Messa in sicurezza la petroliera in disfacimento al largo dello Yemen

Onu: si conclude il capitolo cruciale, ma resta ancora da fare un lavoro importante

[29 Agosto 2023]

Il 28 agosto, il team di specialisti che ha stabilizzato e trasferito in sicurezza oltre un milione di barili di petrolio greggio dalla FSO Safer, una superpetroliera in disfacimento al largo delle coste dello Yemen, ha lasciato l’area del delicato e meticoloso intervento realizzato a bordo della petroliera arrugginita e per il quale ci sono voluti  mesi di preparazione e quasi 13 settimane di esecuzione da parte del team di soccorso della  SMIT, incaricato dall’United Nations Development Programme (UNDP).

L’amministratore dell’UNDP, Achim Steiner ha commentato: «E’ un momento di orgoglio per molte persone in tutto il sistema delle Nazioni Unite, nonché per i nostri donatori e partner che hanno lavorato instancabilmente negli ultimi mesi e anni per evitare un disastro in un Paese già vulnerabile a seguito di un conflitto prolungato. C’è ancora del lavoro da fare, ma oggi possiamo dire con fiducia che la minaccia immediata di una fuoriuscita di idrocarburi è stata scongiurata».

Costruita nel 1976 come superpetroliera e convertita 10 anni dopo in una struttura galleggiante di stoccaggio e scarico (FSO) per il petrolio, la Safer è ormeggiata a circa 4,8 miglia nautiche al largo della costa del governatorato di Hudaydah nello Yemen. L’integrità strutturale della Safer  si era fortemente deteriorata a causa della mancanza di riparazioni e manutenzione dopo lo scoppio della guerra nello Yemen nel 2015, mettendo la nave a rischio di rottura.

Una fuoriuscita di petrolio dalla FSO Safer avrebbe devastato le comunità di pescatori sulla costa yemenita del Mar Rosso, esponendo migliaia di comunità a tossine potenzialmente letali e causando danni irreversibili alla vita marina, alle barriere coralline e alle mangrovie. Avrebbe provocato la chiusura dei porti di Hudaydah e Saleef, da dove passano cibo, carburante e forniture salvavita per un Paese in ginocchio per la guerra di invasione della Coalizione sunnita a guida saudita che è intervenuta dopo il colpo di stato operato dagli sciiti Houthi che governano la capitale Sana’a e il nord del Paese. Un Paese dove 17 milioni di persone dipendono dall’assistenza internazionale per la loro sopravvivenza. Il turismo, una delle voci vitali dell’economia yemenita, è stato azzerato dalla guerra e con una marea nera non si sarebbe ripreso per anni e i trasporti marittimi vitali attraverso lo stretto di Bab al-Mandab verso il Canale di Suez avrebbero potuto essere interrotti, con un danno valutabile in miliardi di dollari al giorno.  Il costo potenziale della sola bonifica di una marea nera provocata dalla FSO Safer  era stato stimato in 20 miliardi di dollari.

Durante una conferenza stampa, il portavoce dell’Onu, Stéphane. Dujarric ha detto che «Il team squadra che ha stabilizzato la ormai decadente Safer Tanker e ha trasferito più di 1,1 milioni di barili di petrolio che conteneva sulla nave sostitutiva Yemen, ha lasciato il sito a bordo della sua nave multiuso insieme ad altre due navi di supporto. La Yemen era la nave precedentemente conosciuta come Nautica. Il completamento dei lavori segna la fine di un capitolo cruciale nell’operazione guidata dalle Nazioni Unite per affrontare la minaccia di una grave fuoriuscita di petrolio causata da una perdita o dalla distruzione della Safer Tanker. Le Nazioni Unite e l’ampio gruppo di partner che sostengono il progetto Safer (tra i quali anche l’Italia, ndr) sono finora riusciti a prevenire lo scenario peggiore di una massiccia fuoriuscita di petrolio nel Mar Rosso, con evidenti potenziali ripercussioni ambientali, umanitarie ed economiche catastrofiche».

Ma Dujarric ha avvertito che «Tuttavia, resta ancora del lavoro essenziale, tra cui la consegna e l’installazione di una boa specializzata per ormeggiare lo Yemen alla Safer per lo stoccaggio sicuro del petrolio, nonché il traino e il riciclaggio della Safer Tanker».

Il 28 agosto la petroliera Yemen si è staccata dalla Safer per raggiungere un ancoraggio in attesa dell’installazione della boa specializzata.

L’Onu sottolinea che «Per completare il progetto servono ancora 22 milioni di dollari. I generosi Stati membri, il settore privato e l’opinione pubblica globale hanno già stanziato 121 milioni di dollari in finanziamenti per prevenire una catastrofe umanitaria, ambientale ed economica nel Mar Rosso. Contiamo su un ulteriore e generoso sostegno per portare a termine questa missione fondamentale».