In Europa chi inquina non paga per i danni che provoca
Commissione Ue: più tasse verdi per far rispettare il principio chi inquina paga e per ridurre le tasse sul lavoro
[15 Novembre 2021]
Dal nuovo studio “Green taxation and other economic instruments” commissionato dalla Commissione europea all’Institute for European Environmental Policy, emerge un datyo noto ma che rersyta sconcertante, soprattutto nei giorni del flop della COP26 Unfccc di Glasgow: «In larga misura, gli inquinatori dell’Ue non pagano per il danno ambientale che provocano, imponendo invece costi sanitari e di bonifica all’intera società».
Lo studio rileva che «Le prove più forti per l’inquinamento atmosferico, i gas serra e l’inquinamento idrico sono disponibili in tutta l’UE buoni dati sia sui costi che sulle emissioni. I costi dell’inquinamento atmosferico, dei gas serra e dell’inquinamento idrico ammontano da soli ad almeno 750 miliardi di euro all’anno in tutta l’Ue. Tuttavia, a chi inquina viene addebitato solo il 44% del costo dell’inquinamento atmosferico e dei gas serra, mentre chi inquina l’acqua non paga quasi nulla. Prove più localizzate su altre forme di danno ambientale raccontano la stessa storia».
E’ la stessa Commissione Ue ad evidenziare che «Lo studio dimostra che i costi dell’inquinamento e del danno ambientale superano di gran lunga le entrate generate dalle tasse e da altri strumenti economici per contrastare le attività inquinanti» e questo accade generalmente «Per tutti gli inquinanti, in tutti gli Stati membri dell’UE e in tutti i settori dell’economia». Lo studio chiede anche un utilizzo più ampio della tassazione ambientale e di altri strumenti economici «Per inviare un segnale forte agli inquinatori per ridurre le loro emissioni ed evitare che gli oneri ricadano in modo sproporzionato sulle famiglie più povere».
Inoltre, lo studio rivela re che «A livello nazionale la tassazione sulla gestione dei rifiuti è rara e le tariffe locali per la gestione dei rifiuti tendono a riflettere solo il costo della fornitura del servizio piuttosto che una quota dei costi esterni individuati di 420 miliardi di euro».
La modellizzazione macroeconomica di uno scenario Ue dimostra che «Tasse ambientali più elevate, con entrate utilizzate per ridurre le tasse sul lavoro, avrebbero effetti positivi sulla crescita, sull’occupazione e sui redditi reali». Lo scenario Ue con un portafoglio prudenziale di 10 strumenti economici applicati in tutta l’Ue raccoglierebbe 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030 e farebbe aumentare la crescita del PIL dello 0,2% e l’occupazione dello 0,1%. Lo studio presenta anche molti buoni esempi nei Paesi europei che altri Paesi che potrebbero essere utilizzati come ispirazione per le politiche di tassazione ecologica.
Lo studio stima i costi ambientali esterni associati a diversi settori dell’economia in 5 aree: inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra, inquinamento delle acque, trattamento dei rifiuti, scarsità d’acqua e perdita di biodiversità. Questi costi vengono confrontati con le entrate generate da quei settori economici attraverso tasse e altri strumenti economici, per mostrare il loro apparente grado di internalizzazione. Le sue conclusioni supportano le conclusioni della Corte dei conti europea che il principio “chi inquina paga” è applicato in modo incoerente nelle politiche e nelle azioni ambientali dell’Ue.
La Commissione sosterrà l’introduzione di tasse verdi e strumenti economici a livello nazionale, in particolare attraverso il processo del semestre europeo dove può raccomandare le buone pratiche identificate all’interno del suo dialogo con gli Stati membri. Basandosi sui risultati dello studio, la Commissione ha lanciato l’iniziativa “Greening taxes – applying polluter pays principle in practice” come uno dei principali progetti di sostegno nell’ambito del Technical Support Instrument, il programma dell’Ue che fornisce competenze tecniche su misura agli Stati membri dell’Ue per progettare e attuare le riforme.
Lo studio evidenzia che «Esiste un chiaro margine per applicare il principio “chi inquina paga” in modo più rigoroso attraverso un’espansione della tassazione ambientale e di altri strumenti economici nell’Ue». Per supportare questo processo è ora onlin un toolkit interattivo basato sui risultati dello studio e che presenta gli strumenti economici utilizzati negli Stati membri dell’Ue a disposizione di chi voglia impegnarsi aa applicare davvero il principio chi inquina paga. Il toolkit presenta esempi e fornisce suggerimenti su quali strumenti economici potrebbero essere attuati negli Stati membri e sugli effetti di questi strumenti. Contiene anche una sezione che suggerisce come affrontare direttamente le critiche a un’implementazione più ampia degli strumenti economici.
Il Commissario europeo per l’ambiente, la pesca e gli oceani, Virginijus Sinkevičius ha commentato: «I costi dell’inquinamento e del degrado ambientale sono reali. Provengono da una produzione e un consumo non sostenibili che influiscono sulla nostra salute e sull’ambiente, ma gli inquinatori non ne sono ritenuti responsabili. Sono la società e la natura che pagano il conto. Spostare la tassazione sull’inquinamento ambientale e fissare i prezzi giusti è un modo per ridurre i costi per i cittadini e promuovere l’innovazione e gli investimenti in un’economia più pulita. Con il toolkit interattivo sugli strumenti economici, la Commissione compie un altro passo avanti per sostenere gli Stati membri nel percorso di riforme fiscali sostenibili e rendere realtà nell’UE il principio “chi inquina paga”».