L’inquinamento atmosferico resta il principale rischio per la salute nell’Ue
Record in Italia con 46.800 decessi all’anno da PM2.5, altri 11.300 da NO2 e 5,100 da O3
[24 Novembre 2023]
Secondo il briefing “Harm to human health from air pollution in Europe, burden of disease 2023”, pubblicato oggi dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), l’inquinamento atmosferico in Europa «rimane ben al di sopra dei livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)».
Nel 2021 nell’Ue sono morte almeno 253.000 persone a causa dell’esposizione a valori di particolato fine (PM2.5) superiori a quelli raccomandati dall’Oms (5 µg/ m3). L’inquinamento da biossido di azoto (NO2) ha provocato 52.000 morti mentre sono 20.000 i decessi attribuibili all’esposizione a breve termine all’ozono (O3). Oltre a causare problemi di salute, l’inquinamento atmosferico comporta costi significativi per i sistemi sanitari.
L’Eea evidenzia che «ulteriori misure volte a ridurre l’inquinamento atmosferico ai livelli indicati nelle linee guida dell’Oms eviterebbero quei decessi attribuibili agli inquinanti ambientali e ridurrebbero inoltre il numero di persone che convivono con gli effetti debilitanti di malattie la cui insorgenza o il cui decorso sono legati all’inquinamento atmosferico».
In base alle nuove stime sugli effetti sulla salute, l’esposizione all’inquinamento atmosferico «causa o aggrava alcune malattie quali il cancro al polmone, le cardiopatie, l’asma e il diabete».
Il briefing presenta le informazioni più aggiornate, secondo le stime per il 2021, sui danni alla salute umana causati dai tre principali inquinanti atmosferici – particolato fine, biossido di azoto e ozono – sottolineando che «tra il 2005 e il 2021 il numero di decessi nell’Ue attribuibili al particolato fine (PM2.5), uno degli inquinanti atmosferici più dannosi, è diminuito del 41%. Tuttavia, l’inquinamento atmosferico continua a rappresentare il principale rischio ambientale per la salute degli europei (seguito da altri fattori quali l’esposizione al rumore, alle sostanze chimiche e ai crescenti effetti sulla salute dovuti alle ondate di calore) ed è responsabile di malattie croniche e decessi, in particolare nelle città e nelle aree urbane».
«I dati pubblicati oggi dall’Eea ci ricordano – commenta Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l’Ambiente – che nell’Ue l’inquinamento atmosferico rimane il principale problema per la salute legato all’ambiente. La buona notizia è che la politica in materia di aria pulita funziona e la nostra qualità dell’aria sta migliorando. Dobbiamo però fare di più e ridurre ulteriormente i livelli di inquinamento ambientale. Per questo l’Ue deve adottare e attuare rapidamente la proposta di revisione della direttiva sulla qualità dell’aria che mira ad allineare maggiormente le norme dell’Ue alle raccomandazioni dell’Oms».
Ma tra i Paesi che si oppongono a questo allineamento e chiedono politiche dilatorie c’è l’Italia, che ha il record europeo di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico, con ben 46.800 decessi all’anno da PM2.5, altri 11.300 da NO2 e 5,100 da O3.
L’Eea valuta il numero di decessi attribuibili all’esposizione all’inquinamento atmosferico dal 2014 e utilizza le raccomandazioni per l’impatto sulla salute stabilite nelle linee guida dell’Oms sulla qualità dell’aria del 2021 e avverte che «come negli anni precedenti, le conseguenze sulla salute dei diversi inquinanti atmosferici non dovrebbero essere sommate per evitare doppi conteggi a causa di sovrapposizioni nei dati, come nel caso di mortalità e malattia.
La novità della valutazione di quest’anno è la quantificazione del carico di malattia associato a specifiche patologie correlate all’inquinamento atmosferico e l’Eea spiega ancora che «questo dipende non solo dai decessi attribuibili alla malattia, ma anche dalla convivenza quotidiana con essa. Infatti, per alcune patologie come la cardiopatia ischemica e il cancro, la maggior parte del carico di malattia è legato alle morti provocate dalla malattia, invece per altre, come il diabete e l’asma, il carico di malattia è principalmente associato alla convivenza per anni o decenni con gli effetti debilitanti delle stesse. Pertanto, quando consideriamo gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, è importante non solo concentrarsi sui decessi attribuibili agli inquinanti, ma anche sulle possibili conseguenze nel lungo periodo che queste patologie hanno sulla qualità della vita quotidiana dei cittadini europei, che si trovano ad affrontare gli effetti cronici di malattie come l’asma».
Tra le malattie legate all’inquinamento atmosferico, il carico di malattia relativo all’esposizione al particolato fine (PM2,5) è causato dalla cardiopatia ischemica, seguita da ictus, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva, cancro al polmone e asma. Nel caso del biossido di azoto, il carico più elevato è dovuto a diabete mellito, seguito da ictus e asma.
Un impatto sulla salute degli italiani che risulta con grande evidenza nella scheda informativa del nostro Paese pubblicata insieme al rapporto Eea, e dalla quale è possibile reperire informazioni dettagliate a livello nazionale sul carico delle malattie.
La direttrice esecutiva dell’Eea, Leena Ylä-Mononen, conclude: «Sebbene negli anni passati abbiamo fatto grandi passi avanti per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, i dati e le valutazioni più recenti mostrano che gli effetti sulla nostra salute rimangono troppi elevati, con conseguenti decessi e patologie riconducibili ad esso . La notizia positiva è che le autorità a livello europeo, nazionale e locale si stanno adoperando per ridurre le emissioni tramite misure quali la promozione del trasporto pubblico o dell’uso della bicicletta nei centri urbani e mediante l’aggiornamento delle normative».