L’aumento globale del rischio di demenza è legato all’inquinamento atmosferico da particolato fine
La riduzione dell'inquinamento atmosferico dovrebbe essere una priorità sanitaria e umanitaria globale
[6 Aprile 2023]
Nel mondo ci sono più di 57 milioni di persone afflitte da demenza e questa cifra continua ad aumentare, eppure, gli interventi per ritardare o prevenire l’insorgenza della demenza sono scarsi. Prove crescenti suggeriscono che gli inquinanti atmosferici possono contribuire al rischio di demenza, ma gli studi hanno utilizzato approcci diversi e nessuno ha incluso una valutazione dettagliata di questo bias, rendendo difficile trarre conclusioni definitive. Secondo il nuovo studio “Ambient air pollution and clinical dementia: systematic review and meta-analysis”, pubblicato su The BMJ da Elissa Wilker, Marwa Osman e Marc Weisskopf dell’Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, «L’esposizione all’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM2.5) è collegata a un aumento del rischio di demenza, anche a livelli inferiori agli attuali standard di qualità dell’aria negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa» e i ricercatori avvertono che «Dati più limitati suggeriscono che anche l’esposizione al biossido di azoto e all’ossido di azoto potrebbe essere un fattore di rischio per la demenza».
Rimangono ancora molte incertezze, quindi è necessaria cautela nell’interpretazione di questi risultati, ma i ricercatori di Harvard affermano che «I risultati rafforzano l’evidenza che gli inquinanti atmosferici sono fattori di rischio per la demenza».
Il team di ricercatori statunitensi ha deciso di indagare sul ruolo degli inquinanti atmosferici nel rischio di demenza, tenendo conto delle differenze tra gli studi che potrebbero influenzare i risultati. Utilizzando banche dati scientifiche, hanno identificato 51 studi che riportano associazioni tra inquinanti atmosferici medi annuali con più casi di demenza negli adulti. Dopo aver valutato la qualità di ogni studio e il rischio di bias, sono i tre scienziati di Harvard stati in grado di includere 16 studi – realizzati soprattutto nel Nord America e in Europa – nella loro analisi quantitativa principale, e dicono che «I risultati mostrano che una maggiore esposizione all’inquinamento da particolato fine è associata a un aumento del rischio di demenza».
Hanno scoperto che nei 14 studi che hanno esaminato specificamente i potenziali effetti del PM2.5 sulla demenza, «Per ogni 2 microgrammi per metro cubo (µg/m3) di aumento della concentrazione media annua di PM2.5, il rischio complessivo di demenza è aumentato del 4%».
Gli studi che hanno valutato attivamente i partecipanti hanno riportato un’associazione più forte tra il rischio di demenza e l’inquinamento atmosferico rispetto agli studi che utilizzano metodi di sorveglianza passiva, come le cartelle cliniche elettroniche. Tra gli studi con valutazione attiva, i risultati hanno suggerito «Un rischio maggiore di demenza del 42% per ogni aumento di 2 µg/m3 della concentrazione media annua di PM2,5. La stima più prudente era un rischio maggiore del 17% – dicono i ricercatori – I risultati suggeriscono anche un aumento elevato ma modesto del rischio di demenza con l’esposizione al biossido di azoto (2% per ogni aumento di 10 μg/m3) e all’ossido di azoto (5% per ogni aumento di 10 μg/m3), ma questo si basava su dati più limitati dati. Lo studio non ha trovato un’associazione tra ozono e demenza».
I ricercatori riconoscono che nella maggior parte degli studi aveva sono presenti dati parziali e altre limitazioni che potrebbero averne influenzato i risultati, ma affermano che «I risultati suggeriscono prove coerenti di un’associazione tra inquinamento dell’aria ambiente e demenza clinica, in particolare per il PM2,5, anche al di sotto dell’attuale standard annuale dell’ Environmental Protection Agency (EPA) Usa di 12 μg/m3, e ben al di sotto dei limiti di Regno Unito (20 μg/m3) e dell’Unione eEuropea (25 μg/m3). Questi risultati supportano l’importanza per la salute pubblica di limitare l’esposizione al PM2,5 e ad altri inquinanti atmosferici».
Per Weisskopf «Questo è un grande passo nel fornire dati utilizzabili alle agenzie di regolamentazione e ai medici in termini di comprensione dello stato della letteratura su questo argomento sanitario estremamente importante. I risultati possono essere utilizzati da organizzazioni come l’Environmental Protection Agency, che sta attualmente prendendo in considerazione il rafforzamento dei limiti sull’esposizione al PM2,5. I nostri risultati supportano l’importanza per la salute pubblica di una tale misura».
In un editoriale collegato allo studio, i ricercatori fanno notare che «Le concentrazioni di PM2.5 nelle principali città variano considerevolmente, da meno di 10µg/m3 in alcune città (es. Toronto, Canada) a più di 100µg/m3 in altre (es. Delhi, India), quindi , l’inquinamento atmosferico ha il potenziale per influenzare sostanzialmente il rischio di demenza a livello globale».
Wilker, Osman e Weisskopf Indicano anche diverse sfide, come «Le complesse interrelazioni tra stato socioeconomico, gruppo etnico, inquinamento atmosferico e demenza e la mancanza di studi provenienti dai Paesi a basso e medio reddito. Misure efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico richiederanno probabilmente una legislazione globale e programmi politici incentrati sulla transizione verso fonti energetiche pulite e rinnovabili, riduzione del consumo energetico e cambiamenti nell’agricoltura. Qualsiasi effetto positivo sulla demenza e sulla salute generale sarebbe accompagnato da un impatto importante sui cambiamenti climatici e sulla biodiversità, pertanto, la riduzione dell’inquinamento atmosferico dovrebbe essere una priorità sanitaria e umanitaria globale».
Weisskopf conclude: «Dato l’enorme numero di casi di demenza, l’identificazionei fattori di rischio modificabili e attuabili per ridurre il peso della malattia avrebbero un enorme impatto personale e sociale. L’esposizione al PM2.5 e ad altri inquinanti atmosferici è modificabile in una certa misura dai comportamenti personali, ma soprattutto attraverso la regolamentazione».