmeno al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci che scrive in una nota ufficiale: «Ancora tante parole pompose e inconsistenti, il ritorno di un vergognoso e secondo noi incostituzionale scudo penale, persino una marcia indietro rispetto agli impegni del Ministro Urso all’atto del suo insediamento. Così non possiamo dirci soddisfatti, purtroppo il Consiglio dei Ministri di ieri non ha inteso ascoltare il monito della comunità ionica, si è perduta un’altra occasione di sottomettere la irresponsabile ed inadempiente condotta di ArcelorMittal ai bisogni dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, questa elargizione di quasi 700 milioni, che si aggiungano al miliardo di euro del precedente DL Aiuti bis, non risponde ad alcuna garanzia per il futuro dello stabilimento siderurgico e le aspettative della città».
Il Sindaco si chiede: «Come si fa a discutere di aumento di produzione senza alcun riscontro alle nostre istanze in tema di valutazione preventiva del danno sanitario? Come si fa a prendere ancora a riferimento l’autorizzazione ambientale del 2017, che noi abbiamo già contestato come inadeguata e le cui prescrizioni, in ogni caso, sono lungi dall’essere state realizzate, pur risultando espresse clausole contrattuali? Come si fa a presagire fantomatici investimenti per la filiera energetica senza un confronto con la Regione Puglia, gli altri enti locali, le parti sociali e la comunità tutta? Che ne è stato del fondi del PNRR per l’idrogeno, visto che si torna a parlare di rigassificatori, utilizzo dei sottoprodotti e delle acque dei nostri fiumi, tutte attività a forte impatto ambientale? Come si può, infine, ritenere che la newco del Governo utilizzi i fondi europei della transizione giusta, che è per Taranto e solo per la decarbonizzazione del nostro modello economico, con l’intento di produrre preridotto, che inquina, senza un superamento dell’area a caldo dell’ex Ilva?»
Meluzzi annuncia che «Il prossimo 11 gennaio noi manifesteremo a Roma al fianco delle organizzazioni sindacali e per il tavolo annunciato dal signor Ministro per la data del 19 gennaio intendiamo produrre una bozza di una proposta progettuale dal basso, non resteremo a guardare lo scempio compiuto da ArcelorMittal. E in questo ci piacerebbe vedere schierati tutti i parlamentari ionici, di qualunque colore politico, perché questa è una battaglia di civiltà e modernità per tutti noi, nessuno escluso. E ad ArcelorMittal stiamo rispedendo indietro il loro biglietto di auguri per queste festività, è ben altro il rispetto per Taranto che ci aspettiamo».