Inquinamento atmosferico da record in Italia, l’Ue avvia la procedura d’infrazione
Particolarmente critici i livelli di Pm2,5 lungo la valle del Po. In tutto il Paese solo questo inquinante provoca ogni anno oltre 58mila morti premature
[2 Novembre 2020]
L’inquinamento atmosferico nazionale, che in Italia provoca almeno 76.200 morti premature all’anno – tra i peggiori risultati del Vecchio continente –, ha portato all’invio di una “lettera di costituzione in mora all’Italia” da parte della Ue: un avvertimento in arrivo da Bruxelles, che dispone ora “di 2 mesi per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione”, e se non ci sarà una chiara inversione di rotta presto arriveranno anche le multe.
La Commissione invita infatti l’Italia (e la Croazia) a “conformarsi alle prescrizioni della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa per quanto riguarda il materiale particolato”. Nel pacchetto infrazioni si legge che “quando i valori limite stabiliti dalla direttiva vengono superati, gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani relativi alla qualità dell’aria che comprendano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. Il Green deal europeo mira a guidare l’Ue verso l’obiettivo ‘inquinamento zero’ a beneficio della salute pubblica, dell’ambiente e della neutralità climatica”.
Ed ecco il punto sul nostro Paese: “I dati disponibili per l’Italia dimostrano che sin dal 2015 il valore limite per il Pm2,5 non è stato rispettato in diverse città della valle del Po (tra cui Venezia, Padova e alcune zone nei pressi di Milano). Inoltre le misure previste dall’Italia non sono sufficienti a mantenere il periodo di superamento il più breve possibile. Il Pm10 e il Pm2,5 sono particolarmente pericolosi per la salute umana. L’esposizione al materiale particolato può influire sulla funzione polmonare e causare o aggravare malattie cardiovascolari e respiratorie, infarti cardiaci e aritmie, pregiudicare il sistema nervoso centrale, il sistema riproduttivo e provocare il cancro. Ogni anno nell’Unione europea quasi 350 000 decessi prematuri sono attribuiti solo al Pm2,5”.
Nella Pianura Padana come noto vive il 40% della popolazione italiana (oltre 23 milioni di persone) e si concentra oltre il 50% del Pil nazionale, ma al contempo esistono da decenni forti problemi d’inquinamento atmosferico: negli ultimi anni la qualità dell’aria è in miglioramento, ma ciò non toglie che circa il 95% degli europei sottoposti a sforamenti contemporanei nelle emissioni di particolato, biossido di azoto e ozono vive ancora (secondo i dati raccolti dall’Agenzia europea dell’ambiente nel suo rapporto “Air quality in Europe” del 2018) nel nord del nostro Paese. Allargando lo sguardo a tutta Italia, invece, sempre i dati dell’Agenzia (Air quality in Europe 2019) mostrano che il nostro è il primo Stato in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno, ha il numero più alto di decessi per ozono (3.000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600).
Da qui la suddetta decisione della Commissione, che come da procedure di infrazione porterà avanti passo passo le richieste di intervento. https://ec.europa.eu/info/law/law-making-process/applying-eu-law/infringement-procedure_it
Va ricordato inoltre che l’attuale livello di inquinamento dell’aria è ad oggi uno dei possibili fattori di aumento della letalità della pandemia in corso, come testimoniato da un recente studio secondo il quale circa il 15% dei decessi in tutto il mondo (e in Italia) da Covid-19 potrebbe essere attribuito all’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico.
L’Italia, quindi, a differenza di quanto fatto fino ad oggi anche per altre procedure di infrazione subite in ambito ambientale, deve mettere in cima alle priorità una serie di iniziative mirate alla mitigazione dell’inquinamento atmosferico che sta diventando uno dei punti più cristici della salute dei cittadini italiani. Qualcosa si è mosso, va detto, ma siamo lontanissimi da una soluzione. Green deal significa proprio ripensare anche la mobilità e la climatizzazione degli edifici, i due principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, insieme ad altri fattori come agricoltura, industria, etc: tutti dobbiamo impegnargi e tutti sotto una regia nazionale, che non ha più tempo da perdere.