Le microplastiche penetrano anche nelle piante che mangiamo
Studio dell’Accademia cinese delle scienze: un processo che potrebbe introdurre le microplastiche nella catena alimentare
[17 Luglio 2020]
Le microplastiche sono ormai diffuse in tutti gli oceani e in altri ecosistemi acquatici, si possono trovare nei frutti di mare, nei tessuti di pesci e cetacei e persino nel sale. Dato che questi minuscoli frammenti di plastica inferiori a 5 millimetri sono onnipresenti, gli scienziati hanno cominciato a preoccuparsi di come e se si trasferiscono dall’ambiente alla catena alimentare e del loro potenziale impatto sulla salute umana.
Ora lo studio “Effective uptake of submicrometre plastics by crop plants via a crack-entry mode”, pubblicato su Nature Sustainability da un team di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze, ha scoperto che «Le microplastiche stanno effettivamente contaminando le piante commestibili, comprese le verdure che mangiamo.
Il team di scienziati guidato da Yongming Luo, professore sia all’Istituto Yantai di ricerca sulla zona costiera (YIC) sia all’Istituto di scienze del suolo di Nanjing, evidenzia che «La maggior parte delle microplastiche viene emessa nell’ambiente terrestre e si accumula in grandi quantità nel suolo. Inoltre, delle particelle secondarie si formano dalla degradazione della plastica. Le acque reflue, un’importante fonte di acqua per l’irrigazione agricola, contengono anche microplastiche di piccole dimensioni».
Nonostante le microplastiche siano così diffuse u in tutto l’ambiente, il loro assorbimento da parte delle piante coltivate non ha ricevuto molta attenzione. Per decenni, gli scienziati hanno creduto che le particelle di plastica fossero semplicemente troppo grandi per passare attraverso le barriere fisiche di un tessuto vegetale intatto. Ma il nuovo studio smentisce questo assunto.
Luo spiega che c le crepe che si formano nelle nuove radici laterali di piante come la lattuga o il grano «Possono assorbire microplastiche dal suolo e dall’acqua circostanti. Queste microplastiche possono quindi essere trasferite dalle radici alle parti commestibili del raccolto».
Gli scienziati sapevano già che particelle da 50 nanometri potevano penetrare nelle radici delle piante, ma il team cinese ha rivelato che «Anche delle particelle circa 40 volte più grandi possono penetrare nelle piante. Le microplastiche identificate in questo studio erano particelle di plastica sferiche di dimensioni fino a 2 micrometri con un minimo grado di flessibilità meccanica. Queste caratteristiche hanno permesso alle microplastiche di infilarsi nel piccolo spazio apoplastico delle cellule delle radici delle piante».
Il principale autore dello studio, Lianzhen Li, sottolinea che «Un altro meccanismo è che nei siti di emergenza della radice laterale ci sono piccole fessure, e quindi le particelle attraversano quelle fessure ed entrano nei vasi dello xilema. Quindi è possibile anche che particelle più grandi di quelle che abbiamo studiato possano essere assorbite dalle piante».
I risultati dello studio fanno nuova luce sulla possibilità del trasferimento delle microplastiche lungo la catena alimentare: «Se le microplastiche penetrano nelle nostre piante coltivate – fanno notare all’Accademia cinese delle scienze – entrano anche nelle nostre carni e nei nostri latticini. Questo solleva evidenti preoccupazioni sulla crescita delle colture in campi contaminati dallo scarico delle acque reflue trattate o dai fanghi di depurazione, un processo che potrebbe introdurre le microplastiche nella catena alimentare. Solleva anche la questione chiave di come le micropastiche incidono sulla salute umana, una domanda per la quale non esiste ancora una risposta chiara. A parte il possibile impatto sulla salute, le micoplastiche sono indesiderabili anche dal punto di vista della sostenibilità agricola».