In Europa nel 2018 sono calate le emissioni della maggior parte degli inquinanti atmosferici nocivi

Ma l’inquinamento atmosferico resta il singolo più grande rischio ambientale per la salute umana in Europa

[23 Luglio 2020]

Secondo il nuovo rapporto “European Union emission inventory report 1990-2018 under the UNECE Convention on Long-range Transboundary Air Pollution (LRTAP)” pubblicato dall’European environment agency (Eea) «Le emissioni dei cinque inquinanti atmosferici più dannosi, tra cui il particolato (PM), gli ossidi di azoto (NOx) e l’ammoniaca (NH3) sono diminuite in tutta l’Unione europea tra il 2017 e il 2018».

E’ la conferma del trend evidenziato dall’Air quality in Europe — 2019 report, pubblicato nell’ottobre 2019 dalla stessa Eea che però evidenziava che in alcune aree l’inquinamento atmosferico resta molto elevato e pericoloso e che  «Rispetto ai valori limite dell’Ue, nel 2017 le concentrazioni di polveri sottili erano troppo elevate in sette Stati membri dell’Ue (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia) Inoltre, quattro Stati membri dell’UE (Bulgaria, Ungheria, Polonia e Slovacchia) non hanno ancora raggiunto l’obiettivo del 2015 dell’Ue per l’esposizione media triennale per il particolato fine».

Il nuovo rapporto Eea, inviato dall’Ue alla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece), e che ha monitorato 26 inquinanti, conferma comunque «La tendenza generale dal 1990 di progressi costanti ma lenti da parte degli Stati membri dell’UE (incluso il Regno Unito per il periodo in cui era membro dell’Ue) nel ridurre le emissioni dei principali inquinanti atmosferici presenti in Europa».

L’ EU Air Convention report  tiene traccia delle emissioni dei principali inquinanti atmosferici negli ultimi anni e viene presentato ogni anno dall’Ue all’Unece in base agli obblighi del Gothenburg Protocol to the Air Convention che punta a limitare e, per quanto possibile, ridurre e prevenire gradualmente l’inquinamento atmosferico. Inoltre, il protocollo stabilisce i limiti di emissione per una serie di inquinanti atmosferici che devono essere rispettati dal 2010 in poi e impegni di riduzione delle emissioni per il 2020 e oltre.

Gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni dell’UE nella direttiva (NEC) applicano Paese per Paese gli obblighi dell’Ue ai sensi del protocollo di Göteborg. La direttiva NEC stabilisce impegni di riduzione delle emissioni per i 5 principali inquinanti atmosferici per il periodo 2020-2029 e obblighi più ambiziosi dal 2030 in poi. L’Eea ha recentemente evidenziato le ultime informazioni comunicate separatamente dagli Stati membri in merito alla direttiva NEC

Ecco le diminuzioni medie Ue tra il 2017 e il 2018 per le emissioni di inquinanti atmosferici: Nox -4,1%,   , composti organici volatili non metanici (NMVOC) -2,0%,  ossidi di zolfo (SOx) -6,7%,, particolato fine (PM2.5) -3,8%, monossido di carbonio (CO) -4,3% e NH3 -1,6%-

L’Eea sottolinea che «Differenze più ampie sono state segnalate dagli Stati membri, con un aumento delle emissioni di alcuni inquinanti che si verificano in un certo numero di singoli Paesi».

Il rapporto evidenzia che «Nel 2018, il settore residenziale e domestico, uno dei principali settori di emissione di numerosi inquinanti, ha emesso nell’aria il 61% di tutti gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), il 51% di tutti i PM2.5 primari e il 41% di tutte le diossine e furani nell’Ue. Come negli anni passati, circa il 93% di tutte le emissioni di NH3 proveniva dall’agricoltura. Il trasporto su strada è stato responsabile del 39% di tutte le emissioni di NOx, seguito dai settori della produzione e distribuzione di energia (16%) e dei settori commerciale, istituzionale e delle famiglie (14%). La produzione e la distribuzione di energia, comprese le emissioni delle centrali elettriche, sono state anche responsabili del 41% di tutto il mercurio e del 48% di tutte le emissioni di SOx.

Cifre che riflettono i dati sulle emissioni per il periodo 1990-2018 e non tengono conto degli effetti del blocco delle attività dovuto all’epidemia di Covid-19.

L’Eea conclude ricordando che «L’inquinamento atmosferico è il singolo più grande rischio ambientale per la salute umana in Europa, contribuendo a malattie croniche e gravi come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni e riducendo la durata della vita. La scarsa qualità dell’aria causata dall’inquinamento atmosferico può anche danneggiare la vegetazione e gli ecosistemi. Inoltre, numerosi inquinanti atmosferici contribuiscono anche ai cambiamenti climatici».