Le grandi compagnie fossili avrebbero potuto pagare i loro danni climatici, guadagnando comunque 10.000 miliardi di dollari
La ricchezza fossile che si auto-perpetua a danno dei più poveri e fragili
[16 Novembre 2023]
Secondo il nuovo rapporto “Carbon Majors’ trillion dollar damages” pubblicato dal think tank internazionale Climate Analytics, «I danni globali causati al clima dalle emissioni associate alle 25 principali “major del carbonio” del settore oil and gas tra il 1985 e il 2018 sono stimati in 20.000 miliardi di dollari rispetto ai 30.000 miliardi di dollari guadagnati nello stesso periodo. I primi tre emittitori [di carbonio] sono Aramco dell’Arabia Saudita, Gazprom, di proprietà del governo russo, e la National Iranian Oil Company, mentre le prime companies di proprietà degli investitori sono ExxonMobil, Shell, BP e Chevron». L’elenco comprende anche l’Abu Dhabi National Oil Company.
la compagnia guidata da Sultan Al Jaber, il presidente della COP28 Unfccc che inizierà tra due settimane newgli Emirati Arabi Uniti.
L’autore principale del rapporto, Carl-Friedrich Schleussner, sottolinea che «Queste grandi aziende del petrolio e del gas sono a conoscenza del cambiamento climatico da decenni, eppure hanno raddoppiato il loro modello di business. Hanno ottenuto enormi guadagni finanziari, mentre il cambiamento climatico si è intensificato e ha lasciato le popolazioni vulnerabili, in particolare i Paesi in via di sviluppo, a pagare il conto».
Per calcolare le stime dei danni, gli autori hanno utilizzato una stima intermedia del costo sociale del carbonio (185 dollari per tonnellata di CO2) e alle compagnie petrolifere è stato attribuito un terzo dei danni, condividendo la responsabilità in egual misura con i governi e i consumatori.
Nel 2022 i prezzi dell’energia sono saliti alle stelle e i guadagni finanziari delle compagnie petrolifere e del gas hanno raggiunto livelli record. L’amministratore delegato di Aramco ha annunciato quello che è «Probabilmente il più alto utile netto mai registrato nel mondo aziendale».
Per il 2022 il rapporto di Climate Analytics ha raccolto i dati relativi a un sottoinsieme di sette “majors del carbonio”, tra cui Aramco, Exxon Mobil e Shell, dimostrando che «I guadagni finanziari sono stati quasi il doppio dei danni stimati causati dalle loro emissioni in quell’anno: 497 miliardi di dollari rispetto a 260 miliardi di dollari».
Il rapporto confronta anche i danni climatici con i fondi sovrani, che sono stati in gran parte creati con i profitti dell’estrazione dei combustibili fossili e, se presi nell’insieme, gli Emirati Arabi Uniti, che ospitano i negoziati internazionali sul clima di quest’anno, sono la sede del più grande fondo sovrano. «La metà dei suoi fondi potrebbe pagare i danni causati dalle emissioni associate alla sua industria del petrolio e del gas tra il 1985 e il 2018, e avrebbe ancora 700 miliardi di dollari di ricchezza», denuncia il rapporto.
Un’altra autrice del rapporto, Marina Andrijevic, evidenzia che «Dalla loro istituzione, questi fondi sono cresciuti a tal punto che è chiaro che la ricchezza fossile” si sta perpetuando. Ma l’altra eredità di questa ricchezza è la devastazione del clima».
alla COP27 Unfccc del 2023 in Egitto, tutti i governi hanno riconosciuto la necessità di nuove fonti di finanziamento per le perdite e i danni. Mia Mottley, primo ministro delle Barbados, ha chiesto in particolare una tassa del 10% sui profitti delle compagnie petrolifere e del gas da versare in un fondo per le perdite e i danni.
Schleussner conclude: «Dopo i super profitti dell’anno scorso, alcune di queste compagnie si stanno rimangiando gli impegni assunti in materia di clima, dimostrando che non possiamo contare sul fatto che lo facciano da sole, certamente non al ritmo necessario. I governi dovrebbero intervenire e tassare chi inquina per fargli pagare le perdite e i danni che stanno causando. Abbiamo anche bisogno di un impegno concreto nei negoziati della COP28 per eliminare gradualmente i combustibili fossili e mantenere 1,5° C».