Mauritius: a mani nude contro la marea nera (FOTOGALLERY)
Fuoriuscita di idrocarburi da una nave giapponese a Mauritius, corsa contro il tempo per salvare alcuni degli habitat più preziosi dell’Africa
[10 Agosto 2020]
La MV Wakashio, che si ritiene trasportasse nei suoi serbatoi 4.000 tonnellate di olio combustibile e gasolio, si è incagliata su una barriera corallina al largo di Mauritius e Happy Khambule, Responsabile clima ed energia di Greenpeace Africa, spiega che «Il cargo giapponese MV Wakashio si è arenata intorno al 25 luglio e ora sta perdendo tonnellate di gasolio e olio pesante nell’oceano. Migliaia di specie intorno alle lagune incontaminate di Blue Bay, Pointe d’Esny e Mahebourg rischiano di annegare in un mare di inquinamento, con conseguenze disastrose per l’economia, la sicurezza alimentare e la salute di Mauritius. Greenpeace Africa è al fianco delle comunità costiere mauriziane colpite e invita le Nazioni Unite e tutti i governi a sostenere gli sforzi di bonifica a Mauritius».
Per ora è la gente del posto che sta combattendo letteralmente a mani nude contro la marea nera, creando barriere assorbenti di paglia infilate in sacchi di tessuto nel tentativo di contenere e assorbire l’olio pesante e il gasolio.
Le immagini pubblicate online dai media locali mostrano volontari che raccolgono la paglia dai campi e riempiono i sacchi per creare barriere, altri hanno realizzato “panne” collant e capelli e dei gruppi di volontari stanno tentando già di ripulire le spiagge paradisiache dei depliant turistici dagli idrocarburi spiaggiati. Il tutto nonostante il governo di Mauritius ab bia chiesto alla gente di lasciare le attività di bonifica solo alla squadre di intervento ufficiali. Ma l’ambientalista Ashok Subron ha detto all’AFP che «Le persone hanno capito che devono prendere le cose nelle loro mani. Siamo qui per proteggere la nostra fauna e flora».
L’armatore del cargo naufragato, Mitsui OSK Lines, ha detto che aveva cercato di mettere delle barriere galleggianti intorno alla Wakashio, ma che l’operazione è stata impedita dal mare mosso. Ma sicuramente, in 15 giorni, qualcosa più
Gli elicotteri stanno tentando di spostare parte del carburante e del diesel dalla nave.
Si pensa che la nave portarinfuse, registrata a Panama, avesse a bordo circa 4.000 tonnellate di cdel niente poteva essere fatto. Invece, dopo che il cargo si è incagliato, tutto l’equipaggio è stato evacuato e il cargo giapponese è stato lasciato in balia del mare e almeno 1.000 tonnellate di gasolio e olio pesante sono fuoriuscite nelle acque incontaminate di Mauritius.
Gli ambientalisti sono molto preoccupati per l’impatto che la marea nera può avere sull’intero ecosistema del piccolo Paese Insulare Africano: la Wakashio si è arenata a Pointe d’Esny, un famoso santuario per la fauna selvatica con zone umide designate come sito di importanza internazionale dalla convenzione di Ramsar.
In una tardiva conferenza stampa, il vice presidente esecutivo della Mitsui OSK Lines, Akihiko Ono, si è «Scusato abbondantemente per lo sversamento e per i grandi problemi che abbiamo causato» e ha promesso che la compagnia «Farà tutto ciò che è in suo potere per risolvere la questione». Che intanto è diventato un disastro sul quale la polizia di Mauritius ha finalmente aperto un’indagine e il 7 agosto il primo ministro di Mauritius, Pravind Jugnauth, ha finalmente dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto aiuto. Ieri Jugnauth ha convocato una riunione di emergenza del governo perché si teme che il maltempo possa complicare ulteriormente i lavori di contenimento della marea nera.
La Francia ha inviato dalla vicina isola della Réunion un aereo militare con attrezzature per il controllo dell’inquinamento e ieri il Giappone ha annunciato che avrebbe inviato un team di 6 persone per affiancare i tecnici francesi.
Greenpeace Africa ricorda che non si tratta di un caso isolato: «Negli ultimi mesi si è assistito a un aumento delle catastrofi petrolifere in Russia e nello Yemen. L’attuale fuoriuscita di petrolio sulla barriera corallina vicino a Pointe d’Esny, sulla costa sud-orientale dell’isola di Mauritius, è probabilmente una delle più terribili crisi ecologiche mai viste nel piccolo paese insulare». L’organizzazione ambientalista dice di aver già ricevuto il 5 agosto da residenti a Pointe d’Esny, nell’area del disastro, notizie che la nave stava affondando».
Di fronte a questa purtroppo probabile nuova tragedia ambientale ed economica creata dal petrolio, Khambule conclude: «Non esiste un modo sicuro garantito per estrarre, trasportare e immagazzinare prodotti di combustibili fossili. Questo sversamento di olio pesante non è uno scherzo del destino, ma la scelta della nostra contorta dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo reagire accelerando la nostra uscita dai combustibili fossili. Ancora una volta vediamo i rischi nel petrolio: aggrava la crisi climatica, devasta gli oceani e la biodiversità e minaccia i mezzi di sussistenza locali intorno ad alcune delle lagune più preziose dell’Africa».